Wolfowitz, il «moralizzatore», accusato di favorire l'amante
Doveva essere il paladino della lotta alla corruzione nei paesi poveri, addirittura il «moralizzatore» dell'aiuto allo sviluppo dopo decenni di sprechi ed inefficienze. Ma a due anni dalla sua nomina a Presidente della Banca mondiale, Paul Wolfowitz appare seriamente nei guai.
Ieri, nella conferenza stampa di presentazione degli incontri di primavera della Banca mondiale e dell'Fmi che si apriranno a Washington sabato, il falco neo-con dell'amministrazione americana è stato costretto a rimettersi pubblicamente alla decisione del consiglio direttivo della Banca riguardo alle sue presunte responsabilità in uno scandalo interno che ha visto la promozione immotivata della sua compagna, impiegata della stessa istituzione. Le parole del presidente, ormai politicamente alle corde, non bastano a placare le ire degli 11.000 dipendenti della Banca, che hanno chiesto di rendere pubblici tutti i documenti dello scandalo e invitato subito il presidente ad onorevoli dimissioni. Un Wolfowitz frustrato ed impotente, visibilmente placato dai suoi stessi consiglieri, ha assistato nella gigantica hall della Banca alla conferenza stampa improvvisata dai rappresentanti dello staff, che si è chiusa con il coro di una centinaio di persone in favore di dimissioni immediate.
La storia «compromettente» risale all'estate del 2005 quando, dopo l'insediamento, è emersa la problematica posizione della compagna di Wolfowitz, Shaha Ali Riza, responsabile della comunicazione presso il dipartimento Africa e Medio Oriente. Per evitare un conflitto di interessi, il consiglio etico interno della Banca sarebbe stato forzato dallo stesso presidente a decidere di fornirle una consulenza esterna che non ricadesse sotto la sua diretta supervisione. Peccato che, nell'ottenere la nuova posizione, la signora Riza abbia avuto una promozione che normalmente scatta solo tramite concorso interno e un innalzamento del 28% del suo stipendio (totale netto: 193.000 dollari), ben oltre ogni aumento concesso negli ultimi anni a membri dello staff della Banca di pari livello.
Ma questo caso scottante non è l'unico a prendere corpo a pochi giorni dall'apertura degli incontri di Primavera della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale e che potrebbe «esplodere» svelando retroscena ulteriormente imbarazzanti per Wolwofitz.
La Banca mondiale, infatti, discuterà le modalità con cui finanziare anche in quei paesi cosiddetti «fragili» (con difficili condizioni politiche o appena emersi da conflitti e guerre, e per questi motivi bisognosi di ricevere sostanziosi finanziamenti per la ricostruzione). Questo il caso dell'Afghanistan e recentemente anche dell'Iraq. Sin dal 2005 Wolfowitz ha spinto affinché si finanziasse la ricostruzione in Iraq nonostante la guerra fosse ancora in corso. Finora ci sono progetti finanziati per quasi 600 milioni di dollari e altri 500 milioni sono pronti, sebbene tutto ciò sia in violazione del regolamento stesso della Banca, che non permetterebbe prestiti a paesi la cui situazione non consente la presenza di personale in loco e il controllo delle operazioni. Si pensi solo che a febbraio, nel corso di una sua breve visita in Iraq, è stato ucciso un membro dello staff della Banca. Nelle ultime settimane la Banca ha selezionato il suo rappresentante permanente in Iraq, ma una decisione finale deve ancora essere presa dal consiglio direttivo. In realtà la questione potrebbe non passare liscia, poiché di recente la presidenza tedesca dell'Ue con il suo delegato in Banca ha sollevato forti dubbi riguardo a tutta questa fretta di ritornare in Iraq.
Ma già a metà marzo Wolfowitz ha decretato la sospensione della procedura normale seguita dalla Banca nel finanziare gare di appalto nel paese che, assimilato ad uno stato fragile, potrà avere finanziamenti per gare ad assegnazione diretta, che molto probabilmente coinvolgeranno imprese americane, con evidente pericolo corruzione, come già avvenuto dal 2003 in poi.
Infine, entro la fine di aprile il consiglio direttivo della Banca dovrebbe approvare la nuova strategia-quadro sulla salute. Ancora una volta nei paesi più poveri viene privilegiato un approccio di mercato e un improbabile mix di sostegno al settore pubblico e sviluppo delle assicurazioni sulla salute. Più allarmante è invece che la Banca mondiale stia progressivamente eliminando riferimenti alla pianificazione familiare, orientando le scelte di altri donatori. Questo è quanto successo nel caso del Mozambico e di altri paesi, in cui milioni di donne sono costrette ad aborti poco sicuri.
Secondo quanto si può dedurre da documenti interni della Banca, uno dei suoi direttori, Juan Josè Daboub e il suo staff, vicini all'Opus Dei, sarebbero i responsabili di tali pesanti interferenze, che cancellano il diritto alla salute riproduttiva di milioni di donne. Un'altra patata bollente per il neo-con che guida la Banca mondiale e che a breve potrebbe finire sotto le grinfie del Congresso americano, come già successo ad altri suoi compagni di partito.
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