Via il canone della Rai
Ringraziamenti all'onorevole Daniela Poretti per l'interrogazione sul canone Rai depositata in coincidenza con il contratto di servizio tra la Rai stessa e lo stato. Poretti non ne mette in discussione l'esistenza, ma critica le interpretazioni ambigue che le diverse autorità ne danno. Lo fa sull'onda di un'inchiesta dell'Aduc che ha tentato invano di ottenere risposte univoche dai call center, dalla Guardia di Finanza, dalla Agenzia delle Entrate, dal Ministero dell'Economia. La legge dice che al pagamento del canone è tenuto chi detenga apparecchi «atti o adattabili» a ricevere le trasmissioni televisive. E' in quell'aggettivo, «adattabile», che si creano le confusioni. Secondo alcuni, anche i personal computer sarebbero tali, basta aggiungervi una scheda opportuna, e certamente lo sarebbero molti telefoni cellulari. Al limite anche un videocitofono e ogni altro oggetto con un display. In realtà basterebbe cancellare l'aggettivo per eliminare ogni dubbio: paga chi ha un oggetto adatto, cioè, al momento in grado di ricevere.
Le cose tuttavia si complicano perché il nuovo contratto, mentre impegna la Rai a mettere in rete un po' dei suoi programmi, precisa che li potrà vedere solo chi sia in regola con il canone. Questa è una pessima soluzione che taglierebbe fuori per esempio molti italiani e molto scuole che potrebbero usarli per fini didattici, annullando il pregio dell'essere in rete. Il risultato verosimile sarà una disseminazione di password per poterli vedere comunque. E' uno di quei casi in cui il proibizionismo genera automaticamente un mercato nero. A questo pasticcio un rimedio semplice c'è: l'abolizione del canone, facendo carico alla fiscalità generale dei soldi da versare alla Rai, così come avviene per la sanità e per la scuola. Poiché si valuta giustamente che lo stato debba offrire ai cittadini un servizio pubblico di informazione, intrattenimento e cultura, è ragionevole che tutti i cittadini se ne facciano carico, al di là dell'uso. Oltre a tutto si potrebbero fare dei bei risparmi, smantellando le strutture cui è affidata la riscossione e gli accertamenti su cui si è già espresso criticamente anche il Garante della Privacy.
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