Cresce, cresce ma non basta
Nel Regno Unito la pubblicità online ha appena superato quella dei quotidiani, raccogliendo nel 2006 più di due miliardi di sterline. Nel mercato generale dell'advertising, la rete si è presa dunque un buon 11,4 per cento, crescendo del 41. La pubblicità sui giornali invece è cresciuta pochissimo e vale il 10,7 per cento. La pubblicità televisiva vale il doppio (21,4%), ma ha perduto più di quattro punti percentuali. Quello inglese è record mondiale, dato che la media mondo è solo del 5,8 %, ma la tendenza a crescere, a spesa degli altri media, è univoca in tutto il mondo. Molta dell'aumento è legato alla disponibilità di connessioni a banda larga, che permettono pubblicità filmate, ma ricchi sono anche gli annunci economici, per esempio di lavoro, e soprattutto i link sponsorizzati dei motori di ricerca, che vanno facendo la fortuna di Yahoo! e soprattutto di Google. I dati provengono dall'Internet Advertising Bureau, e sono il frutto di una ricerca indipendente. Queste cifre pongono un bel problema agli editori di quotidiani; essi infatti sanno che le copie scendono e le pubblicità vanno verso la rete. Si prendano gli ultimi dati del Washington Post, il quotidiano americano che più ha investito nell'internet. L'anno scorso ha perso il 3 per cento dei lettori, il 4 della pubblicità e il 14 degli annunci. Le attività web sono in capo a una società apposita (Wpni, Washingtonpost.Newsweek Interactive) che raggruppa anche il settimanale Newsweek e la storica rivista di rete, Slate, avendo fatto la scelta coraggiosa di offrire tutti i contenuti gratuitamente. Sono 65 i giornalisti del Wash Post online, contro i 625 della carta. La speranza è che lì la pubblicità cresca, sostituendo quella di carta. Ma quando l'online sarà abbastanza significativa? L'editore confessa di non saperlo, ma dice che la strada è quella.
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