Editoria, riforma in arrivo: tutelare il pluralismo
Il caldo torrido del luglio romano non frena la partecipazione delle cooperative di giornalisti - queste strane «società», in cui i giornalisti sono «autori», dipendenti e «padroni» del loro giornale - all'assemblea nazionale convocata da Mediacoop. Né la volontà di esserci trova un ostacolo nel fatto che la nuova legge dell'editoria - annunciata in finanziaria, con l'impegno che fosse depositata dal governo in parlamento entro il 30 giugno - ancora non c'è.
E' questa, infatti, la risorsa vera di Mediacoop: è un'associazione di imprese (cooperative), ma non una lobby, e ci ha abituato dalla sua nascita a portare le sue proposte in un largo confronto pubblico (lo ha richiamato Giuliano Poletti, presidente di Legacoop); ha degli interessi da tutelare, ma chiede che le provvidenze all'editoria siano riformate (come ha sottolineato il deputato ds Giuseppe Giulietti), per evitare abusi e sprechi. Soprattutto, avanza proposte su come cambiare un sistema malato, come quello dell'informazione italiana, stretto tra il duopolio vorace del sistema televisivo, che concentra risorse pubblicitarie come nessun altro paese al mondo, e l'affermarsi nella carta stampata - contro una tradizione pluralistica - di una spinta alla concentrazione da parte dei grandi gruppi editoriali, che cercano di accaparrarsi tutte le risorse del settore, anche per difendersi dal dominio delle imprese televisive.
Non a caso, in questo confronto tornano a prendere corpo concetti, che sembravano dimenticati. E' Lelio Grassucci, presidente di Mediacoop, a concentrare l'attenzione sul fatto che il pluralismo è una risorsa democratica del paese, un bene garantito dalla Costituzione, che non può essere disperso, come oggi rischia di avvenire. Risponde, sulla stessa lunghezza d'onda, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Ricky Levi - sempre disponibile al confronto -, che chiarisce che pluralismo e concorrenza sono concetti diversi, che non si esauriscono l'uno nell'altro, e che la riforma dell'editoria che verrà presentata a breve si preoccuperà di tutelare il pluralismo, oltre a garantire la concorrenza. Sergio Bellucci (responsabile informazione del Prc) chiede alle riforme, che contestualmente verranno discusse dalle Camere (Tv, Rai ed editoria) di introdurre nuove e coerenti norme antitrust: il sostegno ai giornali non profit e di partito è necessario e decisivo, ma non basta, se ai grandi gruppi viene lasciata la possibilità di fare il vuoto sul mercato. Soprattutto in presenza di processi di omologazione profondi nell'informazione (come ha sottolineato Grassucci nella sua relazione) e dell'esistenza in questo settore (lo ha affermato Giulietti) di «una loggia di conservazione, che condiziona l'intero sistema, salvaguardando conflitti di interesse, grandi gruppi, posizioni dominanti».
E' di oggi la pubblicazione da parte dell'Autorità antitrust della sua indagine sull'editoria. Anche da questa viene - ed è importante - il riconoscimento che in un settore strategico come quello dell'informazione, cioè della circolazione delle idee, la tutela della concorrenza deve coniugarsi con la salvaguardia del pluralismo. E viene ritenuto utile un tetto antitrust, che la legislazione attuale stabilisce al 20% della tiratura complessiva dei quotidiani.
Il sottosegretario Vimercati ha assicurato l'impegno del governo a non lasciar cadere le leggi presentate in parlamento sul sistema televisivo e sulla Rai. C'è un'occasione da non perdere di coordinare tre proposte legislative diverse, par dare corpo a una riforma necessaria del sistema dell'informazione, in una congiuntura assai delicata. In questo contesto, è essenziale una tutela dei contributi diretti, destinati all'editoria non profit e ai giornali di partito. Il sottosegretario Levi ha parlato di una linea di riforma, che - tutelando il diritto soggettivo - si preoccupi di garantire che tutte le cooperative ammesse ai contributi siano cooperative vere, di lavoro, che si tenga conto dell'occupazione giornalistica (richieste sottolineate da Paolo Serventi Longhi, segretario della Fnsi), definendo un nuovo tetto, che si delimiti la possibilità di gonfiare i dati di diffusione attraverso vendite in blocco a prezzi irrisori.
Aspettiamo un testo per una valutazione attenta e seria. Ma sembra chiaro che il contributo dell'editoria cooperativa a una linea di riforma ha lasciato il suo segno.
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