Censura e opinioni

Le tentazioni partigiane di Verizon

4 ottobre 2007
Gabriele De Palma
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Succede oltreoceano che la battaglia ideologica sull'aborto, tema sempre caldo in vista delle prossime elezioni presidenziali, investa anche un altro importante argomento, in genere meno seguito dai media non specializzati: quello della neutralità della rete. Verizon, operatore di telefonia mobile, ha censurato un servizio di informazione e sensibilizzazione via sms a favore del diritto di aborto (pro-choice). Motivo della censura: il tema è controverso. Gli utenti di Verizon, increduli, hanno protestato così come Naral, l'organizzazione che voleva erogare il servizio e i difensori della libertà d'espressione. Tutti convinti che la pratica fosse, se non anticostituzionale, almeno illegale. Niente affatto. Se per le conversazioni telefoniche nessun operatore può attuare alcun tipo di censura, per i formati diversi dalla voce, come sms e mms, non esistono indicazioni di legge. E vale quindi l'eventuale clausola sul contratto. Clausola che in tempi di panico anti-terrorismo e anti-pedofilia è presente ovunque. Il servizio, tra le proteste, è stato prontamente ripristinato anche perché gli altri operatori lo «concedevano», e perdere quote di mercato è più grave che lasciare esprimersi chi la pensa in altro modo. Oltre alla gaffe comunicativa i ripensamenti di Verizon mostrano con forza i limiti di un network chiuso, in cui i contenuti possono essere controllati ed eventualmente bloccati. Lo stesso tema che per motivi diversi preoccupa i sostenitori della neutralità della rete internet. Qualsiasi argomento che abbia a che fare con la politica è controverso e a ben vedere lo sono tutti, anche le previsioni del tempo. Il management di Verizon ha fatto sapere che oltre a ripristinare il servizio ripenserà le politiche aziendali sui contenuti e i servizi. Avrebbe potuto anche non farlo, se avesse avuto la solidarietà degli altri operatori. Di quali informazioni potremo fruire in futuro? E soprattutto basterà il mercato a regolare gli abusi di censura e discriminazione?

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