Eccesso di spot in tv, l'Ue multa l'Italia
Sulla tv italiana circola troppa pubblicità, se n'è accorta pure Bruxelles. «Il numero eccessivo di spot sulle televisioni italiane è inaccettabile», afferma secco Martin Seylmar, portavoce della commissaria alla telecomunicazioni Viviane Reding. Data la situazione, peraltro non nuova, la settimana prossima il gabinetto Barroso è pronto a lanciare una procedura di infrazione contro l'Italia. «La decisione - ha confermato Seylmar - sarà presa martedì». Lo scorso 18 luglio era partita la seconda fase della procedura di infrazione contro Roma per la legge Gasparri, perché ha favorito Rai e Mediaset nel passaggio dall'analogico al digitale. Adesso anche la pubblicità finisce nel mirino comunitario, a ulteriore prova della debolezza delle norme televisive italiane (e la legge Gentiloni non è ancora stata approvata) e del trattamento di favore riservato alle reti pubbliche e a quelle di Berlusconi, che si accaparrano la quasi totalità delle promozioni.
Secondo Bruxelles, le emittenti del Belpaese hanno il difetto, tra le altre cose, di non rispettare le indicazioni contenute nella norma comunitaria «Televisione senza frontiere» per quel che riguarda i tempi e i modi delle promozioni. In particolare sforano il tetto massimo di 12 minuti di pubblicità all'ora e non rispettano l'intervallo di 20 minuti tra uno spot e l'altro. Altro tasto dolente è quello delle televendite nelle reti generaliste, come quelle di Rai e Mediaset, che non vengono conteggiate nei limiti orari e che durano oltre la soglia massima di 15 minuti. E per finire arrivano le autopromozioni (le pubblicità di programmi che vengono trasmessi dalla stessa emittente) che da noi, caso unico in Europa, non vengono conteggiate come pubblicità e interrompono anche programmi che dovrebbero rimanere vergini da spot, come i tg di durata inferiore alla mezz'ora.
Per tutte queste ragioni Bruxelles «vuole che le leggi italiane sulla pubblicità siano cambiate», ha detto ancora Seylmar. Cambiate anche perché al momento il sistema sanzionatorio è inefficace. Nel mirino della Commissione non c'è tanto l'organo di vigilanza Agcom, che commina multe irrisorie, ma la legge in sé che non prevede misure dissuasorie serie. E così in Italia conviene infrangere la legge piuttosto che rispettarla, visto che le ammende sono comunque inferiori agli introiti pubblicitari.
La decisione di lanciare una procedura di infrazione arriva dopo un fitto scambio di lettere tra Bruxelles e Roma e dopo una serie di avvertimenti caduti nel vuoto. «Da parecchi anni la Commissione - continua il portavoce della Reading - insiste che le regole televisive sulla pubblicità vengano fermamente rispettate in ogni Stato membro». Oltre all'Italia, problemi in vista anche per la Spagna sempre per via degli spot selvaggi.
Per il portavoce di Articolo 21, Giuseppe Giulietti, il lancio della procedura di infrazione «è l'ennesima conferma dell'anomalia italiana nel sistema dei media. Uno scandalo per tutta l'Europa - insiste Giulietti - che addirittura si tramuterà in nuove sanzioni multi-milionarie, che si riverseranno su tutti i contribuenti italiani. Un costo insopportabile per lo Stato e il governo sull'altare del permanente conflitto di interessi, sempre più evidente e che non sembra si voglia ancora affrontare concretamente». Giulietti chiede all'esecutivo un decreto d'urgenza che rimetta le cose - e sono tante - a posto. Ma per assurdo Roma può contare invece sul calendario, visto che tra un paio d'anni, all'entrata in vigore della revisione della direttiva «Tv senza frontiere» (approvata a fine novembre dal Parlamento europeo), alcune sue pecche verranno automaticamente sanate con il nuovo testo, più permissivo sulla durata e la frequenza degli spot.
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