A.A.A. cercasi pluralismo
“Annozero” colpita da cartellino giallo. Questa volta ad opera di Corrado Calabrò, presidente dell'Autorità garante delle comunicazioni. Il Consiglio ha ammonito la Rai richiamandola al rispetto del pluralismo, dell'imparzialità e dell'osservanza del contraddittorio in linea con le indicazioni della Commissione parlamentare di vigilanza. Il monito è in particolare rivolto alle puntate di ottobre (De Magistris-Mastella) e dicembre ( Berlusconi-Saccà e Forleo con le intercettazioni) ricordando in generale e non segnatamente alla trasmissione che ciò non significa voler porre limiti alla libertà di informazione, ma che l'informazione non può diventare spettacolarizzazione ispirata più all'amore dell'audience che all'amore per la verità. L'indirizzo adottato dall'Autorità è corretto e ci piacerebbe venisse applicato specie quando assistiamo a palinsesti d’informazione che contengono ben poca verità e per supplirvi si montano spettacoli con effetti speciali, gnomi e ballerine, lacrime e sangue e improbabili processi…Ciò che appare meno corretto e non condivisibile è l'accanimento verso il programma di Santoro. Fa parte del filone che tratta inchieste e approfondimenti giornalistici. Ciascuno adotta il proprio metodo, si va dal reportage senza alcun commento a quello trasmesso in studio con ospiti, interlocutori e pubblico. Il programma di Santoro si occupa (peculiarità del conduttore) di temi consolidati, forti, ove difficilmente appaiono protagonisti, comparse e accadimenti con più sfumature di colori. I suoi temi e i suoi protagonisti sono bianchi o neri, si o no, il giusto e il non giusto, insomma trattano la natura delle cose (di certe cose), difficilmente trasformabile a meno di travisarla, stravolgerla, rivoluzionarla. Va da sé che più l'argomento scotta più attorno ruotano scottati e scottabili. Le puntate citate da Calabrò ne sono la prova. Infatti a seguito di quelle puntate gli spettatoti italiani hanno poi assistito a una serie di fatti (e misfatti) che, a onor del vero, sarebbero stati incomprensibili senza l'informazione procurata da Anno Zero: quell’informazione consegnata in quel preciso modo. Ci riferiamo proprio a Forleo e a De Magistris escussi poi dal Csm, Saccà sospeso poi dalla Rai, e per quanto riguarda la puntata del 31 gennaio che citiamo anche se non oggetto di cartellino giallo, finalmente si è visto il video dell'inchiesta su Cuffaro, video che, si ricorda, solo ora è potuto comparire sulla tv di Stato, alla portata di tutti e non solo di lettori e internauti. Ne è uscita la verità, giusto quella. Il fatto che sia particolarmente cruda, qualche volta feroce e istintivamente incredibile, non è imputabile al format, ma al tema. Ogni puntata è supportata da contraddittorio sui differenti punti di vista e Santoro conduce quel non facile programma con onestà professionale. Travaglio (autorevole conoscitore di sentenze) si limita al suo arguto monologo e non interferisce con l'esposizione dei punti di vista. Spesso è proprio l'ospite ad interferire e altrettanto spesso non è chi non veda quanto il giornalista si trattenga dalla volontà di obiettare (a ragione) evitando così le abituali caciare mercatali di altre trasmissioni. Giusto nella puntata del 31 si è sforato grazie alla performance recitata da un esponente dell’Udc che volutamente ignorando i principi di equità e lealtà oltre che di buon gusto ha proferito offese e prevaricato, sfruttando appieno le sue corde vocali per coprire le altre voci: pessimo contraddittorio, è vero.
E’ingeneroso e ingiusto definire violazione di pluralismo i metodi e i sistemi che rivelano la verità di certi fatti la cui origine parte proprio dalla mancanza di equità, lealtà, imparzialità da pluralità di personaggi e accadimenti. Il punto forse sta proprio nel riappropriarci della natura dei termini. Pluralismo è un ibrido senza sinonimi e senza contrari, specie se usato privo di complementi. Serve, come il dogma e la tautologia, quando non si vuole spiegare tutto o si preferisce spiegare nulla…
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