Akamai cancella un contratto per il sito del network arabo
La "Akamai Technologies" ha bruscamente cancellato un contratto per fornire un servizio di Web hosting al sito Internet in inglese del canale di informazione arabo al-Jazeera
4 aprile 2003
Warren St. John
Fonte: New York Times - 04/04/03 - http://www.cyberpresse.ca/internet/article/1,150,0,032003,245640.shtml
Con una mossa che renderà sicuramente più complicati gli sforzi
di al-Jazeera, il canale arabo di informazione, per rendere funzionante il proprio
sito Web in inglese, la Akamai Technologies mercoledì ha bruscamente cancellato il
contratto per la fornitura di servizi Web al sito.
Gli impiegati di al-Jazeera al quartier generale di Doha hanno detto di essere rimasti delusi per la decisione, che tuttavia non li ha colti del tutto di sorpresa. "Non ha niente a che fare con questioni tecniche", ha affermato Joanne Tucker, il direttore editoriale del sito in Inglese. "La continua pressione politica su queste società non ha niente a che vedere con noi".
Akamai, con sede a Cambridge, nel Massachussets, non avrebbe rilasciato commenti sulle ragioni delle cancellazione. Tuttavia Jeff Young, un portavoce della società ha emesso un comunicato che conferma che Akamai non avrà più rapporti commerciali con al-Jazeera.
"Akamai ha lavorato per un breve tempo questa settimana con al-Jazeera, per analizzare le questioni che si stanno trovando ad affrontare nella distribuzione dei loro siti Web", ha affermato. "Abbiamo infine deciso di non continuare la collaborazione con al-Jazeera, e non forniremo loro i notri servizi".
La versione inglese del sito di Al-Jazeera è stata chiusa da hackers circa 12 ore dopo la sua immissione on-line il 25 marzo. Per un certo tempo, gli utenti che cercavano di accedere al sito furono indirizzati ad una pagina Web che esponeva una bandiera americana. Akamai, tra i cui clienti vi sono anche MSNBC e CNN, sostiene una vasta rete di server che forniscono protezione contro gli attacchi degli hacker. E' stato per questa ragione, ha detto Tucker, che al-Jazeera si era rivolta alla società.
"Fondamentalmente questa è stata la nostra risposta al sabotaggio eletronico che è stato continuo e decisamente aggressivo", ha affermato Tucker, "Abbiamo infine concluso un accordo il 28 marzo. Poi ieri abbaimo ricevuto una loro comunicazione che interrmpeva il contratto".
La decisione di Akamai è uno dei grattacapi di al-Jazeera dall'inizio della guerra. Gli ufficiali del Dipartimento della Difesa hanno criticato il canale per il fatto che ha mostrato le immagini di soldati americani caduti o prigionieri. Dopo quest'episodio i corrispondenti finanziari americani della rete sono stati interdetti dal piano del New York Stock Exchange e del Nasdaq. Mercoledì, degli ufficiali iracheni hanno espulso un corrispondente di al-Jazeera da Baghdad, ed impedito ad un altro di trasmettere informazioni dalla città. Gli ufficiali americani hanno anche accusato la rete di enfatizzare eccessivamente il verificarsi di perdite tra i civili in Iraq.
Al-Jazeera asserisce che gran parte del traffico che ha sommerso il suo sito era costituito da utenti semplicemente curiosi riguardo alla sua copertura. Il motore di ricerca Lycos ha riferito ieri che al-Jazeera è stata la destinazione Web più ricercata la scorsa settimana.
La signora Tucker ha detto che al-Jazeera sperava di avere il proprio sito in Inglese in 24 ore, ma che senza i serve di Akamai esso sarebbe stato più vulnerabile agli attacchi degli hacker.
Il sito è entrato in attività poco dopo le 19 ieri sera.
"Tutto ciò non ci ha disorientati", ha affermato Tucker, "Possiamo resistere al sabotaggio fino a un certo punto, ma se esso viene concentrato su un unico server, questo sarà sottoposto ad una pressione eccessiva. Speriamo che ciò non si verificherà,", ha aggiunto, "Ci stiamo dedicando tutto il nostro tempo".
La signora Tucker ha definito 'patetico' l'attacco degli hacker. "E' un tentativo limitato, in favore della censura, di ridurre al silenzio un nuovo sito".
Non è la prima volta che Akamai ha a che fare in prima persona con tensioni fra gli Stati Uniti e il mondo arabo. Il co-fondatore della società, e capo del settore tecnologico, Daniel Lewin, 31 anni, era sul volo 11 dell'American Airlines l'11 settembre del 2001 quando laereo si schiantò sulla torre nord del World Trade Center.
Gli impiegati di al-Jazeera al quartier generale di Doha hanno detto di essere rimasti delusi per la decisione, che tuttavia non li ha colti del tutto di sorpresa. "Non ha niente a che fare con questioni tecniche", ha affermato Joanne Tucker, il direttore editoriale del sito in Inglese. "La continua pressione politica su queste società non ha niente a che vedere con noi".
Akamai, con sede a Cambridge, nel Massachussets, non avrebbe rilasciato commenti sulle ragioni delle cancellazione. Tuttavia Jeff Young, un portavoce della società ha emesso un comunicato che conferma che Akamai non avrà più rapporti commerciali con al-Jazeera.
"Akamai ha lavorato per un breve tempo questa settimana con al-Jazeera, per analizzare le questioni che si stanno trovando ad affrontare nella distribuzione dei loro siti Web", ha affermato. "Abbiamo infine deciso di non continuare la collaborazione con al-Jazeera, e non forniremo loro i notri servizi".
La versione inglese del sito di Al-Jazeera è stata chiusa da hackers circa 12 ore dopo la sua immissione on-line il 25 marzo. Per un certo tempo, gli utenti che cercavano di accedere al sito furono indirizzati ad una pagina Web che esponeva una bandiera americana. Akamai, tra i cui clienti vi sono anche MSNBC e CNN, sostiene una vasta rete di server che forniscono protezione contro gli attacchi degli hacker. E' stato per questa ragione, ha detto Tucker, che al-Jazeera si era rivolta alla società.
"Fondamentalmente questa è stata la nostra risposta al sabotaggio eletronico che è stato continuo e decisamente aggressivo", ha affermato Tucker, "Abbiamo infine concluso un accordo il 28 marzo. Poi ieri abbaimo ricevuto una loro comunicazione che interrmpeva il contratto".
La decisione di Akamai è uno dei grattacapi di al-Jazeera dall'inizio della guerra. Gli ufficiali del Dipartimento della Difesa hanno criticato il canale per il fatto che ha mostrato le immagini di soldati americani caduti o prigionieri. Dopo quest'episodio i corrispondenti finanziari americani della rete sono stati interdetti dal piano del New York Stock Exchange e del Nasdaq. Mercoledì, degli ufficiali iracheni hanno espulso un corrispondente di al-Jazeera da Baghdad, ed impedito ad un altro di trasmettere informazioni dalla città. Gli ufficiali americani hanno anche accusato la rete di enfatizzare eccessivamente il verificarsi di perdite tra i civili in Iraq.
Al-Jazeera asserisce che gran parte del traffico che ha sommerso il suo sito era costituito da utenti semplicemente curiosi riguardo alla sua copertura. Il motore di ricerca Lycos ha riferito ieri che al-Jazeera è stata la destinazione Web più ricercata la scorsa settimana.
La signora Tucker ha detto che al-Jazeera sperava di avere il proprio sito in Inglese in 24 ore, ma che senza i serve di Akamai esso sarebbe stato più vulnerabile agli attacchi degli hacker.
Il sito è entrato in attività poco dopo le 19 ieri sera.
"Tutto ciò non ci ha disorientati", ha affermato Tucker, "Possiamo resistere al sabotaggio fino a un certo punto, ma se esso viene concentrato su un unico server, questo sarà sottoposto ad una pressione eccessiva. Speriamo che ciò non si verificherà,", ha aggiunto, "Ci stiamo dedicando tutto il nostro tempo".
La signora Tucker ha definito 'patetico' l'attacco degli hacker. "E' un tentativo limitato, in favore della censura, di ridurre al silenzio un nuovo sito".
Non è la prima volta che Akamai ha a che fare in prima persona con tensioni fra gli Stati Uniti e il mondo arabo. Il co-fondatore della società, e capo del settore tecnologico, Daniel Lewin, 31 anni, era sul volo 11 dell'American Airlines l'11 settembre del 2001 quando laereo si schiantò sulla torre nord del World Trade Center.
Note: Tradotto da Susanna Valle il 6 aprile 2003. Ogni riproduzione non profit è consentita citando la fonte ed il nome di chi traduce.
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