Un buon 2004 ci attende grazie alle guerre.

Lasciamo dormire i pacifisti

Per André Glucksmann il 2003 è stato un anno non male, conclusosi ottimamente con la cattura di Saddam Hussein e nonostante le critiche dei pacifisti. Questi ultimi hanno smesso di protestare e dimenticato le altre guerre che insanguinano il mondo. Per essi il male è rappresentato da Bush e Sharon. Ma davvero i pacifisti sono scomparsi?
18 gennaio 2004
Santi Greco
Fonte: L'Espresso - 22 gennaio 2004
Nella rubrica Senza Frontiere del settimanale L'Espresso del 22 gennaio 2004, André Glucksmann fa gli auguri ai lettori affermando che il 2003 è stato un anno non male, conclusosi felicemente con la cattura di Saddam Hussein, e sperando che il 2004 sia migliore. Siamo tutti lieti per la cattura di Saddam, ma il sangue versato per ottenerla, sia quello degli iracheni che quello di americani, inglesi ed italiani, non ha certo illuminato di gioia il 2003. Non si può gioire quando un risultato è raggiunto a prezzo della vita di tanti. Avremmo gioito se la grande civiltà occidentale avesse raggiunto lo scopo senza dover pagare un così alto prezzo di vite umane, anzi senza nemmeno una morte. Allora si che avremmo potuto far salti di gioia ed il 2003 sarebbe passato alla storia come l'anno in cui l'umanità e la civiltà hanno avuto la meglio sulla barbarie. Nello stesso articolo Glucksmann accusa i pacifisti di essersi messi da parte. Hanno riposto i loro striscioni e non si preoccupano minimamente delle guerre in atto. Non sono toccati dalla sorte dei ceceni, dal calvario delle donne musulmane, da quello dei civili massacrati in Africa, o dei tibetani. Persino il Papa è accusato di non aver levato la voce quando a Natale una famiglia di tutsi è stata massacrata da cattolicissimi hutu. L'unico nemico dei pacifisti è, secondo Glucksmann, il satanico Busharon, visto che Israele e Stati Uniti hanno riportato la palma europea dei paesi più pericolosi del mondo. Criticare la politica attuata da due capi di Stato non vuol dire odiare tutta la nazione americana o israeliana. Anzi,vuol dire desiderare che quella linea politica allarghi i suoi confini e volga lo sguardo oltre il ristretto interesse personale. Che i pacifisti si siano messi da parte solo perchè i loro striscioni per il momento non sventolano, incuranti di tutte le altre guerre, non corrisponde a realtà. I pacifisti non sono solo striscioni o slogan o cortei. Sono persone, proprio come lo sono soloro che pensano di risolvere ogni cosa uccidendo. L'essere pacifista e nonviolento, non vuol dire stare sempre a manifestare contro ogni cosa, ma anzitutto portare il valore della pace nella vita di ogni giorno. Non è per cedere al buonismo, ma a nulla valgono le manifestazioni pubbliche senza un'azione quotidiana, anche se apparentemente silenziosa. Nessuno può dimenticare le guerre e le sofferenze di tante persone nel mondo. A volte il silenzio diventa un grido più lacerante di qualsiasi protesta. E poi a tacere di ciò che accade nel mondo sono proprio i principali mezzi di comunicazione. Basta dare uno sguardo alle riviste ed ai siti alternativi per accorgersi che sono proprio essi a non dimenticare il male che regna ovunque. Comunque, prima di ogni azione pubblica, è bene fermarsi a lungo a riflettere. Perché altrimenti si cade nell'errore che ha portato ai disastri attuali: agire sempre, senza fermarsi; essere i primi a muoversi, a costo di calpestare gli altri; non concedere tregua. Il nemico deve essere colpito anche quando dorme. Il fatto che chi ama la pace non ceda alla smania di agire sempre, per primo, non è un male. E' voglia di capire, di conoscere. Questo forse può non piacere a chi preferisce che nessuno pensi e si lasci guidare ciecamente.

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