Guinea Bissau: elezioni non del tutto libere e democratiche
Non c’è stato neppure il tempo per compiacersi dell’esito delle elezioni “libere, democratiche e trasparenti” – come hanno sancito anche gli osservatori dell’Onu – che la Guinea Bissau ha rischiato di subire l’ennesimo colpo di stato. Neanche una settimana dopo le elezioni legislative – tenutesi il 16 novembre scorso con la netta vittoria del Paigc[1] (Partito africano per l’indipendenza di Guinea Bissau e Capoverde), che ha conquistato 67 seggi sui 100 disponibili – un comando di militari ammutinati ha attaccato la residenza presidenziale. Nello scontro a fuoco, avvenuto nella notte tra il 22 e il 23 dicembre, è rimasta uccisa una guardia del corpo del presidente delle Repubblica ‘Nino’ Vieira, ma il colpo di stato è fallito.
Successivamente sono stato arrestati gli esecutori materiali dell’attacco: tra di loro, il leader del gruppo, Alexandre Tchama Yala, un sergente di marina imparentato con Kumba Ialà, ex presidente della Guinea Bissau rientrato in patria dopo un esilio e massimo esponente del Prs (Partito di rinnovamento sociale), seconda forza del paese con i 28 seggi conquistati.
Oltre allo sconforto della nazione, che aveva fatto registrare un’affluenza al voto dell’82%, si infittisce però anche il mistero su questo tentativo di golpe. Pochi danni sia all’abitazione presidenziale che alle case vicine, nonostante un assalto di due ore con bazooka e altre armi militari e la polizia che interviene in ritardo nonostante il ministro degli interni ammetta di “aver saputo di movimenti per un tentativo di colpo di stato, e per questo di aver provveduto ad aumentare la sicurezza”.
Situazioni poco chiare che rischiano di destabilizzare nuovamente un paese che, pur mostrando maturità e democrazia durante il processo elettorale, resta una delle realtà peggiori per quanto riguarda il traffico di droga e si pone come punto di snodo delle rotte del narcotraffico dal Sudamerica verso l’Europa.
La società civile guineense si è però esposta, con diverse manifestazioni di piazza e ora si attende la nascita del nuovo governo. Il primo ministro sarà Carlos Gomez Júnior, che già ha ricoperto la carica in passato. Non sarà facile il suo compito – come dimostrano le prime polemiche che stanno accompagnando la scelta del Presidente del Parlamento che si insedierà a breve – ma la Guinea Bissau ripone in Gomez jr le sue speranze. In attesa delle elezioni presidenziali in programma il prossimo anno, che si prefigurano già come l’ennesima tappa importante per la nazione.
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