Dichiarazione della Sezione Italiana di Amnesty International sull'attacco all'Hotel Palestina e agli uffici di Al Jazeera
COMUNICATO STAMPA CS54-2003
IRAQ: DICHIARAZIONE DELLA SEZIONE ITALIANA DI AMNESTY INTERNATIONAL SULL’ATTACCO ALL’HOTEL PALESTINA E AGLI UFFICI DI AL JAZEERA
La Sezione Italiana di Amnesty International ha espresso oggi il timore che le azioni delle forze angloamericane stiano mettendo in pericolo la popolazione civile e gli obiettivi civili di Baghdad.
Ieri, un carro armato statunitense ha colpito l’Hotel Palestina e una bomba statunitense è caduta sugli uffici dell’emittente televisiva Al Jazeera, uccidendo tre giornalisti e ferendone diversi altri. I portavoce statunitensi hanno affermato che le proprie forze erano sottoposte a un "significativo fuoco nemico" proveniente dai due edifici, una versione contraddetta da testimonianze oculari.
Gli USA sostengono di "procedere con grande lentezza per minimizzare le vittime civili e i danni agli edifici civili". Contemporaneamente, tuttavia, hanno dichiarato Baghdad "zona di combattimento" e hanno colpito i mezzi d’informazione. Costretti a chiarire le ragioni di questi attacchi, hanno fornito spiegazioni poco convincenti.
"A meno che gli USA non siano in grado di dimostrare che era utilizzato per scopi militari" — sostiene Amnesty International — "l’Hotel Palestina era un obiettivo civile protetto dal diritto internazionale umanitario e non doveva essere attaccato. Qualora fosse stato chiaro che veniva utilizzato per scopi militari, non avrebbe dovuto essere attaccato da un carro armato, mezzo chiaramente inadeguato a colpire l’obiettivo in modo mirato".
Il I Protocollo alle Convenzioni di Ginevra afferma: "Gli attacchi devono essere strettamente limitati agli obiettivi militari. Gli obiettivi militari sono ristretti a quegli obiettivi che per loro natura, locazione, scopo o uso danno un reale contributo all’azione militare e la cui distruzione totale o parziale, cattura o neutralizzazione, nelle circostanze vigenti al momento dell’attacco, offrono un chiaro vantaggio militare".
FINE DEL COMUNICATO
Roma, 9 aprile 2003
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