Gli Stati Uniti e l'Unione Europea devono agire per difendere la democrazia in Honduras
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Continua ad esistere in Honduras la possibilità di una violenza statale su larga scala dopo il ritorno nel paese del Presidente Zelaya e le azioni illegali del governo di fatto contro l’ambasciata brasiliana presso cui è stato costretto a chiedere protezione. Le esortazioni televisive da parte di Micheletti, a capo del golpe, con cui ha chiesto il "perdono degli honduregni" e la sua promessa di annullare i decreti di emergenza “al più presto possibile” suonano vane di fronte alle continue denunce, “sparizioni”, morti e alla sospensione generale delle libertà basilari documentata da Amnesty International, Human Rights Watch, altre organizzazioni internazionali per i diritti umani e il Fronte Nazionale contro il Colpo di Stato in Honduras. Le voci critiche che si levano Parlamento dell’Honduras in reazione alle ultime misure attestano la forza crescente della resistenza nazionale condotta dai sindacati, e non l’azione della diplomazia dietro le quinte.
Anzi dopo l’espulsione della missione inizialmente concordata con l’Organizzazione degli Stati Americani, gli Stati Uniti continuano ad inviare ciò che eufemisticamente si definiscono “segnali ambigui”. Gli stadi sportivi convertiti in centri di detenzione proiettano una lunga ombra sull’America Latina e gli Stati Uniti hanno una responsabilità particolare. L’Unione Europea e i suoi Stati Membri, che a differenza degli Stati Uniti hanno sospeso le relazioni diplomatiche e hanno adottato una posizione basata sui principi, dispongono di strumenti che possono utilizzare per esercitare pressioni a favore di una soluzione democratica della crisi.
Se si realizzano negoziazioni, possono giungere ad un’unica conclusione sullo sfondo delle crescenti pressioni e la chiara minaccia di totale isolamento politico in caso di fallimento. Gli Stati Uniti e l’Unione Europea devono dichiarare in modo inequivocabile che rifiutano di riconoscere il risultato di tutte le elezioni indette dal “governo di fatto” di Micheletti; riaffermare il loro sostegno a Manuel Zelaya come Presidente eletto dell’Honduras; sospendere tutti gli aiuti e l’appoggio internazionale al governo dell’Honduras fino a che non si ritorni ad un sistema costituzionale; eliminare le preferenze tariffarie per l’Honduras secondo gli accordi commerciali regionali e il SGP dell’Unione Europea; così come fornire un energico sostegno a tutti coloro che difendono i diritti umani in Honduras. Allo stesso modo, si devono aumentare le sanzioni contro tutti quelli che occupano illegalmente posizioni di autorità o che hanno partecipato attivamente al golpe. Adesso è il momento di agire.
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