Le bombe su Al Jazeera
Aveva mandato in onda un servizio alle 5,10 del mattino, ora locale: "E' la calma che precede la tempesta, o le due parti si danno una breve tregua? E' una calma inspiegabile", esordiva da Baghdad Tareq Ayoub, corrispondente di Al Jazeera. Poco dopo la tempesta e' arrivata. Di prima mattina un attacco aereo prende di mira gli uffici della tv satellitare araba, non lontano dal ministero dell'informazione, accanto alla redazione di Abi Dhabi Tv. Tareq Ayoub e' colpito in pieno, muore poco dopo in ospedale. Ferito, non grave, anche il cameraman Zohair al-Iraqi. Poi l'attacco al Palestine Hotel... "Noi non prendiamo parte a questa guerra, noi siamo solo giornalisti": visibilmente scosso, Tayssir Allouni, uno dei piu' noti corrispondenti di Al Jazeera, ha dato la notizia dagli schermi tv. Dalla sede centrale, Al Jazeera commenta: "Crediamo che la reale vittima e' il giornalismo e l'integrita' professionale": si riferisce all'attacco contro tutti i reporter, e ai propri. Commenta Alluoni: "Che sia stato per caso o in seguito a un atto deliberato, il martire Tareq Ayoub ha raggiunto gli altri martiti della liberta' d'informazione".
La direzione di Al Jazeera dice che prima della guerra aveva comunicato al Pentagono sull'ubicazione dei suoi uffici in Iraq. La tv con sede in Qatare quella di Abu Dhabi, sono i soli due media che avevano negoziati mesi fa con le autorita' irachene e ottenuto il permesso di avere uffici propri, mentre le altre tv hanno avuto obbligo di lavorare al ministero dell'informazione (fino a pochi giorni fa, quando sono stati tutti trasferiti al Palestine Hotel). Ora i loro uffici nel distretto governativo sono di fatto sulla linea del fronte (e non e' detto che l'Hotel Palestine non ci si trovi tra poco). Questo spiega l'appello lanciato ieri dal corrispondente di Abu Dhabi Tv: la Croce Rossa internazionale aiuti a evacuare il loro personale da Baghdad, 27 persone tra giornalisti e tecnici, sotto il fuoco incrociato.
Tareq Ayoub, 35 anni, giordano, lascia una figlia di un anno; lavorava dal '98 per Al Jazeera.
Se l'attacco contro i giornalisti a Baghdad ha sollevato proteste ed emozione un po' ovunque, l'attacco contro Al Jazeera ha suscitato una particolare onda di shock nei paesi arabi. Nessuno crede a un errore involontario. La rete satellitare del Qatar e' stata criticata da Usa e Gran Bretagna per aver mandato in onda le immagini ricevute dalla tv irachena con i prigionieri di guerra americani, o le quotidiane immagini di civili iracheni vittime delle bombe e dei combattimenti. Cosi' ieri pomeriggio il sindacato dei giornalisti giordani ha convocato una manifestazione immmediata davanti alla sede del sindacato, a Amman, con cartelli come: "E' questa la liberta' di parola che avete portato con le vostre bombe?". Decine di giornalisti palestinesi hanno manifestato a Nablus, in Cisgiordania.
A Beirut il ministro libanese dell'informazione dice che agira' per processare i militari Usa davanti al Tribunale internazionale per gli attacchi alla liberta' di stampa: ha sostenuto che questi attacchi "sono determinati dalla volonta' di agire a Baghdad senza testimoni, per completare l'opera di macelleria".
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