Inchiesta, cos'è la televisione digitale terrestre? Prima puntata

E la chiamano tv del futuro

L'indagine parte dai call center del ministero, della Rai e di Mediaset e arriva fino agli ingegneri che hanno studiato la nuova tecnologia
Interattività Grande enfasi è attribuita alle possibilità multimediali. Ma pochi in realtà intravedono una rivoluzione
20 aprile 2004
Donatella Della Ratta
Fonte: Il Manifesto

La centralinista ti accoglie in perfetto stile call center. Ti dà il buongiorno, ti dice il suo nome, ti chiede in che cosa può esserti utile. L'accoglienza del numero verde gratuito allestito dal ministero delle comunicazioni per dare informazioni sulla televisione digitale terrestre è impeccabile. I centralinisti sono giovani e tutti preparati sulle procedure per ottenere l'incentivazione statale di 150 euro sull'acquisto del set top box per ricevere il segnale della nuova televisione. Arrivano a dirti se il segnale digitale copre la tua città, o il tuo quartiere, e persino a fornirti in tempo quasi reale - solo qualche minuto di attesa - la lista completa dei rivenditori che in zona hanno già a disposizione l'apparecchietto che si applica sul televisore per trasformarlo in una scatola delle meraviglie. A quel punto dovresti uscire di casa con un documento d'identità, il codice fiscale e la ricevuta dell'ultimo pagamento del canone tv ed il gioco è fatto. Facile. Ma è gratis? Sì, compri il set top box una tantum, 300 euro circa, a cui vanno detratti i 150 euro del finanziamento statale. Non si paga l'abbonamento, come con Sky? Per adesso no, però forse un giorno... «bisogna vedere», risponde onestamente la gentile centralinista che certo non ha la palla di cristallo. Poi aggiunge che se usi l'interattività, cioè se vuoi interagire con i contenuti di un programma o usare uno dei servizi che verranno offerti con la tv digitale, come effettuare pagamenti alla posta con un click di telecomando, allora bisogna pagare, «ma al costo di una semplice telefonata», rassicura. Fin qui tutto chiaro. Ma a che serve, cosa vedo con questa benedetta tv digitale terrestre? A questo punto, la centralinista del ministero, solerte e desiderosa di dare una mano al povero cittadino spaesato, snocciola un elenco di canali: Rai 1, Rai 2, Rai 3, Rete 4, Canale 5, Italia 1, La 7, Mtv. Un attimo, ma questi canali non si vedono già ora? Riprende fiato e continua: Bbc World, Class tv, Vj Television, Coming Soon, RaiDoc, Rai Utile. Ancora un attimo: ma tutti questi nomi, che sono? Canali nuovi, ovvio. Ma di cosa? Cinema, sport..? No. Cosa allora? La centralinista, sempre più gentile, mica può sapere tutto. «Per ora i contenuti non li conosciamo, conosciamo solo i nomi».

Altro tentativo, altro numero verde, stavolta allestito dalla Rai, sempre per dare informazioni sulla televisione digitale terrestre. Anche questo gratuito, anche questo con solerte centralinista che accoglie con una sfilza di buongiorno, dà il suo nome, chiede in cosa possa essere utile. Stavolta subito la domanda «difficile»: a che serve la televisione digitale terrestre? «Spariscono l'effetto neve, le righe sullo schermo e migliora la qualità dell'immagine», rispondono preparati dal call center Rai. Poco, per chi la tv la riceve già bene. Obietta il centralinista che, però, per chi la televisione non la vede bene questo sarebbe il primo buon motivo per comprare il set top box, installarlo sulla vecchia scatola e vedere finalmente tanti colori belli precisi che non fanno una piega. E per chi la vede bene qual è il motivo per spendere 300 euro o meglio 150, finanziamento statale incluso? Parte l'elenco dei nuovi canali: Raidoc, Rai utile...Che cosa si vede su questi canali? «Mi dispiace, non abbiamo queste informazioni», obietta il signor call center Rai, però rimanda al sito www.raiway.rai.it per saperne di più. Da qualche parte, qualcuno aveva detto che la tv digitale terrestre era un modo per familiarizzare con Internet la gente che non era «in confidenza», ma se non sai cos'è un sito web e passi per il call center Rai sarà difficile capire a che servono i nuovi canali. Un ultimo tentativo, in casa Mediaset. Di nuovo un numero verde per avere informazioni sulla tv digitale terrestre. Stavolta a pagamento, solo 12 centesimi al minuto, precisa l'operatore dall'altro capo del telefono (l'informazione non precede la telefonata, ma segue una domanda diretta sull'argomento).

Il call center Mediaset è a dir poco sciccoso. Accoglie con un luminoso: «Benvenuto nel mondo digitale terrestre Mediaset», e già ti aspetti la magia. Puoi digitare uno, due, tre, etc. a seconda di quello che vuoi sapere, e c'è persino un tasto che se lo premi dà accesso alle faq (anche qui, per chi non è familiare con Internet...). Eppure, stavolta, alla domanda che spezza la cantilena sui nomi dei nuovi canali, ecco arrivare finalmente una risposta, precisa e dettagliata. Coming soon, canale di attualità cinematografica; Class news, informazione finanziaria, Vj Television, musica, Bbc World, approfondimento e attualità dal mondo in lingua inglese. Poi Raidoc, il meglio di arte, cultura, teatro, Raiutile, servizi di utilità al cittadino, Rainews, informazione 24 ore su 24, Raisport, canale sportivo. Da veri professionisti, a Mediaset forniscono informazioni dettagliate anche sulle reti della concorrenza. Il primo approccio «dal basso» con l'universo della televisione digitale terrestre porta questo risultato. Un mondo nuovo, tecnologico, «migliorato», appetibile. E tanta confusione su cosa farci. La possibilità di entrarci a un prezzo di favore - 150 di «sconto» con i finanziamenti statali -, pur non sapendo bene perché entrarci. Se questa è la situazione ai numeri verdi di chi è direttamente coinvolto nel passaggio alla Dtt - il ministero della comunicazione e due dei principali operatori televisivi del paese avranno pure un qualche interesse a dare informazioni corrette sulle potenzialità della nuova tecnologia -, giriamo la domanda a coloro che la televisione digitale terrestre la studiano, la analizzano, la confrontano dal punto di vista ingegneristico, economico, dei contenuti.

A che serve la televisione digitale terrestre? Antonio Pilati, consigliere dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, non ha dubbi: «Il vantaggio principale della Dtt consiste in un utilizzo più efficiente dello spettro di frequenze. Rispetto alla tecnologia analogica esistente, quella digitale consente di trasmettere più canali, oltre a un certo numero di servizi interattivi. Dove oggi passa un canale analogico, è possibile portare almeno cinque o sei canali digitali». «Non solo quindi c'è più offerta di canali a disposizione dell'utente, ma quest'offerta è alla portata anche di chi non può permettersi la tv a pagamento», aggiunge Pilati. E stila la «classifica» dei fattori che dovrebbero essere decisivi per convincere l'utente della «bontà» del passaggio al digitale terrestre: «Oltre alla ricchezza di canali, sicuramente la migliore qualità dell'immagine, soprattutto se in un secondo momento si diffonderanno i televisori a schermo piatto. Poi la possibilità di ricevere servizi interattivi».

Sull'interattività - uno dei punti cardine su cui si sta giocando a livello promozionale l'immagine della nuova televisione digitale terrestre - Guido Vannucchi, ex vicedirettore generale della Rai e docente di Reti e sistemi multimediali al Politecnico di Milano, ci va cauto.

«Dal punto di vista tecnico andrebbe innanzitutto precisato che questa non è una caratteristica esclusiva del digitale terrestre, ma anche di sistemi digitali via satellite, se pure con qualche limite in più. Ciò che non si può fare né con il satellite né con il terrestre è un'interattività personalizzata e spinta, tipo il video on demand, prerogativa di reti i cui portanti non sono così preziosi - come appunto le frequenze terrestri o satellitari - da essere impiegati da un solo utente». «Il vero problema è però un altro», spiega Vannucchi. «La distanza dall'apparecchio televisivo è un fattore critico per le applicazioni interattive come quelle di e-commerce, soprattutto per quelle dove è necessario guardare con una certa cura lo schermo, tipo nelle transazioni finanziarie e nei pagamenti. I servizi interattivi saranno un'applicazione `di nicchia' del digitale terrestre, e come tali non possono risolvere il problema della mancanza di alfabetizzazione informatica in Italia. Qualcuno sostiene che la Dtt sia un Internet più facile da usare, uno strumento per vincere la barriera delle persone nei confronti del pc. Io credo che la barriera venga trasferita su un telecomando, più semplice da usare rispetto a una tastiera del pc, ma pur sempre complicato».

Sebastiano Trigila, ingegnere capo progetto per la transizione al digitale terrestre per la Fondazione Ugo Bordoni (Fub), al contrario vede il primo vantaggio della Dtt proprio nel fatto che la tv occupa già il posto d'onore in casa: il salotto, un luogo dove difficilmente il pc riuscirà a entrare. «Il televisore è un oggetto che già si trova nelle case e che facilmente, con l'aggiunta del set top box, si trasforma in una piattaforma digitale interattiva. Quindi con un intervento minimo e, soprattutto, senza forzare troppo l'attitudine delle persone rispetto al mezzo televisivo, la Dtt riesce a portare la società dell'informazione alle persone, piuttosto che il contrario». Trigila sostiene la tv digitale terrestre come strumento di superamento del digital divide, per aiutare l'alfabetizzazione digitale, coerentemente con il ruolo che la Fub occupa nella sperimentazione di servizi interattivi di pubblica utilità per la Dtt (servizi di pubblica amministrazione, accesso ai dati contributivi Inps, teleprenotazione di visite mediche, telediagnosi in tempo reale, etc).

Sul ruolo dei servizi interattivi nella promozione della nuova offerta Dtt, Vannucchi evidenzia d'altra parte una criticità: nel multiplex digitale (una sorta di bouquet), soltanto il 10% dello spazio è a disposizione delle applicazioni interattive, mentre il resto serve a portare i canali televisivi. «Oltretutto questo 10% va condiviso fra la gente che usa le applicazioni interattive: se questo numero cresce troppo, è necessario poi sottrarre spazio ai programmi televisivi. A un certo punto, se la quantità di persone che usa questi servizi aumenta esponenzialmente, bisogna scegliere fra televisione e multimedialità».

Anche Vannucchi è convinto nel sostenere che il vantaggio offerto dalla Dtt va soprattutto in direzione di un miglioramento tecnico dell'immagine, «non tanto dove l'immagine veniva già ricevuta bene, ma nei posti dove la qualità del segnale era scarsa per problemi d'interferenza». Per il resto, «ci deve essere un'offerta nuova» per convincere tutta la popolazione a passare al digitale. Viene in mente la lunga lista snocciolata dai call center. Un'offerta c'è. Se solo si sapesse cosa c'è dentro... (1/ continua)

L'offerta dei multiplex con i loro nuovi canali
Attualmente i cinque multiplex digitali offrono 11 nuovi canali oltre a quelli già esistenti sulla rete analogica. L'offerta dei multiplex è per il momento provvisoria (mancano, fra le altre cose, i nuovi canali «imbarcati» sul multiplex Rai, l'offerta del multiplex La7, etc). Multiplex A Rai: Rai 1, Rai 2, Rai 3, Rai Doc (arte, teatro, musica, produzioni culturali), Rai Utile (servizi di utilità al cittadino)

Multiplex B Rai: Rai News 24 (canale di informazione 24 ore su 24), Rai Sport (emittente sportiva), Rai Edu (canale dedicato all'istruzione)

Multiplex Mediaset: Rete 4, Bbc World (informazione e attualità internazionale in lingua inglese), Sole24ore tv (informazione finanziaria prodotta dal Sole 24 ore), Class News (informazione finanziaria sviluppata da Class Editori), Vj tv (canale musicale prodotto dallo staff di Match Music), Coming soon television (rete di attualità cinematografica prodotta da Anica Flash)

Multiplex La7 Tv: La 7, Mtv

Multiplex D-free: Canale 5, Italia 1, Sport Italia (canale sportivo di proprietà congiunta fra Tf1 e il magnate Tarek Ben Ammar, già visibile in chiaro sulla rete analogica), La Chaine Info (informazione in lingua francese, gruppo Tf1).

Da notare che (il numero di multiplex e di canali si trovano sul sito di Dgtv, associazione per la televisione digitale terrestre,www.dgtvi.org).

I NUMERI VERDI
I numeri verdi dei call center presso cui è possibile informarsi sulla tv digitale terrestre: 840022000: Ministero delle comunicazioni, chiamata gratuita. 800111555: Rai, gratuita. 199505059: Mediaset, a pagamento.

AUTORITÀ
L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni è l'organo, composto da otto consiglieri e presieduto da Enzo Cheli, che ha il compito di compiere l'indagine di verifica sulla diffusione della tv digitale terrestre in Italia. Tre condizioni vanno verificate entro il 30 aprile: le reti digitali terrestri devono coprire almeno il 50% della popolazione nazionale; i set top box devono essere disponibili sul mercato a prezzi accessibili; sui canali digitali deve essere presente un'offerta diversa da quella analogica esistente. Nei 30 giorni successivi al termine della verifica, l'Autorità ha il compito di relazionare al governo e al Parlamento.

DECODER DIGITALI
Mentre il presidente di Raisat, Carlo Sartori e il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, ascoltati dall'Autorità per le Comunicazioni, dichiarano oltre un milione di decoder venduti entro il 2004, il Movimento difesa del cittadino esprime «serie perplessità... sembrano decisamente gonfiate le stime fornite dai due sia per quanto riguarda le vendite dei decoder digitali, sia soprattutto per la copertura del territorio... basta controllare sul sito del Ministero».

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