Abusi Iraq : Occidente dovra' riflettere sul porno, dice esperto
MILANO (Reuters) - Le terribili foto di prigionieri iracheni torturati che hanno sconvolto il mondo, oltre a segnare il conflitto in corso e lo stesso scenario politico internazionale, rappresentano per l'Occidente una rivoluzione nel campo della comunicazione dalle conseguenze ancora inimmaginabili.
Questo il parere di Peppino Ortoleva, professore associato di Storia dei mezzi di comunicazione all'Universita' di Torino, autore di innumerevoli saggi su storia, societa' e media, riguardo la vicenda delle immagini di detenuti iracheni sottoposti a violenze e umiliazioni da parte di militari americani e britannici.
Quelle foto, dice lo studioso, segnano una svolta per il mondo della comunicazione occidentale. Nelle forme, perche' il digitale ha reso vulnerabile la censura preventiva militare. E ancor piu' nei contenuti, per l'emergere sotto gli occhi del mondo, di un "lato oscuro" della cultura di massa occidentale, quello delle conseguenze prodotte dal consumo diffuso di pornografia, sul quale lo stesso Occidente dovra' ora riflettere.
Il digitale ha aggirato la censura militare
"Consentendo di riprendere da soli e diffondere in Rete le immagini, il digitale ha reso pubblico quel che un tempo difficilmente usciva dal privato", dice a Reuters Ortoleva.
"Inoltre, ha dimostrato la svolta in corso nel mondo militare, dove un tempo la privacy non esisteva, mentre oggi, tra militari ambosessi e attivita' 'privatizzate' con agenzie esterne, esistono pieghe che sfuggono ai controlli".
Se il fenomeno ha un risvolto positivo, quello di aggirare la censura militare che controlla rigidamente l'attivita' dei giornalisti, "c'e' anche una preoccupazione inquietante: che tipo di sicurezza ha un esercito in cui si possono scattare e diffondere foto del genere? Cosa accadrebbe se un militare, del livello culturale di quelli coinvolti in quegli abusi, avesse potuto scattare ad esempio foto di impianti con segreti nucleari vendendole magari al miglior offerente?", si chiede lo studioso.
Torture che rivelano fantasie da consumatori di pornografia
Ma per Ortoleva e' soprattutto il contenuto di quelle foto, ad assumere un rilievo dalle conseguenze ancora incalcolabili.
"Oltre a immagini di torture per far parlare i detenuti, quelle foto svelano agli occhi del mondo qualcosa sinora sottovalutato, un aspetto della cultura occidentale del quale abbiamo perso il controllo; l'esplosione della pornografia".
Secondo Ortoleva infatti, il compiacimento svelato da quelle foto va oltre la semplice tortura ed e' tutto giocato sul sesso, "La perversione come ingrediente essenziale dell'erotismo. Umiliazioni e soprusi descrivono una palestra in cui consumatori di pornografia hanno avuto la possibilita' di mettere in pratica fantasie estreme: avere schiavi sessuali, degradare delle persone a oggetti da usare come si vuole".
Cultura di massa da ripensare
Questo fenomeno, "trasferito mandando persone culturalmente deprivate in situazioni di potere eccezionale", secondo Ortoleva richiedera' ora all'Occidente, in bilico tra censure di tipo religioso e permissivismo laico rassegnato, una profonda riflessione "su cosa possa significare nella testa di milioni di persone l'abitudine a vedere atti sessuali, in particolare sadomaso".
"Senza inutili censure, occorre un dibattito per capire come siano nati questi mali e come si combattano. C'e' un pezzo della nostra cultura del quale abbiamo perso completamente il controllo, e che non conosciamo, mentre ci facciamo vanto della consapevolezza dell'Occidente... senno', quando i nostri dirimpettai ci accuseranno di essere una civilta' mostruosa, per certi versi non avranno tutti i torti".
Per fortuna, conclude Ortoleva, la circolazione di notizie resta comunque uno spazio di liberta' che una grande democrazia ha saputo usare, a costo di andare contro se stessa: "A patto che questa mole di notizie non rischi di svuotare la forza dell'informazione. E che non si crei un effetto assuefazione. Altrimenti, nella prossima guerra, una denuncia su risvolti sadomaso non fara' piu' notizia".
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