ChatGPT ricorda a Mattarella: "La disinformazione non è un fenomeno esclusivo della Russia"
Questo riporta Il Sole 24 Ore di ieri.
Chiedendo a CharGPT una valutazione critica su queste dichiarazioni del Presidente della Repubblica la risposta è stata articolata in tre punti: "Innanzitutto, la disinformazione non è un fenomeno esclusivo della Russia. Molti attori, statali e non, utilizzano strategie di disinformazione per vari scopi. Pertanto, un approccio focalizzato unicamente sulla Russia potrebbe trascurare altre minacce significative e non fornire una protezione completa contro la disinformazione".
Secondo punto: "La richiesta di stabilire "regole di comportamento" da parte delle istituzioni internazionali, sebbene comprensibile, solleva questioni di libertà di espressione. È fondamentale che qualsiasi regolamentazione della disinformazione non comprometta i principi democratici e non dia adito a censure arbitrarie".
Terzo punto: "La lotta alla disinformazione deve essere supportata da un robusto sistema di alfabetizzazione mediatica tra i cittadini. Combattere le fake news richiede non solo interventi istituzionali, ma anche una popolazione ben informata e critica. Educare i cittadini a riconoscere e valutare criticamente le informazioni è un elemento essenziale che dovrebbe essere enfatizzato accanto alle misure istituzionali".
Dato che incuriosiva il primo punto, ChatGPT ha ricevuto la seguente domanda: "Il governo degli Stati Uniti non ha mai fatto ricorso a fake news?"
Ed ecco la risposta (in corsivo).
Il governo degli Stati Uniti, come altri governi nel mondo, ha storicamente utilizzato tecniche di propaganda e disinformazione per perseguire i propri interessi politici e militari. Ecco alcuni esempi significativi:
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Guerra del Vietnam: L'incidente del Golfo del Tonchino del 1964 è spesso citato come un caso di disinformazione. Il governo degli Stati Uniti sostenne che le forze nordvietnamite avevano attaccato le navi statunitensi, il che giustificò l'espansione dell'intervento militare. Tuttavia, le circostanze degli attacchi erano controverse e in seguito si è scoperto che le informazioni erano state esagerate o mal interpretate.
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Operazione Mockingbird: Durante la Guerra Fredda, la CIA condusse l'Operazione Mockingbird, un programma segreto per influenzare i media americani e stranieri. La CIA arruolò giornalisti per pubblicare storie pro-americane e anti-sovietiche, manipolando così l'opinione pubblica.
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Guerra del Golfo del 1991: Una delle storie più famose riguarda la testimonianza di una ragazza di nome Nayirah, che sostenne di aver visto soldati iracheni strappare neonati dalle incubatrici in un ospedale kuwaitiano. Questa storia, utilizzata per giustificare l'intervento militare, si rivelò in gran parte falsa e orchestrata da una società di pubbliche relazioni ingaggiata dal governo kuwaitiano.
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Invasione dell'Iraq del 2003: Il governo degli Stati Uniti affermò che l'Iraq possedeva armi di distruzione di massa (WMD), un'accusa che fu una delle principali giustificazioni per l'invasione. Tuttavia, le indagini successive non trovarono tali armi, e molti critici accusarono l'amministrazione di aver manipolato o esagerato le prove per ottenere il sostegno all'intervento militare.
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Disinformazione durante la Guerra Fredda: Oltre all'Operazione Mockingbird, gli Stati Uniti hanno condotto varie operazioni di disinformazione contro l'Unione Sovietica e i suoi alleati, spesso attraverso la diffusione di notizie false o parzialmente vere per destabilizzare i regimi nemici.
Questi esempi mostrano come la disinformazione e la propaganda non siano pratiche esclusive di una singola nazione o regime. Anche le democrazie, in certe circostanze, possono ricorrere a tali mezzi per influenzare l'opinione pubblica e raggiungere i propri obiettivi strategici. La trasparenza e la responsabilità sono cruciali per mantenere la fiducia pubblica e prevenire l'abuso del potere.
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