La verità scomoda sull’informazione di guerra

Le fake news che intossicano l’Europa

Benigni, con la sua denuncia delle fake news russe, ha toccato un tema importante. Ma la domanda da farci è un’altra: perché i leader europei sono stati intossicati dalla loro stessa disinformazione? Paradossalmente l’Europa è stata ingannata dalle sue stesse frottole sulla "vittoria militare".

Roberto Benigni

Nel suo ultimo spettacolo dedicato all’Europa, Roberto Benigni ha pronunciato diverse frasi che hanno evocato il pericolo delle fake news russe, denunciando le insidie della disinformazione proveniente da Mosca. Ma in questa denuncia – probabilmente sincera e in buona fede – manca una domanda cruciale: davvero le peggiori fake news sono arrivate dai servizi segreti del Cremlino?

A ben guardare, le più pericolose falsificazioni non sono state quelle costruite a Mosca, ma quelle fabbricate in casa. È l’Occidente, e in particolare il suo sistema mediatico e politico, ad aver diffuso le narrazioni più tossiche per l’Europa stessa. Perchè? Perché quelle narrazioni non si sono limitate a convincere l’opinione pubblica: hanno convinto gli stessi decisori politici. E questo è stato l’errore fatale.

Le fake news occidentali – quelle che raccontavano una Russia ormai allo stremo e un’Ucraina pronta alla riconquista totale dei territori occupati – sono diventate la base strategica su cui impostare una guerra a oltranza. Una guerra che doveva essere vinta, e che invece si è rivelata fallimentare. Quello che era lanciato come strumento propagandistico per “tenere alto il morale” si è trasformato in una colossale distorsione cognitiva. L’esempio di Paolo Mieli è emblematico: era sinceramente convinto che la vittoria fosse inevitabile. Ma quell’illusione non era un’analisi: era il frutto di un’informazione manipolata, ripetuta ossessivamente da media e governi in cerca di consenso.

Questa disinformazione tutta occidentale ha intossicato il dibattito e ha portato l’Europa a scegliere una strada strategicamente suicida. L’obiettivo realistico – una trattativa, una pace negoziata, un contenimento dell’escalation – è stato scartato. Anzi, si è puntato proprio sull'escalation militare nella convinzione che la vittoria fosse a portata di mano. Si è inseguita la chimera della “vittoria totale” contro una potenza nucleare e ben armata. Il risultato? Putin è oggi più saldo che mai, l’Ucraina è dissanguata, l’Europa è militarmente indebolita e politicamente divisa.

Le fake news occidentali hanno quindi fatto molto più male delle menzogne del Cremlino. Perché hanno colpito al cuore della capacità europea di decidere con lucidità. Hanno sedotto e convinto gli stessi leader che avrebbero dovuto discernere fra scelte utili e scelte controproducenti.

Le fake news occidentali che davano i russi allo sbando hanno spinto l’Europa a credere nella soluzione militare "fino alla vittoria", espressione ripetuta più e più volte come un mantra. Le fake news fabbricate in Europa hanno portato a sopravvalutare la forza militare dell'esercito ucraino e a sfidare l’avversario sul terreno sbagliato, con l’illusione di poterlo battere secondo i propri desideri, e non secondo le fredde leggi della realtà. La "verità effettuale" è stata sostituita dalle fake news occidentali e i leader politici hanno creduto - incredibile ma vero - nella propria propaganda. Un errore colossale. E fatale.

E' stato gravissimo autoconvincersi della vittoria contro le evidenze fornite dagli analisti militari indipendenti e dai dati che emergevano in abbondanza da una guerra documentata fin nel dettaglio da droni e satelliti.

La lezione della guerra in Ucraina è brutale: l’Europa non è stata sconfitta da Putin, ma da sé stessa. Dalla propria cecità strategica, alimentata da una narrazione tossica e autocelebrativa. Benigni, con la sua denuncia delle fake news russe, ha toccato un tema importante. Ma la domanda da fargli – e da farci – è un’altra: chi ci ha mentito davvero? E con quali risultati?

Nel tempo della guerra dell’informazione, il nemico peggiore non è chi ci mente da lontano, ma chi ci illude da vicino.

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