Reporters Sans Frontiers inorridisce per le torture inflitte a 3 collaboratori Reuters in Iraq. L'organizzazione chiede al governo Usa di indagare.

Reporters Sans Frontiers ha manifestato al Segretario della Difesa Donald Rumsfeld il proprio orrore per le rivelazioni della Reuters sulle torture dei propri collaboratori in Iraq da parte dell'esercito americano.
22 maggio 2004
Reporters Sans Frontiers -trad. N.di Leonardo

L'organizzazione internazionale della stampa libera ha condannato inoltre "l'atteggiamento di totale manca di chiarezza e di ritrosia nell'indagare, nonostante le ripetute richieste dell'agenzia britannica, atteggiamento che certo non fa onore al governo americano".

"Le prove fornite dai cronisti Reuters sono schiaccianti ed i fatti riferiti estremamente gravi. Tuttavia l'esercito americano, che apparentemente si sente al di sopra della legge, per mesi non ha considerato l'opportunità di intervistare i 3 reporter" cita l'organizzazione.
"Chiediamo ora di agire onestamente e con indagini appropriate su queste gravi accuse, comprese quelle di un cameraman di al-Jazeera, Hassan Saleh che ha rivelato di aver subito torture nella prigione di Abu Ghraib a novembre".
"Le indagini devono essere riaperte, non con l'intento di scagionare l'esercito, ma per fare luce sulle accuse di tortura e punire i responsabili", conclude Reporters Without Borders.

I 3 dello staff Reuters hanno riferito di essere stati picchiati, umiliati e sottoposti a trattamenti avvilenti di natura sessuale e religiosa, durante la detenzione nel campo militare americano vicino a Fallujah, nel gennaio 2004. I 3 iraqueni, due giornalisti ed un autista, hanno raccontato la loro sofferenza alla Reuters il giorno del rilascio, il 5 gennaio, ma la decisione di rendere pubblico il fatto è stata presa in seguito alle prove di maltrattamenti nella prigione di Abu Ghraib che gli organi di stampa hanno divulgato.
In una lettera del 5 marzo, ma ricevuta dalla Reuters solo 2 giorni fa, il tenente colonnello Ricardo Sanchez, al commando delle forze di terra americane in Iraq, ha dichiarato il proprio convincimento su accuratezza ed imparzialità delle indagini. Alla luce degli ultimi fatti nella prigione di Abu Ghraib, il direttore generale della Reuters, David Schlesinger, ha spinto il Pentagono a rivedere queste posizioni.

I maltrattamenti hanno avuto luogo in una base militare nei pressi di Fallujah. Il cameraman Salem Ureibi, un free-lance a
Fallujah Ahmad Mohammad Hussein Al-Badrani e l'autista Sattar Jabar Al-Badrani sono stati arrestati il 2 gennaio 2004 mentre stavano facendo un servizio su un incidente ad un elicottero americano vicino Fallujah. Il 5 gennaio i tre sono stati rilasciati senza condanna.
"Quando ho visto le immagini di Abu Ghraib, ho pianto" dice Ureibi. "Hanno sofferto come noi".

Un estratto dell'indagine condotta dall'82a Divisione Airborne il 28 gennaio e fornita alla Reuters riferisce "Non sussistono episodi di abuso". Riporta che i militari responsabili dei detenuti sono stati interrogati sotto giuramento e che "nessuno è a conoscenza di torture fisiche ed abusi". L'esercito americano non ha però mai intervistato i 3 della Reuters.

Reporters Without Borders inoltre fa pressione sul Pentagono perché svolga indagini sulla detenzione di Hassan Saleh, 33 anni, un cameraman di al-Jazeera con base nel Quatar. Secondo le sue testimonianze, confermate anche dai numerosi mezzi di comunicazione come The Guardian inglese e The Nation americano, è stato maltrattato spesso alla prigione di Abu
Ghraib.

L'esercito Usa aveva arrestato Saleh il 3 novembre 2003, vicino Baluba, circa 40 km a nord di Baghdad, con l'accusa di essere già a conoscenza dell'attentato, mentre stava filmando un attacco bomba contro un convoglio americano.

Saleh ha descritto di essere stato prima portato all'aeroporto internazionale di Baghdad e poi a Tikrit. Prima di essere tradotto ad Abu Ghraib dove è stato picchiato ed insultato, i soldati lo chiamavano "al-Jazeera", "ragazzo" e "venduto". Durante la detenzione è stato costretto a rimanere nudo per 11 ore con la testa in un sacchetto. Poi è stato picchiato, vestito di rosso e coperto di vomito; in seguito è stato interrogato da due americani in abiti civili che hanno accusato al-Jazeera di collaborare con i terroristi.

Dopo alcune settimane di detenzione, Saleh è stato portato prima al cospetto della neo-costituita Corte Suprema federale iraquena. Secondo The Guardian, Saleh è stato rilasciato per mancanza di prove e liberato il 18 dicembre con gli stessi vestiti luridi.

Note: Tradotto da Noemi di Leonardo a cura di Peacelink

originale ininglese: http://www.rsf.org/article.php3?id_article=10414

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