Follia in America
7 giugno 2004
John Chuckman -- Trad. Melektro
Da sempre una certa soddisfazione avere a disposizione una teoria prediletta che viene ad essere sostenuta e confermata da nuovi dati. Un vasto e autorevole studio, appena pubblicato sul Journal of the American Medical Association, conferma una ipotesi che e' da me favorita, ossia che ci sono piu' disturbi mentali e follia, molti di piu' negli Stati Uniti di quelli che sono riscontrabili in altre societa' avanzate.
Lo studio, il cui autore principale e' un ricercatore della Harvard Medical School, ha scoperto che problemi mentali caratterizzano il 26.4% della gente negli Stati Uniti, contro, per esempio, l'8.2% della popolazione in Italia. I ricercatori si sono preoccupati di questioni quali la mancanza di accesso al trattamento sanitario e al sotto-trattamento, ma per coloro che sono interessati ad un mondo sicuro e decente, penso che il dato saliente sia semplicemente l'alta percentuale dell'America. Il mondo e' sotto il comando di una nazione dove piu' di un quarto della popolazione soffre di genuini problemi mentali. La scoperta e' stranamente sia confortante che disturbante.
E' confortante perche' contribuisce a spiegare la ragione per la quale gli Americani continuano a sostenere un uomo che risulta sbagliarsi ogni volta che apre bocca, un uomo che ha destabilizzato intere parti del pianeta in nome della creazione di stabilit? un uomo che proclama sani principi di business e che ha lasciato precipitare gli Stati Uniti in un deficit a caduta libera e un uomo che desta il sospetto e il timore attraverso il mondo intero.
Lo studio e' confortante, anche perche' aiuta a comprendere un candidato dell'opposizione come John Lerry. Come possono i liberali provare una qualunque eccitazione di fronte a questa ciambella stantia e ad un candidato che pare piu' una mosca sibilante? Suppongo lo facciano nella stessa maniera in cui si eccitano ogni volta che i sondaggi su Bush intingono da qualcosa che e' poco piu' che rumore statistico. E' forse la stessa maniera che porta un uomo come Michael Moore -- che fa palate di soldi giocando con i sospetti e i pregiudizi del segmento paranoico del grande mercato politico degli Stati Uniti - a poter abbracciare cosi' ardentemente un cripto-Nazista come il Generale Wesley Clark come il "suo candidato"?
La scoperta e' confortante perche' aiuta a comprendere tutti quegli Americani scossi e sgomenti di fronte alle recentissime scuse del New York Times per il suo rullo di tamburi, i suoi servizi giornalistici pre-invasione sulle inesistenti armi dell'Iraq. Qui abbiamo un giornale che, piu' spesso che non, si schiera dal lato sbagliato sulle questioni riguardanti i diritti dell'uomo, che protegge sempre gli interessi dell'Establishment, che ignora costantemente gli abusi fino a quando non possono essere piu' ignorati, ma che in qualche modo in America mantiene intatta la sua reputazione di essere il guardiano dei valori apprezzati e il principale giornale investigativo della nazione.
B? la parte che riguarda il suo ruolo "investigativo" e' facilmente spiegata, visto che The Times spesso prende una certa posizione prima di un evento ed un altra subito dopo, aggiustando la sua enfasi secondo gli spostamenti nell'opinione pubblica o i fatti scoperti da qualcun'altro. Con quel tipo di copertura giornalistica, certamente verrete qualificati come un certo tipo di giornale investigativo.
Ma niente potrebbe essere un'assurdita' piu' grande che la reputazione del The Times come di un guardiano dei valori in una societa' libera. Chiedetelo solamente a Wen Ho Lee, o a Richard Jewell, o alla donna che accuso' uno dei Kennedy di violenza carnale, o a tutta la gente che e' inutilmente morta alla Baia dei Porci. Si vada indietro e si esamini il The Times durante i momenti chiave nella caccia alle streghe comuniste o durante lo scoppio della Guerra in Korea. Si vada indietro e si esaminino i suoi punti di vista e la sua enfasi quando il Presidente Johnson offri' alla pubblica opinione le sue bugie in pieno stile Hitleriano sul Golfo di Tonkin. Si vada indietro e che si veda quanto spesso il The Times ha fatto reale giornalismo investigativo - ossia quando importava, non in retrospettiva - su questioni vitali come l'enorme abuso di potere dell'FBI durante gli anni 60 o il vergognoso background di molti dei politici principali del paese. Che si esaminino solamente le dichiarazioni dell'editorialista di punta del giornale, Thomas Friedman, che suonano tanto come quelle di un Henry Ford condannato a bizzarra reincarnazione come uno degli Ebrei che cosi' tanto odiava.
Ma la scoperta e' pure abbastanza disturbante. Gli Stati Uniti, per molti anni a venire, domineranno gli affari del mondo. Il mondo continuera' ad essere trattato come se fosse il recinto di sabbia del cortile dei Bush, i Cheney, i Rumsfeld, i Lieberman, i Kerry, le Albright e le altre privilegiate, egoiste e non particolarmente informate figure dell'Establishment Americano.
Tendo a spiegare la follia Americana come derivata da una informazione genetica collettiva collusa con la pesante immigrazione iniziale dei Puritani, ossia di fanatici mentalmente disturbati se accettiamo la documentazione storica piuttosto dettagliata in Europa, ed in piu' sotto la pesante cappa degli stress immensi di una societa' fatta funzionare secondo i principi rigorosi del Darwinismo Sociale. Un'ammirazione quasi inqualificabile per l'egoismo ora domina la cultura Statunitense. S? la "mano invisibile" di Adam Smith coinvolgeva l'interesse personale, ma che si vada indietro e si leggano gli scritti di quel filosofo riflessivo e compassionevole e si confronti poi quello che lui dice con le grida da scimpanze' che sentiamo dall'America.
Quanto agli stress nella societa' Americana, mi riferisco non soltanto alla lotta degli individui per sopravvivere in quelle terre, ma al fatto che l'intera storia degli Stati Uniti e' stata quella di una assidua aggressione. E' la storia di un "martellante maglio", per metterla come il Big Daddy di Tennessee Williams tendeva a descrivere se' stesso.
Capitasse in qualche modo che l'America si trovasse ad essere uno stato dell'Europa, la sua storia verrebbe ad allinearsi il piu' strettamente possibile con quella della Germania e al suo lungo e bellicoso sforzo di dominare il continente. E' soltanto perche' cosi' tanta della aggressione Statunitense e' stata diretta contro quelle che sono sembrate terre solo scarsamente abitate -- la valle dell'Ohio, le Grandi Pianure, il Canada, il Messico e le Hawai - che la gente la pensa affatto diversamente a questo proposito. Altre terre pero' non erano cosi' scarsamente popolate, e l'opposizione in posti quali le Filippine venne schiacciata con grande spargimento di sangue.
La mia presente critica agli Stati Uniti non e' interessata alla maniera in cui quel paese desidera ordinare la sua societa' ma piuttosto a come le sue attivita' si rovesciano sopra il resto del mondo. Le sue azioni nel mondo assomigliano troppo spesso a quelle di un orrendo ubriaco che si fa strada nel vostro salotto e vomita dappertutto sulla moquette.
L'Iraq fornisce un esempio da manuale. L'effetto netto dell'invasione dell'Iraq e' quello di un paese malamente destabilizzato, ora pieno di gente che prova risentimento verso gli Americani per la loro brutalita' e la loro arroganza, dove una volta c'erano indubbiamente molti che ingenuamente ammiravano l'America a distanza. Anche l'Arabia Saudita e' stata destabilizzata, come molti avevano messo in guardia Bush che sarebbe finita prima che mettesse a punto la sua marcia dei crociati. Molti vecchi amici e alleati, come la Francia o il Canada, sono stati abusati stupidamente per avere offerto un sano consiglio e per avere rifiutato di unirsi alla marcia per l'inferno. Il patetico governo da quattro soldi di Tony Blair e' appeso ad un filo dopo essersi dato da fare contro i chiari desideri della gente Britannica e Blair ha scoperto che la voce che pensava di avere guadagnato nei consigli di guerra e' finita per essere arrogantemente accantonata da Bush e dai suoi fanatici. Lo stato del terrore di Israele nella West Bank e a Gaza, accettato entusiasticamente da Bush (e da Kerry), e' aumentato a livelli da incubo e se pensate che questo non sia collegato con tutto l'odio per l'America nel mondo, significa che siete stupidi o che vi qualificate come parte del piu' di un quarto di Americani che hanno bisogno di un aiuto medico professionale.
I prezzi del petrolio sono elevati ed instabili, come lo sono i deficit Americani. Le disposizioni di sicurezza internazionale, quelle cose cosi' amate dalle mentalita' poliziesche ma che non sono mai state famose per avere bloccato i soggetti pericolosi, stanno diventando stupidamente ingombranti e maneggiate pesantemente. Tuttavia l'America sostiene ancora Bush, qualunque cosa la sua piccola tribu' di liberali scelga di credere. Conoscendo la storia dell'America sulle piccole tribu' suppongo che sia sano interesse personale il fingere entusiasmo per i tuffi minuti nei sondaggi su Bush e per un'alternativa insipida ed insignificante come John Kerry.
Mentre sono felice per la conferma della mia ipotesi, non posso esimermi dal provare, come con tanti studi, questo faccia poco piu' che confermare quello che e' gia' penosamente ovvio.
John Chuckman e' l'ex capo economista di una grande compagnia petrolifera Canadese. Ha molti interessi ed e' uno studente a vita di storia. Scrive con un appassionato gusto per l'onesta', la regola della ragione e la preoccupazione per la decenza umana. Non e' membro di alcun partito politico ed e' una eccezione a quella che e' stata denominata la "cultura del lamentarsi" dell'America con la sua abitudine di ridurre ogni questione importante ad una discussione improduttiva fra due gruppi semplicisticamente definiti. John ha lasciato gli Stati Uniti quando era un giovane povero del South Side di Chicago nel momento in cui il governo ha intrapreso l'omicidio di milioni di Vietnamiti nella loro propria terra perche' sono sembrati abbracciare lealta' economiche sbagliate. Vive in Canada, che affettuosamente chiama "il pacifico regno".
Note: traduzione di Melektro a cura di Peacelink
Parole chiave:
usa
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