Al-Zarqawi : cronaca di un fallimento alleato
Nel febbraio 2003, un mese prima che fosse avviata l’offensiva bellica della coalizione internazionale, i servizi d’informazione britannici sapevano che la rete terroristica di al-Zarqawi stava teorizzando la strategia insurrezionale successiva all’inevitabile occupazione di Baghdad. Lo ha rivelato stamane il Washington Post.
La tattica in un documento dello spionaggio albionico
Leader del gruppo estremista islamico Jund al-Shams (“Soldati del Levante”), Ahmad Fadeel Nazal Al-Khalayleh – alias al-Zarqawi – aveva previsto sin dall’inizio del conflitto che le truppe alleate avrebbero preso possesso della capitale irachena.
Perciò, egli ha creato delle cellule dormienti che – dopo l’invasione di Baghdad – avrebbero attaccato, in particolare, degli obiettivi americani. Tale allarmante indicazione poi rivelatasi fondata era contenuta in un rapporto dell’intelligence inglese, immediatamente trasmesso alla CIA, datato 12 marzo 2003. Quest’ultimo precisava inoltre che i drappelli sovversivi intendevano impiegare “autobombe ed altre armi” e che “terroristi legati ad al-Qaeda continuavano a convergere verso Baghdad”.
Il progressivo e celere lievitare della ricompensa promessa a chi fornisse utili notizie suscettibili di condurre all’arresto di al-Zarqawi dimostra la pericolosità dell’individuo, ma anche la volontà degli Stati Uniti di fugare ogni dubbio circa la competenza e l’efficacia dei propri costosi servizi informativi: lo scorso 12 febbraio la taglia è passata da 5 a 10 milioni di dollari. Oggi si è raggiunta la quota di 25 milioni di dollari, la stessa di Bin Laden. Non è un caso, poiché entrambi simbolizzano delle insufficienze o dei fallimenti alleati e soprattutto americani.
Un fallimento accentuato dai media
La libertà dell’eversore giordano è resa ancor più insopportabile agli occhi dei responsabili dei governi coalizzati dal suo restroscena esistenziale svelato due giorni or sono dal New York Times, che ha indirettamente ridicolizzato e gettato discredito sull’operato della forza internazionale.
Più in particolare, il quotidiano statunitense – oltre a rilevare la giovanile dedizione alcolica di al-Zarqawi, un grave peccato nel quadro religioso islamico – ne proclama l’incapacità ad ordire brillanti disegni sovversivi fondandosi su dichiarazioni rilasciategli da varie persone che lo hanno conosciuto.
Incarcerato con il terrorista di Zarqa nel 1993 per cospirazione contro il governo giordano, Khalid Abu Doma afferma che egli “non aveva delle grandi idee” e che “era praticamente illetterato”. Da parte sua, Mohammed al-Dweik – l’avvocato che fu incaricato di difendere al-Zarqawi – confessa che “egli non lo colpì per la sua intelligenza”.
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