Abu Ghaib : la battaglia per l’impunità

17 luglio 2004
Ivan Jutzi

Nel quadro dell’inchiesta concernente le sevizie perpetrate ad Abu Ghraib, due soldati appartenenti a sezioni militari diverse si accusano a vicenda. Lo ha reso noto ieri mattina un articolo del Los Angeles Times.

La ricusa della colpevolezza

Si è dunque acceso lo scontro tra i servizi informativi e la polizia militare in relazione alle responsabilità per le torture compiute dai propri uomini nell’ormai tristemente celebre carcere di Baghdad.

Interrogati separatamente, il colonnello Thomas M.Pappas — della 205ª brigata d’intelligence dell’esercito — e il capitano Donald J.Reese — della 372ª compagnia della polizia militare — si sono difesi mettendo in rilievo le deficienze dei collaboratori appartenenti al reparto oggigiorno giuridicamente avverso.

Quanto al primo — partito dal presupposto che la privazione dei vestiti in ambito detentivo risulta essere una pratica "inappropriata" — ha affermato sotto giuramento di aver personalmente ordinato alle guardie carcerarie dirette da Reese di "ridare gli indumenti ai prigionieri".

Da parte sua, il capitano ha asserito che — una volta giunto ad Abu Ghraib — è rimasto stupito nel vedere un gran numero di reclusi completamente nudi e che "gli fu detto che si trattava di una tattica dei servizi informativi militari impiegata per metterli a disagio". Reese ha poi aggiunto: "Molte persone dal grado superiore al mio camminavano lungo quell’ala del carcere e nulla fu mai fatto osservare a proposito di tale situazione. Mi venne detto che era ok, che non vi era niente d’illegale o di sbagliato".

L’anarchia organizzativa

Il clima di anarchia che regnava ad Abu Ghraib è stato sottolineato dai due testimoni oculari in questione. Pappas ha infatti ammesso che non vi era alcuna "procedura stabilita" che spiegasse come i membri della polizia militare — i quali non capivano "chi era responsabile della missione di guardia" — dovessero lavorare agli ordini dell’intelligence.

Reese, invece, ha sollevato dei dubbi circa la reale competenza di un suo subalterno — il caporale Charles A.Graner, attualmente sotto corte marziale — che "metteva costantementene in discussione le consegne e le richieste dei superiori". In merito, va ricordato che egli era soprannominato dai propri commilitoni il ribelle e che — secondo quanto affermato da Reese — in qualità di guardia carceraria civile in Pennsylvania aveva già avuto dei problemi legati ad abusi.

L’inchiesta concernente le torture inflitte ai prigionieri di Abu Ghraib rivela quindi l’estrema disorganizzazione in seno alle truppe statunitensi impegnate in ambito detentivo. Essa è simbolizzata dalla nomina a responsabile delle carceri irachene del generale riservista Janis Karpinski, restato in carica dal giugno 2003 al gennaio 2004.

A tale proposito, è opportuno rilevare che l’unico ufficiale in comando di sesso femminile nella zona di guerra non aveva avuto nessuna esperienza nel quadro di strutture d’imprigionamento. La sua incompetenza è del resto emersa nel corso di un’intervista pubblicata il 14 dicembre scorso dal quotidiano americano St.Petersburg Times, durante la quale il generale asserisce — in relazione ad Abu Ghraib — quanto segue: "le condizioni di vita ora sono migliori che a casa. [I reclusi] non vorrebbero andarsene".

Nel frattempo, il New Yorker magazine ha annunciato di essere in possesso di un video girato dai militi statunitensi che documenta la sodomizzazione di alcuni giovani ivi rinchiusi.

 

Articoli correlati

  • Nuova condanna al carcere militare per tre obiettori di coscienza israeliani
    Pace
    Oryan, Itamar e Yuval

    Nuova condanna al carcere militare per tre obiettori di coscienza israeliani

    Nonostante il clima di guerra nel paese, Mesarvot, la Rete israeliana di obiettori di coscienza israeliani, continua a sostenere chi rifiuta di servire nell'IDF, l'esercito israeliano. Itamar Greenberg si è detto convinto di appartenere a una generazione che porrà fine all’occupazione dei territori
    9 settembre 2024 - Mesarvot
  • Disarmare la Rheinmetall: affondare l'industria bellica!
    Disarmo
    L'alleanza antimilitarista Disarm Rheinmetall

    Disarmare la Rheinmetall: affondare l'industria bellica!

    Appello per un campo d’azione antimilitarista dal 3 all’8 settembre 2024 a Kiel nella Germania settentrionale
    5 agosto 2024 - Rossana De Simone
  • Contro la logica della vendetta: perché la guerra non è la risposta
    Editoriale
    Israele ha annunciato un nuovo attacco contro l'Iran

    Contro la logica della vendetta: perché la guerra non è la risposta

    Come pacifisti chiediamo che l'intera comunità internazionale, in sede ONU, prenda le distanze dal ciclo infinito di ritorsioni, superando le divisioni e mettendo da parte i calcoli geopolitici in nome di un solo obiettivo: allontanare il più possibile lo spettro di una terza guerra mondiale
    16 aprile 2024 - Alessandro Marescotti
  • "War is Over!", il corto di animazione ispirato alla celebre canzone
    Cultura
    Sean Ono Lennon sul palco degli Oscar 2024

    "War is Over!", il corto di animazione ispirato alla celebre canzone

    La guerra, gli scacchi, due sconosciuti che si affrontano in una partita a distanza
    La storia si preannuncia toccante e potrà servire a stimolare dibattiti e passi in avanti nella risoluzione dei vari conflitti, piccoli e grandi, "if you want it"
    18 marzo 2024 - Maria Pastore
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.21 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)