Abu Ghaib : la battaglia per l’impunità
Nel quadro dellinchiesta concernente le sevizie perpetrate ad Abu Ghraib, due soldati appartenenti a sezioni militari diverse si accusano a vicenda. Lo ha reso noto ieri mattina un articolo del Los Angeles Times.
La ricusa della colpevolezza
Si è dunque acceso lo scontro tra i servizi informativi e la polizia militare in relazione alle responsabilità per le torture compiute dai propri uomini nellormai tristemente celebre carcere di Baghdad.
Interrogati separatamente, il colonnello Thomas M.Pappas della 205ª brigata dintelligence dellesercito e il capitano Donald J.Reese della 372ª compagnia della polizia militare si sono difesi mettendo in rilievo le deficienze dei collaboratori appartenenti al reparto oggigiorno giuridicamente avverso.
Quanto al primo partito dal presupposto che la privazione dei vestiti in ambito detentivo risulta essere una pratica "inappropriata" ha affermato sotto giuramento di aver personalmente ordinato alle guardie carcerarie dirette da Reese di "ridare gli indumenti ai prigionieri".
Da parte sua, il capitano ha asserito che una volta giunto ad Abu Ghraib è rimasto stupito nel vedere un gran numero di reclusi completamente nudi e che "gli fu detto che si trattava di una tattica dei servizi informativi militari impiegata per metterli a disagio". Reese ha poi aggiunto: "Molte persone dal grado superiore al mio camminavano lungo quellala del carcere e nulla fu mai fatto osservare a proposito di tale situazione. Mi venne detto che era ok, che non vi era niente dillegale o di sbagliato".
Lanarchia organizzativa
Il clima di anarchia che regnava ad Abu Ghraib è stato sottolineato dai due testimoni oculari in questione. Pappas ha infatti ammesso che non vi era alcuna "procedura stabilita" che spiegasse come i membri della polizia militare i quali non capivano "chi era responsabile della missione di guardia" dovessero lavorare agli ordini dellintelligence.
Reese, invece, ha sollevato dei dubbi circa la reale competenza di un suo subalterno il caporale Charles A.Graner, attualmente sotto corte marziale che "metteva costantementene in discussione le consegne e le richieste dei superiori". In merito, va ricordato che egli era soprannominato dai propri commilitoni il ribelle e che secondo quanto affermato da Reese in qualità di guardia carceraria civile in Pennsylvania aveva già avuto dei problemi legati ad abusi.
Linchiesta concernente le torture inflitte ai prigionieri di Abu Ghraib rivela quindi lestrema disorganizzazione in seno alle truppe statunitensi impegnate in ambito detentivo. Essa è simbolizzata dalla nomina a responsabile delle carceri irachene del generale riservista Janis Karpinski, restato in carica dal giugno 2003 al gennaio 2004.
A tale proposito, è opportuno rilevare che lunico ufficiale in comando di sesso femminile nella zona di guerra non aveva avuto nessuna esperienza nel quadro di strutture dimprigionamento. La sua incompetenza è del resto emersa nel corso di unintervista pubblicata il 14 dicembre scorso dal quotidiano americano St.Petersburg Times, durante la quale il generale asserisce in relazione ad Abu Ghraib quanto segue: "le condizioni di vita ora sono migliori che a casa. [I reclusi] non vorrebbero andarsene".
Nel frattempo, il New Yorker magazine ha annunciato di essere in possesso di un video girato dai militi statunitensi che documenta la sodomizzazione di alcuni giovani ivi rinchiusi.
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