"L'Auditel era il nostro incubo cosi' lo abbiamo imbrogliato"
Sant'Oreste, paesino vicino Roma, 3500 abitanti. Il telefono squilla in casa Capelli e Benedetta risponde. "Pronto e' la signora Adria Abballe?", chiede una voce maschile; "No, sono la figlia, dica pure...". Inizia cosi' l'avventura tragicomica di una famiglia-campione Auditel. E' un giorno dell'ottobre 2001, Benedetta 27 anni, aspirante giornalista, laureata in Lettere, resta incuriosita da quella telefonata: un operatore dell'Agb Italia le propone di entrare nel circolo esclusivo delle persone che scelgono la tv per tutti gli italiani. Ne parla con i genitori, Renzo, 64 anni, dirigente in pensione della Provincia di Roma, ed Adria, 61 anni, titolare di un bar, e poi con la sorella Tiziana, 30 anni sposata, che abita nei pressi.
Benedetta vorrebbe accettare, da poco in casa hanno comprato il decoder per la tv satellitare, e dunque perche' negarsi quest'altra possibilita' di avere anche il meter, tanto non costa nulla, non incide sui consumi di elettricita' e di telefono, come le ha spiegato l'operatore. Chissa' come ci hanno scelto? Sara' perche' - pensa Benedetta - Abballe, il cognome di mamma, e' il secondo sull'elenco del telefono, mentre il primo e' di una vecchietta, e a Sant'Oreste gli serviva una sola famiglia, L'operatore intanto richiama e Benedetta fissa un appuntamento.
Questa volta squilla il campanello, Benedetta apre la porta ed entrano un tecnico ed un signore che inizia a fare domande sulla famiglia, come vivono, cosa comprano, quanti televisori hanno e quanta tv vedono ogni giorno?.. A dire il vero i Capelli non hanno ancora preso la decisione, ma il tecnico comincia a montare due meter, uno in salotto e l'altro in camera di Benedetta, che accetta contenta, mentre il papa' e' perplesso ma la mamma ha gia' scelto il regalo che l'Auditel offre alla famiglia per il disturbo, un frullatore, che arriva pero' dopo molti mesi, con gran delusione di Adria, che sperava anche di ricevere gli altri regali promessi per gli anni a seguire, e che invece non sono mai arrivati.
Cosa e' successo dopo quel giorno?
"E' successo che ci siamo comportati davvero male. All'inizio l'unica convinta di assumere quell'impegno ero io, papa' non ci ha mai creduto e questo incarico l'ha sofferto da subito e mamma invece ha assecondato la mia scelta senza farsi troppi problemi".
Che vuol dire?
"Per circa sei mesi ho cercato di fare il mio dovere, quando accendevo la tv mi registravo sul telecomando collegato al meter, ma devo dire la verita' che se mi allontanavo certo non riprendevo il telecomando per segnalare che andavo via per poi registrarmi di nuovo quando magari tornavo dopo essere stata in bagno o in cucina a bere o aver risposto al telefono. E' impossibile pretendere tutto cio'. Capitava anche che in buona fede dimenticassi la tv accesa o che mi addormentassi mentre vedevo un programma. Non c'e' mica il tasto per chi dorme".
E i tuoi genitori cosa facevano?
"Beh papa' era seccato, per quella scritta che compare sul meter quando uno accende la tv e ti chiede "Chi e' presente?" e tu devi registrarti sul tuo tasto del telecomando, e se non lo fai la scritta continua a scorrere come un serpentone, finche' non rispondi e dopo un po' ti richiede "stesse persone"?, questa volta se non rispondi la scritta scompare, ma dopo un po' ricompare. Insomma una scocciatura. Mio padre era anche molto infastidito dalla luce della scritta, che lo distraeva dalla visione".
E allora cosa accadeva?
"Accadeva che io e papa' ci registravamo sulla tv del salone solo una prima volta, ma poi se papa' si spostava nella mia camera per vedere un programma diverso, li' si registrava con il tasto di mamma per non avere la doppia seccatura di segnalare due volte che si allontanava da un apparecchio e che ne accendeva un altro. E quindi alla fine risultavamo in tre a vedere la tv mentre eravamo in due. Insomma le avevamo scoperte tutte le scappatoie da veri sfaticati."
E la mamma che rapporto aveva con il meter?
"Lo ignorava, punto e basta. Tanto che dopo un po' di tempo ci e' arrivata una "letteraccia" dell'Auditel. Io mi sono un po' dispiaciuta ma mamma ha alzato le spalle e ha continuato fare come prima."
Cioe'?
"L'Auditel ci richiamava a fare il nostro dovere, perche' mamma i pomeriggi che era in casa accendeva la tv ma non si registrava e quindi la scritta 'Chi e' presente?' compariva per ore. Spesso la tv era accesa e nessuno la guardava, ma l'Auditel pretende che qualcuno si registri sempre. Mamma diceva che lei non aveva tempo da perdere per quello stupido aggeggio, tanto piu' che passati i primi mesi ci eravamo tutti resi conto che il sistema di rilevamento faceva acqua da tutte le parti. Cosi' anch'io ho preso gusto a prendermi gioco del meter".
Che cosa facevi?
"Tanto per cominciare se c'erano amici e parenti in casa a vedere la tv non li segnalavo mai, perche' era troppo fastidioso mettersi li' a spingere il tasto ospiti sul telecomando, e poi rispondere alla domande su quanti erano, che eta' avevano e pure se erano maschi e femmine. Ma figuratevi se uno sta guardando magari la partita di calcio e si perde un gol per indicare il sesso dell'ospite. Insomma, ho imbrogliato. Mi divertivo ad aggiungere o togliere pubblico a qualche trasmissione anche per motivi politici e ideologici. O semplicemente per antipatia verso un certo programma".
Ma non avete pensato di uscire dal campione?
"Certo che si', mio padre lo andava ripetendo al tecnico, un ragazzo di Viterbo, che ogni tre mesi circa tornava in casa nostra e armeggiava con un computer portatile collegato ai nostri meter".
Siete rimasti nel campione vostro malgrado per oltre 3 anni?
"Si' ogni volta papa' insisteva di togliere i meter ma il tecnico ce li lasciava e allora sono rimasti del tutto incustoditi, soprattutto dopo che un anno e mezzo fa sono andata via di casa e mi sono trasferita a Roma".
Avete avvertito l'Auditel di questo trasferimento?
"No, ormai l'Auditel lo subivamo e basta."
Che giudizio dai di questa esperienza?
"Assolutamente negativa, e pensare che io ero partita con le migliori intenzioni, ma questo rilevamento e' proprio inaffidabile. Noi tutti in casa, volontariamente o no, siano stati dei mistificatori. Ma ora con l'Auditel abbiamo chiuso".
(27 luglio 2004)
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