I Democratici e le loro Convenzioni: Il Candidato Kerry

2 agosto 2004
ALEXANDER COCKBURN (trad. Melektro)

Ho provato a gridare "Kerry - Edwards" mentre me ne stavo affacciato sul giardino di casa. Il gatto ha sbadigliato e i fiori si sono piegati. I Democratici tutto questo lo sanno molto bene nei loro cuori. Provate solo a rimproverarli della triste monotonia di cui Kerry si fa portavoce, cosi' tanto rievocativa di una fredda zuppa di pesce e verdura o di un Weeping Ed Muskie e la reazione che si ottiene sono le mani alzate e il lamento petulante, "Non voglio sentire una sola parola contro Kerry!" E' stato come se il candidato Democratico fosse stato seppellito, fino al momento della resurrezione come presidente, in un sepolcro presieduto da una guardia d'onore della 'National Organization of Women', il AFL-CIO, la 'League of Conservation Voters', i 'Taxpayers for Justice' e il NAACP. Aprire prematuramente la tomba per farvi entrare l'ossigeno della vita e della critica significa commettere una intollerabile blasfemia contro proprieta' politica. Nel mezzo delle contaminazioni del nostro sistema politico e dell'intero crollo del serio dibattito politico fra i liberali e la maggior parte della sinistra, il candidato Democratico si trasforma in una sorta di Qualunque Hegeliano, come nel caso del 'Chiunque - Ma'.

La candidatura di Kerry nel 2004? Nel ruolo dello stimolante candidato, persino di uno i cui sondaggi hanno predetto all'inizio dell'estate 2004 che molto probabilmente finira' alla Casa Bianca, Kerry e' una persona che non funziona, un ancor piu' evidente fiasco politico di quello che fu Michael Dukakis e per di piu' molto meno attraente, a causa del suo freddo snobismo. I suoi tre mandati nel Senato degli Stati Uniti non hanno lasciato quasi alcuna traccia di interesse, se non ai propagandisti di Karl Rove, desiderosi di trasformare questa figura assolutamente convenzionale in un radicale sedizioso, fortemente risoluto a far chiudere i battenti al Pentagono. Un esperto ufficiale che e' parte di uno dei comitati militari per gli stanziamenti ha parlato con me di Kerry descrivendolo con forte disapprovazione come "Il senatore fantasma; in questi ambienti lui non conta."

Durante i primi giorni della sua carriera Senatoriale, Kerry era andato in prima pagina con le udienze sullo scandalo Contra - CIA del contrabbando di droga e sulla BCCI, la corrotta banca Pakistana legata alla CIA. Ma alcuni degli anziani del Senato devono avergli subito detto di prendersi maggior cura dei suoi atteggiamenti perche' i latrati del cane da guardia si erano bruscamente interrotti.

In gran parte Kerry si offre solo come un responsabile piu' competente dell'agenda di Bush, una mano piu' ferma sul timone dell'Impero. Il suo pedigree e' immacolato. E' stato uno dei membri fondatori del Consiglio di Direzione Democratico (Democratic Leadership Council), il gruppo di neoliberali che ha cercato di rimodellare il partito Democratico come una entita' pro-business e dominata dai falchi, con la presenza di una zona piu' morbida solo per quanto riguarda l'aborto - essenzialmente solo una versione piu' avara dei Repubblicani di Rockefeller. Kerry ha sostenuto entusiasticamente entrambe le guerre di Bush e nel giugno del 2004, al momento stesso in cui Bush faceva intravedere un certo desiderio per il ritiro, il senatore ha richiesto un nuovo contingente di 25.000 soldati da inviare in Iraq, assieme ad un piano destinato all'esercito degli Stati Uniti affinche' rimanga trincerato in Iraq per almeno altri quattro anni.

Kerry ha sostenuto il Patriot Act senza riserve o persino senza troppa contemplazione. Affinche' non giungiate a concludere che questa e' stata solo una momentanea aberrazione fatta scintillare dall'isteria post - 11 Settembre, considerate il fatto che Kerry ha anche votato a favore dei due predecessori del Patriot Act introdotti durante l'era Clinton, ossia il 'Crime Bill' del 1994 e il 'Counter-Terrorism and Effective Death Penalty Act' del 1996.

Anche se, una volta che la nomina a candidato era stata assicurata, lui si e' regolarmente lasciato andare ad atteggiamenti da gigione posando in foto opportunistiche con i baroni del mondo sindacale, Kerry ha votato per il NAFTA (North American Free Trade Agreement), la WTO (World Treaty Organization) e virtualmente per ogni altro patto commerciale ammazza - lavoro che e' giunto all'attenzione del Senato. Ha sollecitato, per poi conquistare, l'approvazione e il sostegno di quasi ogni associazione della polizia presente a livello nazionale, facendo regolare richiesta per altri 100.000 poliziotti da sguinzagliare nelle strade e perfino per sanzioni penali piu' dure contro i crimini che non abbiano avuto vittime. Ha rifiutato di riconsiderare il suo fervido sostegno alla folle guerra contro chi fa uso di stupefacenti, che ha distrutto intere famiglie e ha ingorgato le nostre prigioni con piu' di 2 milioni di persone, molte delle quali giovani uomini di colore, che le leggi draconiane sulla droga hanno specificatamente bersagliato senza alcuna pieta'. Kerry ha poi sostenuto la razzista pena di morte e le sentenze obbligatorie minime.

Come Joe Lieberman, Kerry ha venduto se' stesso sul mercato come una persona culturalmente molto pudica, rimproverando regolarmente i teenager per il tipo di vestiti che indossano, la musica che ascoltano e i film che guardano. Ma neppure Lieberman e' stato capace di andare tanto lontano come ha fatto Kerry, che e'arrivato al punto di sostenere il 'Communications Decency Act'.

Fortunatamente, persino una Corte Suprema come la nostra ha avuto il buon senso di abbattere questa legge, sentenziando che la stessa aveva violato calpestando il Primo Emendamento. Tutto questo e' un prezzo standard per i Democratici contemporanei. Ma Kerry e' andato sempre piu' in la' di tutti. Il senatore ha pure votato in maniera cruciale a favore della legge di Clinton che ha smantellato il welfare a favore delle madri povere e dei loro bambini.

Il percorso di Bush verso la guerra e' stato reso facile dai Democratici, che nel migliore dei casi sono rimasti passivi e nel peggiore si sono resi profondamente complici. Il Leader della Camera Dick Gephardt e il senatore Joe Lieberman erano corsi velocemente alla Casa Bianca per levarsi in piedi a fianco di Bush in un raduno a favore della guerra al Rose Garden, dove si erano impegnati a fornire il loro appoggio all'invasione dell'Iraq. Come John Kerry, anche il candidato alla vice-presidenza Edwards si era schierato a favore della guerra. E cosi' aveva fatto il resto della direzione Democratica.

La maggior parte di loro non ha neppure espresso alcun rincrescimento per la scelta fatta. Si consideri per esempio il leader della Maggioranza al Senato Tom Daschle. Quasi un anno dopo che la guerra era stata lanciata, dopo che ogni pretesto che la giustificava si era dissolto nel nulla e l'esercito degli Stati Uniti si trovava impantanato in un'occupazione sanguinosa e senza speranza, Daschle si era detto soddisfatto dei progressi nella guerra.

La prestazione e la personalita' di Bush sono state impresse ben oltre la semplice caricatura da dozzine di aggressori furiosi, che sono culminati nel Fahrenheit 9/11 di Michael Moore, l'offerta piu' preziosa fatta alla campagna dei Democratici. In queste pagine non c'e' bisogno di approfondire i particolari relativi all'incombenza spaventosa e mortale di Bush. Basti dire che ha guadagnato la sua fortuna e la sua presidenza in maniera disonesta. La rinascita ufficiale in Cristo non lo ha condotto, lui, un ex peccatore, alla pieta' ma piuttosto allo spirito di vendetta. I geni e l'istruzione si sono trasformate in uno stufato Mendeliano di tutto cio' che e' il peggio e il piu' volgare nella antropologia delle elite del nordest Texano. Un occupante dell'Ufficio Ovale piu' limitato di lui e' molto difficile da ricordare o da concepire.

E' quindi stato ancor piu' impressionante, mentre il 2004 scorreva sbandando in avanti, contrassegnare la mancanza di esuberanza, la poverta' di aspettative che circolano fra i sostenitori di Kerry. Una sfida all'incombente piu' limitata di questa era obiettivamente molto difficile da concepire, e mese dopo mese, Kerry ha metodicamente deluso un collegio elettorale piu' liberale di quanto non lo sia lui. In Aprile e' toccato al mondo del lavoro, ammonito che il compito principale di Kerry sara' quello di combattere il deficit. In Maggio e ancora in Luglio e' stato il turno delle donne, informate che il candidato condivide con la lobby anti-aborto il suo punto di vista riguardante il rapporto fra la concezione e l'inizio della vita e che sara' preparato anche a nominare giudici che non sono favorevoli alla libera scelta. In Giugno ad essere sotto tiro sono state invece le legioni pacifiste, con le quali Kerry si e' impegnato ad altri quattro anni di occupazione in Iraq.

Trentotto anni fa Martin Luther King veniva fischiato ad un meeting di massa a Chicago. Piu' tardi, mentre giaceva sul letto insonne, aveva capito il perche':

"Per dodici anni io, ed altri come me, avevamo fatto alla gente radiose promesse di progresso. Avevo predicato loro il mio sogno. Gli avevo parlato del giorno non troppo distante in cui avrebbero conquistato la liberta', 'tutta, qui ed ora.' Li avevo invitati ad avere fede nell'America e nella societa' bianca. Le loro speranze erano cresciute. Ora stavano fischiando perche' sentivano che non potevamo mantenere le nostre promesse. Fischiavano perche' li avevamo esortati ad avere fede in gente che aveva troppo spesso dimostrato di non essere degna di alcuna fiducia. Ora erano ostili perche' stavano guardando il sogno, che avevano accettato cosi' prontamente, trasformarsi in un incubo."

King, come scrisse a quel tempo Andrew Kopkind, citando quel passaggio, era stato messo da parte dal suo tempo e lo sapeva. Quasi quaranta anni piu' tardi i tempi, e i bisogni dell'America, hanno messo molto, ma molto da parte, lo stesso partito che in quel momento di disperazione a Chicago King aveva visto come il traditore di cosi' tante speranze. Il compito creativo ci chiama adesso con un cenno, verso campi di battaglia molto piu' emozionanti del designato "spazio di protesta", sanzionato e sorvegliato dai poteri che sono.

Questo saggio e' preso dal nuovo libro di Counterpunch sulle elezioni del 2004, Dime's Worth of the Difference: Beyond the Lesser of Two Evils.

Note: Tradotto da Melektro - A Cura di Peacelink

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