Elezioni USA

"Lavorare per il cambiamento: ora"

Un'intervista con George Monbiot
19 ottobre 2004
Di Alan Maass

La maggior parte della sinistra, in Usa e nel mondo, e' salita a bordo del carrozzone "Chiunque tranne Bush". Dicono che altri 4 anni di Bush sarebbero una minaccia catastrofica, cosi' chi si oppone alla guerra e all'ingiustizia deve turarsi il naso e votare per "il male minore", John Kerry, senza curarsi di quanto quest'ultimo sia vicino a Bush. Le voci del dissenso, coloro che hanno affermato la necessita' di appoggiare un'alternativa di sinistra contro il corrotto sistema bipartitico, sono stati pochi.

Uno di loro e' George Monbiot, una figura di punta nel movimento per la giustizia sociale. Monbiot e' un editorialista del giornale britannico che guarda a sinistra, The Guardian, ed e' autore di numerosi libri, incluso "The Age of Consent: A Manifesto for a New World Order" (L'era del consenso: Un Manifesto per il Nuovo Ordine Mondiale). Monbiot ha parlato con Alan Maass del Socialist Worker del suo appello agli attivisti affinche' vadano oltre le pressioni a votare per "il male minore invece che il peggio", e al contrario appoggino la campagna presidenziale del candidato indipendente Ralph Nader.

Maass: La sua analisi delle elezioni 2004 comincia dalla convinzione che il sistema politico in Usa sia antidemocratico e corrotto. Ci potrebbe dire perche'?

E' un sistema profondamente corrotto, e, molto semplicemente, e' stato corrotto dalle grandi societa' e da ricchi individui. Cio' che hanno fatto e' trasformare il sistema da democrazia in plutocrazia, per cui gli unici candidati che hanno una possibilita' di essere eletti sono quelli che fanno cio' che "big money", il denaro e i grandi interessi degli affari, gli dicono di fare. Se non fanno cio' che le ragioni del denaro gli dettano, non avranno fondi sufficienti e cosi' non saranno in grado di vincere un'elezione presidenziale.

E' una forma di corruzione e di annientamento della democrazia cosi' ovvia che chiunque creda nel valore della democrazia senza dubbio sara' anche convinto della necessita' di un altro principio: eliminare il denaro dalla politica.

Mi sembra che la riforma piu' diretta e necessaria nella politica Usa, e del resto anche nella politica di molte nazioni nel mondo, sia di bandire i finanziamenti privati ai candidati e ai partiti. I finanziamenti per tutti i candidati dovrebbero essere piccoli, con dei limiti, e dovrebbero essere forniti dallo stato.

Maass: Che cosa direbbe a quelle persone che sono d'accordo con cio' che lei dice sui problemi del sistema politico, ma pensano che queste elezioni siano un'altra faccenda, e che si debba sconfiggere Bush prima di poter intraprendere qualsiasi altra sfida?

Uno degli aspetti curiosi della politica americana e' il fatto che le riforme necessarie vengono sempre rimandate alle successive elezioni presidenziali. La gente e' d'accordo, quasi tutte le persone con cui parli e che credono nella democrazia, sono d'accordo che il sistema e' malato e deve essere cambiato. Ma tutti sembrano anche credere che possa essere cambiato in un qualche momento indefinito nel futuro.

E ogni volta che ci si avvicina alle elezioni presidenziali, la gente dice: "Bene, il candidato opposto, quello repubblicano, e' cosi' terribile che dobbiamo votare per i democratici per evitare che quello la', che e' ancora peggio, vada al potere." Alla gente non piace la politica che i democratici portano avanti. Non gli piace il fatto che John Kerry, o chi per lui, porti avanti un programma che e' solo una pallida versione di quello repubblicano, e non gli piace il conseguente perpetrarsi di questo sistema profondamente corrotto.

Ma dobbiamo votare per il candidato che non e' gran che', altrimenti quello terribile prendera' il potere. Allora gli dici: "E dunque, cosa avete intenzione di fare per questo sistema corrotto?" E loro rispondono che dovranno aspettare fino alle prossime elezioni." E si va avanti cosi'. E i cambiamenti politici che sarebbero necessari sono costantemente rimandati in un futuro indefinito.

Al contrario, tutte le mie esperienze da attivista politico mi suggeriscono che se vuoi il cambiamento, devi cominciare a lavorare per quel cambiamento adesso. Una volta che hai accettato l'idea di rimandare il cambiamento o la lotta alle prevaricazioni riguardo al cambiamento, allora quel cambiamento sara' rimandato per sempre. Non si arriva mai al momento in cui si riesce a dire: "Ora dobbiamo agire".

C'e' solo un tempo per l'azione politica, e quel tempo e' ora. Se intendi cambiare un sistema, devi cominciare a lavorare su quel sistema dal punto in cui ti trovi ora, non immaginare che qualche generazione futura lo fara' a tuo nome. In politica le cose semplicemente non funzionano cosi'.

Ho trovato che anche da questa parte dell'Atlantico, e perfino all'interno del The Guardian, la gente e' molto riluttante a dire: "Vota per qualcuno per cui vuoi votare" e preferisce dire "Vota il "male" per evitare il "peggio". E c'e' quest'idea diffusa che Bush appartenga quasi ad una specie diversa da
quella dei comuni mortali.

Ora, non c'e' dubbio che Bush e in particolare le persone che lo circondano siano uomini estremamente pericolosi. Hanno delle idee veramente singolari sul mondo, e hanno un senso della realta' completamente distorto quando si parla di politica estera. Non c'e' dubbio alcuno riguardo a tutto questo. Ma non c'e' dubbio neanche sul fatto che cio' che essi rappresentano sia una tendenza in politica estera che e' nata ben prima di loro, e che Kerry sembra determinato a perpetuare.

Maass: C'e' un'ulteriore teoria della sinistra a proposito dell'atteggiamento "Chiunque tranne Bush" secondo la quale le elezioni 2004 sono un referendum su Bush e la sua "guerra al terrore"; e se Bush fosse rieletto, la gente in giro per il mondo considererebbe il fatto come "Il popolo americano" che ha ratificato le guerre di Bush. Come risponderebbe a questo argomento?

C'e' una parte di verita' in questo. Ma la questione riguarda ben piu' di un solo uomo: investe un intero sistema politico. Se non ci fosse Bush a fare le cose che fa, ci sarebbe qualcuno molto simile a lui a farle. Infatti, lo stesso Kerry ha detto che se fosse stato presidente a quest'ora avrebbe invaso l'Irak. Kerry ha chiarito che avrebbe comunque dato a Bush l'autorita' di andare in guerra, pur sapendo cio' che sappiamo oggi.

Basta mettere insieme tutti questi elementi, e a me sembra abbastanza evidente che e' necessario votare per qualcosa di piu' che soltanto per liberarsi di un candidato. Bisogna votare per cambiare il sistema. Certo, posso immaginare che la gente reagirebbe con stupore ad una rielezione di Bush, se dovesse accadere.

Ma posso anche immaginare che la gente vedrebbe l'America come un luogo profondamente pericoloso e spiacevole se Kerry, l'alternativa a Bush, prendesse il potere e facesse esattamente le stesse cose che faceva Bush durante la sua presidenza. Allora la gente penserebbe: "Bene, non e' Bush, e' proprio l'America che e' il male. Dobbiamo attaccare l'America".

Questa e' senza dubbio la conclusione che la gente trarrebbe. Se la gente puo' rinfacciare ad un solo uomo l'invasione dell'Irak, allora puo' anche affermare che non sono gli americani in generale ad essere il problema. Ma se gli americani cambiano il loro presidente e il sistema politico funziona esattamente allo stesso modo di prima, allora la loro conclusione sara' ovviamente che il problema sono gli Americani e l'America.

Ma io non voglio che arrivino a questa conclusione. Io voglio che la gente arrivi alla conclusione che un problema politico c'e', ma la causa non e' il popolo americano, bensi' l'oscuramento della democrazia. Ora, perche' questo accada, perche' gli americani riescano a dimostrare cio' al resto del mondo, devono istituire un nuovo sistema .

Maass: Ralph Nader ha sofferto ogni genere di diffamazione durante questa campagna elettorale, comprese le accuse da parte di suoi vecchi sostenitori nella campagna del 2000, secondo cui lui sarebbe un egoista cui non importa nulla dello sviluppo del movimento per il cambiamento. Qual e' la sua opinione su Nader?

Nader non e' perfetto. Chiunque tenti di diventare presidente, beh, e' chiaro che deve avere un ego piuttosto sviluppato. Io non credo che sia puro come la neve. Ma credo che sia di gran lunga migliore di tutti gli altri, e che creda effettivamente nelle idee che sostiene. Oggigiorno questo e' gia' un fatto raro in politica. Normalmente il candidato di un partito fa solo cio' che e' politicamente conveniente, e cio' che di fatto e' obbligato a fare dalla struttura del suo partito. Nader ha il vantaggio di non avere una struttura di partito. Non deve sottostare a nessuno, e puo' stabilire da se' la proprie posizioni politiche.

Nader e' stato fedele a cio' in cui crede. Si puo' obiettare sui suoi metodi, e posso dissentire su alcune delle sue posizioni, infatti non sono d'accordo con tutto cio' che sostiene, sebbene sia convinto che molto di cio' che afferma abbia effettivamente senso. Ma certamente non si puo' mettere in dubbio il suo coraggio politico. E' un uomo convinto delle sue idee, ed ha tenuto fede alle sue convinzioni.

Ecco un uomo che ha sfidato la Anti-Defamation League (Lega Anti-Diffamazione). Non conosco la politica Usa cosi' bene come dovrei, ma non riesco a pensare a nessun'altra figura politica di rilievo negli Usa che abbia avuto abbastanza coraggio da sfidare la Anti-Defamation League, e di dire che non e' giusto che chiunque critichi la politica israeliana debba essere targato come anti-semita.

Maass: Alcuni a sinistra credono che non ci sia nulla da guadagnare dalle elezioni politiche, e che dovremmo concentrare tutti i nostri sforzi su una riorganizzazione radicale. Lei che cosa pensa?

Non possiamo voltare le spalle al processo elettorale. Penso che sia una falsa dicotomia quando si dice che o vai a votare, e quindi prendi parte a questo processo elettorale corrotto, oppure ti metti contro di esso. Dobbiamo fare entrambe le cose. Dobbiamo lottare dall'interno delle strutture che il sistema ti offre, e combattere contro di esse.

Mi sembra che quando un candidato viene effettivamente dalla sinistra, come Nader, fatto raro nella politica Usa, allora tutti coloro che fanno parte di quelle aree politiche che lui sostiene dovrebbero lottare al suo fianco. Non dovrebbero combattere contro di lui, e non dovrebbero spendere il loro tempo parlandone male e diffondendo storie sulla sua persona, molte delle quali poi sono completamente false, allo scopo di abbatterlo e di portare avanti qualcuno che non e' altro che una copia di Bush.

Alan Maass scrive per il Socialist Worker. Questo articolo e' apparso per la prima volta sul sito web del Socialist Worker: http://socialistworker.org

Traduzione di Paola Merciai – A Cura di Peacelink

PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.26 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)