Media e società dell'informazione al Forum Sociale Europeo
In particolare la giornata del 16 è servita a fare un po' il punto della situazione tra esponenti di Cris, Indymedia, Amarc, media comunitari e locali, ecc. Si è partiti dalla necessità di avere un livello europeo di discussione. E' in Europa, infatti, che si giocherà la partita futura dell'assetto mediatico continentale con tutte le ricadute sulla società che conosciamo.
Da più parti, però, è venuta la richiesta di un 'cordinamento' che non abbia funzione di rappresentanza, quanto di scambio e relazione. Esistono già molti siti e mailing list attive e, senza voler centralizzare rigidamente, si potrebbe cominciare col far circolare informazioni d'interesse generale tramite questi canali per stabilire delle collaborazioni. Infatti durante la discussione si sono citati progetti che già funzionano in questo senso.
Per esempio "Cross Radio Project" nei Balcani, collega alcune radio comunitarie serbe, bosniache e slovene che si scambiano formati e così favoriscono un dialogo interetnico in una situazione di post conflitto. Fuori dall'Europa c'è l'esempio dell'agenzia "Pulsar" in America Latina. Intorno a questa agenzia diversi media indipendenti di Stati diversi si scambiano notizie e agiscono come una vera e propria rete di solidarietà in caso di censure ed emergenze, ma anche come ambito di monitoraggio delle legislazioni nazionali.
I problemi sono sostanzialmente due. Quello linguistico, visto che non esiste un unico idioma e le traduzioni pongono un problema di risorse e la costruzione di piattaforme per fare un lavoro di advocacy nei confronti del parlamento europeo. Anche qui la discussione ha evidenziato una serie iniziative già avviate che potre essere utile sostenere insieme. Ad esempio la Piattaforma della Società civile verso il Summit sulla Società dell'Informazione (Tunisi 2005), insieme all'Associazione Il Secolo della Rete, l'Associazione Software Libero e la Rete Nazionale Ricercatori Precari ha elaborato l'appello "Per una Europa protagonista di una società dell'informazione sostenibile e incentrata sui diritti e sulla libera circolazione dei saperi" per tutti i candidati all'europarlamento per le scorse elezioni che contiene una serie di richieste concrete sulle quali impegnare ulteriormente tutti gli europarlamentati facendone anche delle traduzioni in altre lingue.
Ancora, lo scorso aprile è stato presentato a Pat Cocks, presidente
del parlamento europeo, un manifesto
sui media multiculturali, sul quale hanno lavorato per due anni i promotori
di "Online/More Colour in the Media"
insieme a rappresentanti del servizio pubblico radiotelevisivo di vari paesi
e alcune ong.
In Olanda, a fine settembre, c'è stata una conferenza su questo documento
che sancisce, tra gli altri, il diritto dei migranti di poter accedere alle
informazioni nella propria lingua. Questo documento ha bisogno, oggi, di un
sostegno allargato per essere sottoposto alla nuova Commissione e al nuovo Parlamento.
Dalla Francia, invece, arriva una possibile campagna riguardante un fondo a
sostegno dei media comunitari. E' infatti in vigore una leggere nazionale francese
che istituisce una tassa sugli introiti pubblicitari delle radio commerciali.
Il ricavato va ad un fondo che viene poi redistribuito tra tutti i media comunitari
che ne fanno richiesta. Questa legge è stata messa in discussione dal
governo francese in vista di una ridefinizione legislativa in linea con le regole
europee. I media comunitari francesi si stanno impegnando affinché questa
legge venga integrata anche a livello europeo e questo sarebbe un vantaggio
per tutti gli altri media comunitari continentali. Modelli simili sono applicati
anche in Ungheria con una specie di "8 per mille", in Svizzera con
un fondo governativo ed in Cile dove il fondo nasce dalla tassazione delle bollette
dell'energia elettrica.
Un'altra possibile campagna proposta è quella che si è aperta con la consultazione pubblica del Consiglio d'Europa (un organismo in rappresentanza di 46 stati europei) sulla politica dei media a livello continentale. La consultazione scadeva a fine agosto e una serie di mezzi di informazione indipendenti che si sono riuniti a Praga dal 10 al 13 Giugno, vi ha risposto con un documento al quale si può ancora aderire on line. Il processo istituzionale vedrà una prima valutazione pubblica di tutti i "paper" giunti al consiglio il prossimo 5 Novembre in vista di una riunione di tutti i ministri della comunicazione interessati programmata a Kiev dal 10 all'11 Marzo 2004 per la "7a European Ministerial Conference on Mass Media Policy". Per quella occasione si è deciso di verificare la possibilità di preparare un forum alternativo della società civile ed in questo senso si stanno stabilendo alcuni contatti con media indipendenti e le reti sociali locali cercando, contemporaneamente, di coinvolgere altri soggetti interessabili nel resto d'Europa per dare voce ad una serie di richieste. Il manifesto ne elenca alcune che sono risultate essere convergenti con altre fatte da altri soggetti che hanno partecipato alla consultazione pubblica. Ad esempio il riconoscimento del terzo settore audiovisivo come "servizio pubblico" con un fondo a sostegno e la definizione dello spettro delle frequenze radio-televisive come risorsa naturale che non può essere venduta e deve essere gestita per il bene della collettività.
Da questo punto di vista ci sono da segnalare, per l'Italia, due iniziative. La prima riguarda la nascita di un tavolo promosso dall'Assostampa romana e da due giornaliste in particolare: Antonella Marrone e Giovanna Rossiello. Il nome è Me/So (Media e Società), vi aderiscono giornalisti e giornaliste provenienti da testate diverse, e si occuperà anche di rimettere in discussione il contratto di servizio della RAI di prossima privatizzazione. Mentre a Londra era in corso il Forum Sociale Europeo, di questi temi si è occupati anche al "Convivio dei Popoli" (è disponibile anche un video qui) di Riccione che quest'anno trattava il tema dell'informazione di pace.La seconda è di Megachip che ha aperto una sezione d'inchiesta in vista di una campagna sulla privatizzazione della Rai.
Tutto il dibattito è stato attraversato da un confronto tra due punti di vista. Quello di chi vuole coinvolgere su questi temi un ambito istituzionale da sensibilizzare sulle problematiche come la concentrazione mediatica, il diritto alla privacy e alla sicurezza, la libertà di parola e di pensiero. E quello di chi sostiene la necessità di operare per un potenziamento delle reti locali, dei media comunicari, con un approccio autorganizzato e indipendente. Sono stati citati numerosi casi. Ad esempio, ha fatto notare una ragazza del Mali, in Africa i media locali sono spesso determinanti all'interno delle comunità. Dall'altra parte, hanno fatto notare alcuni mediattivisti di Indymedia, la vicenda del sequestro degli hard disk del loro server in un paese come la Gran Bretagna dimostra che spesso i problemi di cui si discute vengono posti proprio a livello governativo.In tutti i discorsi è emerso, comunque, il problema di come coinvolgere maggiormente l'opinione pubbblica e, perfino, molti settori del movimento su questi temi. Steve Buckley di Amarc ha lanciato l'idea di prendere due o tre punti. Ad esempio una campagna di attenzione sul processo di riforma delle legislazioni in campo mediatico con una particolare attenzione all'Italia. E' stato presentanto anche il caso Tailandese con dei paralleli, a proposito di conflitti d'interesse tra media e politica, piuttosto espliciti. I prossimi appuntamenti di discussione potranno essere ad Halle, in Germania, all'incontro tra le radio comunitarie del 5 Novembre e nell'assemblea di Amarc in Marocco per fine novembre
Marco Trotta
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