I media che vorrei
Comunicato stampa
Nota sintetica per la stampa
La televisione. Non è vero che la Tv sia accesa sempre in maniera indiscriminata e passiva; ci sono segnali importanti che fanno capire come il rapporto italiani-Tv stia evolvendo verso un uso più maturo e individuale. La maggioranza, infatti, se deve accendere la Tv lo fa per un motivo preciso, determinato dalla scelta consapevole, mirata, di vedere: un programma preferito (34%); il telegiornale (27%); o un film (8%).
L'uso indiscriminato e passivo di una Tv "sempre accesa" riguarda appena il 10% dei telespettatori; e solo una minoranza, pari al 21% dice di accenderla "senza un motivo preciso". Ma un indicatore ancora più importante di una maturazione dell'uso del mezzo è il fatto che il 42% se dopo aver acceso la Tv si accorge che non c'è nulla che gli piace, la spegne. Il 21% la lascia accesa solo come sottofondo o compagnia (7%), mentre un altro 21% dice di guardare comunque quello che passa in Tv.
Per quanto riguarda l'informazione televisiva: sono circa il 31% gli ascoltatori di un unico Tg, preferito a tutti gli altri, mentre il 26% ne guarda diversi; il 22% non si perde i titoli, e li segue solo se vi sono notizie interessanti; infine, coloro che si accostano ai Tg solo in concomitanza di eventi significativi sono il 15%.
Sull'unico vero caso televisivo degli ultimi anni, i reality show, gli italiani appaiono abbastanza divisi: innanzitutto il 37% dice di non vederli e il 25% di non sopportarli, ma è curioso, nell'incrocio dei dati, scoprire che c'è un 17% che pur non sopportandoli non dice per questo di non vederli. I motivi per cui vengono seguiti dagli spettatori appaiono articolati e abbastanza lucidi: il 15% li vede perché "dopo un po', si affeziona ai protagonisti", il 14% perché "sono divertenti anche se so che sono finti", un altro 14% li segue "solo se ci sono persone simpatiche", il 12% li vede "perché tutti ne parlano", ed infine una piccola minoranza, pari al 2,5%, costituita per lo più da giovani, donne, poco scolarizzate, dice di vederli perché gli "piacerebbe parteciparvi".
La Tv satellitare. Si percepiscono ancora ostacoli ad una sua più larga diffusione. Di natura economica, perché, fra chi non è abbonato, per il 42% il costo dell'abbonamento, e per il 30% la spesa di antenna e decoder, costituiscono un vero e proprio freno. Ma anche di natura, per così dire, culturale e di offerta, perché il 21% non si abbona, poiché "ha già molti canali nella Tv tradizionale"; il 13% dice che i suoi "programmi preferiti sono nella Tv generalista", e il 12% ritiene che non ci sia un'offerta interessante. Tuttavia il ruolo di questo media si delinea essenzialmente come alternativa alla Tv tradizionale/generalista, dato che, fra coloro che sono abbonati, le motivazioni principali sono: "avere alternative alla Tv tradizionale" (40%), "perché l'offerta è migliore rispetto alla Tv tradizionale" (28%), "c'è meno pubblicità" (24%) o, persino, "la qualità delle immagini è migliore" (22,%).
La radio. Si conferma ancora una volta nella sua vocazione musicale, giovanile e amicale. Si ascolta essenzialmente per la musica che trasmette (50%), e ciò soprattutto fra i giovani (67%); ed anche con una fidelizzazione significativa con l'emittente, dato che il 30% dice che la sua radio è quasi sempre sintonizzata sulla sua stazione preferita. Quello che irrita di più sono le interruzioni pubblicitarie (22%) e l'aumento del volume quando c'è la pubblicità (20%).
I quotidiani. Nessuna novità, purtroppo, sul piano della diffusione, che resta sostanzialmente stabile, ma qualche indicazione precisa sul loro ruolo imprescindibile nell'ambito dei media. I quotidiani vengono percepiti, da chi li legge, come uno strumento fondamentale "per capire le cose che accadono" (40%), e come "un'abitudine" difficile da interrompere (30%), talvolta contagiosa, dato che circa il 29% dice di leggerlo "perché qualcuno in casa lo compra".
Di un certo interesse sono anche le indicazioni su come dovrebbe essere il quotidiano ideale: facile da maneggiare (26%), meno costoso (24%), con articoli brevi (20%), ma anche, che sappia raccontare i fatti, non in maniera agguerrita e ansiogena, bensì con un tono pacato (18%); nonché poterlo ricevere a casa tutte le mattine (15%). Riguardo ai motivi di soddisfazione nella lettura dei quotidiani spicca fra tutti "l'aver trovato notizie che non c'erano in Tv" (25%).
I libri. Gli italiani hanno un pessimo rapporto con i libri, che non accenna ad evolvere significativamente. Più della metà non li legge, e meno di un terzo ne legge almeno tre in un anno. Le scelte di lettura vengono fatte in una sorta di circuito chiuso: si legge quasi sempre lo stesso genere (41%), o si segue un autore (38%), o un determinato tema (29%). Eppure non è un problema di costo, vi fa cenno solo il 18%. E nulla può anche la Tv, solo per il 5% ha importanza il fatto di averlo visto presentato. Il grande successo della diffusione di libri, a mezzo di giornali, di questi ultimi anni si tramuterà mai in un successo di lettura?
Settimanali e mensili. Non sono in cima alla graduatoria della diffusione dei media, perché sono rispettivamente al quinto e al settimo posto, ma possono contare sulla fedeltà di un pubblico di alto profilo, che li sceglie innanzitutto per i contenuti specifici (53%), per la ricchezza e originalità delle informazioni (28%), e per costante (18%) o irrinunciabile (35%) abitudine. Una insidia alla loro posizione nel panorama mediatico viene tuttavia da altri media, ovvero dalla Tv (14%), da internet (8%) e persino dal cellulare (2% in media, e 7% fra i giovani), i quali vengono percepiti come alternative di consumo alle riviste settimanali o mensili.
Internet. E' utile, è divertente, è unico, ma purtroppo è ancora percepito come "difficile", e ciò ne limita tuttora una diffusione più ampia di quella pur rapidamente raggiunta in questi ultimi anni. Le ragioni del successo sono connesse alla illimitata disponibilità di informazioni (40%), alla possibilità di aggiornamento in tempo reale sugli avvenimenti (23%), nonché alla unicità e specificità del mezzo (23%). Anche se presenti, come fattori di successo, appaiono minoritari gli aspetti di concorrenza con altri media (6%) e gli aspetti relazionali (13%). Le barriere all'uso sono riconducibili quasi esclusivamente "all'incapacità di usare un computer" (74%), e poi al fatto che semplicemente il pur mitizzato internet "non interessa" (12%); e non c'entrano niente gli spauracchi mediatici/planetari sui virus (indicati dal 2% scarso) o sulle insidie della pornografia (indicati da meno dell'1%). Fra gli ostacoli ad un uso più intenso, invece, da parte di chi già lo usa, si profila il costo della connessione (31%), la possibilità di essere aiutati in caso di difficoltà (20%), la certificazione/controllo dei contenuti (10%) e la velocità delle connessioni (10%).
Cellulari. In fondo sono la vera rivoluzione digitale di questi anni sul piano della diffusione dei consumi. Il fatto di poter essere "in contatto con chi voglio quando voglio" (82%), di "essere avvertiti tempestivamente delle cose a cui si tiene" (26%), di "permettere di organizzare la giornata" (17%), di "vivere più tranquilli" (14%), e persino di "non poterne fare a meno" (10%) sono le ragioni fondamentali dello straordinario successo fra gli italiani. Colpisce, tuttavia, lo scarso uso delle tante funzioni ormai disponibili sui cellulari: il 61% non ne sente il bisogno, il 22% ne teme i costi, e quindi oltre che telefonare e mandare sms si fa poco altro. Tuttavia, la penetrazione dei telefonini nei comportamenti di consumo ha raggiunto un punto tale da modificare il vecchio rapporto con il telefono di casa, e questa nuova situazione riguarda già il 64% degli italiani, perché: non hanno più la linea fissa (18%), la usano solo per connettersi a internet (5%), fanno meno chiamate (21%), ricevono meno chiamate (10%), mandano un sms invece che chiamare da casa (12%).
Questi dati derivano dal resoconto sintetico dei primi risultati del Quarto Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione in Italia, che viene presentato oggi a Napoli, presso l'Università Suor Orsola Benincasa, in collaborazione con Mediaset, Mondadori, Ordine dei giornalisti, Rai, Telecom Italia.
Allegati
I media che vorrei
124 Kb - Formato pdfCensis - Quarto Rapporto sulla comunicazione in Italia: "I media che vorrei" (resoconto sintetico dei primi risultati .pdf 125 kb) - Ottobre 2004
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