Newsletter di "La Voce" su concentrazione mediatica
Sommario
Nonostante lo sviluppo di nuovi mezzi di comunicazione, la
concentrazione nei media resta diffusa. Non solo da noi.
Aumentano i costi, e la concorrenza ammette solo pochi "vincitori". E i media
diventano uno strumento di pressione e propaganda politica…
Se non basta il mercato a garantire il pluralismo, occorre
limitare il numero di licenze in capo a uno stesso operatore. E non buttiamo
via la norma sulla par condicio: la deregolamentazione in un mercato molto concentrato
puo' generare gravi squilibri. Anche la concentrazione per la stampa
quotidiana e' piu' elevata di quanto potrebbe apparire: su scala locale
abbiamo molti monopolisti. E nella carta stampata esistono perfino meno strumenti
per frenare la concentrazione. Anche qui occorre pensare almeno in campagna
elettorale a una regolazione diretta, secondo criteri di par condicio.
Discutiamo ancora di elezioni. E' proprio v ero che in Italia
il centro non c'e' piu' e che per vincere le elezioni occorre puntare sulle
ideologie? A noi non risulta. E sulle elezioni americane, Stephen
Martin risponde a Francesco Giavazzi.
- Opinioni
Quando il mercato non salva il pluralismo
Michele Polo
Nonostante lo sviluppo di nuovi mezzi di comunicazione, i fenomeni di concentrazione restano molto diffusi. In Italia, ma non solo. Sono il risultato delle nuove modalita' di concorrenza. Che ammettono solo pochi "vincitori" per la forte lievitazione dei costi dei programmi strettamente correlata ai futuri ricavi dai proventi pubblicitari. Quanto ai singoli operatori, gli incentivi a coprire piu' segmenti di mercato sono ostacolati dal ruolo dei media come potente strumento di lobbying e dalla stessa identificazione politica dei gruppi di comunicazione. - Opinioni
Regole, monitoraggi e sanzioni
Antonio Nizzoli
In Italia il pluralismo politico in televisione e' regolato dalla legge sulla par condicio. Nelle recenti campagne elettorali si sono rivelati punti critici gli spazi dei soggetti politici nei telegiornali e nella cronaca e il comportamento corretto e imparziale dei conduttori nella gestione dei programmi. Ma la normativa attuale e' comunque una buona base. Non regolamentare questo campo significa infatti rischiare gravi squilibri. Soprattutto se le risorse delle emittenti sono molto concentrate e il controllo indiretto su quanto trasmesso quasi inevitabile. - Segnalazioni
Una regolamentazione per il pluralismo
Michele Polo
Il controllo sulla creazione di gruppi multimediali su uno stesso o su piu' mercati evita concentrazioni non giustificate dalle dinamiche concorrenziali. Per radio e televisione lo strumento piu' utile e' limitare il numero di licenze concesse a uno stesso operatore. Nella carta stampata esistono meno strumenti per frenare la concentrazione, spesso rilevante a livello locale. E poiche' per televisioni e giornali gli interessi espressi dalla proprieta' sono in parte ineliminabili, occorre pensare nelle fasi di campagna elettorale a una regolazione diretta, secondo criteri di par condicio. - Segnalazioni
La concentrazione nascosta
Marco Gambaro
Per valutare il grado di concentrazione nel mercato della stampa quotidiana, i dati di diffusione a livello nazionale non sono un indicatore corretto. La competizione avviene prevalentemente su scala locale e dunque e' piu' utile identificare il mercato di riferimento di ciascun giornale, ovvero l'insieme delle province nelle quali viene realizzata la maggior parte delle vendite. Si scopre cosi' che la concentrazione effettiva e' superiore a quanto comunemente si crede per la forte polarizzazione geografica della diffusione, anche dei cosiddetti quotidiani nazionali. - Segnalazioni
Centri, periferie e ideologie
Tito Boeri
E' necessario conquistare gli elettori di centro per vincere le elezioni? Sembra proprio di si'. Un sondaggio ripetuto nel corso degli anni mostra che in una scala sinistra-destra, fino al quaranta per cento delle persone si colloca al centro. E sono di centro gli elettori che mostrano maggiore mobilita' di voto da un'elezione all'altra. Ne' sembra esserci in Italia una polarizzazione del non-voto. Solo il dieci per cento di chi non ha votato o non intende votare si dice infatti di estrema destra o sinistra.
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