Gli Hezbollah si oscurano
Al-Manar, la tv del movimento sciita libanese Hezbollah, ha cessato ieri alle ore 15 le sue trasmissioni in Francia. «Abbiamo comunicato ad Arabsat la nostra decisione di cessare volontariamente la diffusione delle nostre trasmissioni attraverso il satellite Hotbird 4, gestito da Eutelsat, al fine di evitare un aggravio ulteriore della situazione», ha dichiarato il direttore per l'informazione di Al-Manar, Hassan Fadlallah. La decisione segue il pronunciamento del Consiglio di stato francese, che ha messo fuori legge Al Manar su domanda del Consiglio superiore dell'audiovisivo, l'authority di controllo, che nei prossimi giorni dovrebbe annullare la convenzione che aveva concesso a questa tv, che così, sulla carta, sarà bandita in tutta l'Unione europea. L'accusa è di « incitare all'odio e alla violenza per ragioni di religione o di nazionalità », in particolare con propositi antisemiti. Si tratta di una proibizione tutta simbolica, visto che è tecnicamente impossibile bloccare una tv trasmessa via satellite su un territorio nazionale e nemmeno su scala europea. In ogni caso, non c'è solo Eutelsat che trasmette Al-Manar: Arabsat ha i suoi propri satelliti che trasmettono principalmente verso il Maghreb e il Medioriente e che possono essere intercettati in alcune parti d'Europa, mentre Al-Manar è anche trasmessa via Newskies, un satellite olandese. Inoltre, Al-Manar è presente su Internet e qui non c'è legge nazionale che possa far funzionare una censura. Il «caso» Al-Manar nasce un anno fa, nel dicembre 2003, quando il presidente del Crif (Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia), Roger Cuckierman, denuncia al Consiglio superiore dell'audiovisivo la tv dell'Hezbollah, per aver trasmesso in ottobre e novembre un serial violentemente antisemita. Nel febbraio scorso, il primo ministro, Jean-Pierre Raffarin, aumenta i poteri del Csa, per permettergli di rivolgersi al Consiglio di stato per chiedere la messa la bando della tv. Ma Al-Manar fa finta di pentirsi e il Consiglio di stato non la proibisce. Il 19 novembre scorso, addirittura, il Csa firma la convenzione per la trasmissione sul terriotrio francese con Al-Manar. Ma la battaglia riprende, poiché il tono delle trasmissioni resta comunitaristico e fortemente anti-israeliano e anche anti-semita: non solo il Crif, ma anche la Licra e il partito socialista accusano il Csa di aver ceduto a diverse pressioni provenienti dal mondo arabo. Difatti, attorno al caso Al-Manar c'è stato un balletto di interferenze di ogni tipo. Mentre in Francia è paradossalmente l'azione del Crif che ha finito per dare notorietà a una tv che quasi nessuno conosceva e guardava, dal Libano sono arrivate minacce di ritorsione (messa al bando delle tv e delle radio francesi, censura dei giornali francesi), e l'Eliseo ha consigliato prudenza per evitare che nuova tensione con i paesi arabi abbia conseguenze negative sulla sorte dei due ostaggi francesi in Iraq, i giornalisti Christian Chesnot e Georges Malbrunot, non ancora liberati.
Al-Manar ha reagito molto violentemente alla decisione del Consiglio di stato: ha denunciato «la violazione della libertà di espressione e un pericoloso precedente nell'atteggiamento della Francia nei confronti dei merdia arabi». Secondo Al-Manar, il Consiglio di stato e il Csa agiscono sotto pressione «di Israele, in seguito alla campagna politica organizzata dalla lobby sionista in Francia». Al-Manar sembra ignorare che in Francia l'antisemitismo è reato: dei serial come Al-Shatat , una produzione siriana, costellato di affermazioni violente di rifiuto di Israele, sono fuori legge. Inoltre, le informazioni, diffuse anche in francese, fanno temere un incitazione all'odio comunitario, che già sta creando forti problemi in Francia, il paese occidentale dove vivono fianco a fianco il più gran numero di musulmani e di ebrei.
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