Cooperazione

Silicon Valley all'africana

Un laboratorio informatico collegato a internet via satellite. Cosi' 600 studenti di un liceo rwandese entrano in contatto con il mondo, grazie a un progetto dell'Mlfm. Perche' l'Africa ha fame si, ma di conoscenza.
Gianfranco Elia e Stefano Scotti (del Centro Metid del Politecnico di Milano)
Fonte: Volontari per lo sviluppo - dicembre 2004

Copertina "Volontari per lo Sviluppo" - Dicembre 2004

Si chiama digital divide, divario digitale. Ma si potrebbe anche dire l'informatica che divide. Perche' e' proprio questa la sensazione che si ha viaggiando tra Africa ed Europa, due continenti a velocita' completamente diverse nell'ambito delle tecnologie. L'Europa, e piu' in generale il mondo occidentale, che costruisce e utilizza prodotti, applicazioni e servizi digitali sempre piu' evoluti, ai quali la gente si abitua e ne diventa dipendente. E dall'altra parte l'Africa, che di tutte queste cose ne fa a meno.

Muhura Valley
Un divario, quello tecnologico tra Nord e Sud del mondo, che cresce col passare del tempo. Cosi' se a Milano una connessione Adsl o FastWeb sono uno standard abitativo accessibile a costi ragionevoli, in Africa la linea analogica telefonica per massimo 33 Kbs funziona a singhiozzo come l'energia elettrica, beni di lusso accessibili solo alla minoranza della popolazione. In Rwanda, infatti, su circa 8 milioni di abitanti, sono appena 25 mila coloro che usano internet, ossia lo 0,3%. Meno della media africana, che supera di poco lo 0,6% (per farsi un'idea in Italia piu' del 30% della popolazione naviga nella rete). La conseguenza e' che, di riflesso, il gap tecnologico si estende a tutte le attivita' umane, perche' l'impossibilita' di comunicare limita fortemente l'accesso alla conoscenza e alla ricerca sulle quali poi si basa lo sviluppo. A questi problemi ha cercato di rispondere l'ong lodigiana Mlfm (Movimento contro la lotta alla fame nel mondo), che nel settembre del 2003, grazie al finanziamento della Fondazione Cariplo, ha avviato un progetto biennale di inclusione sociale dei giovani della comunita' di Muhura, in Rwanda, con lo scopo di contrastare il digital divide attraverso l'installazione in una scuola di computer collegati a internet. È di qui che dovra' partire la rivoluzione tecnologica della banda larga, che dara' vita, nell'immaginario dei suoi costruttori, alla Silicon Valley del Rwanda: Muhura Valley.

Fame di cultura
Ma non ci vuole molto a capire che la strada e' lunga. Te ne accorgi il giorno stesso in cui arrivi in Africa. Andando verso Muhura, la linea telefonica della rete fissa di Rwanda Tel resiste sino al villaggio, ma la linea elettrica che fiancheggia la strada s'interrompe molti chilometri prima. Da quel punto in poi l'elettricita' si affida ai generatori elettrici alimentati a gasolio. Anche la piu' recente rete telefonica mobile sviluppata da Rwanda Cell funziona, ma il piu' delle volte si sente solo l'eco della propria voce.
E se tutto fa pensare che forse quello non e' il posto adatto per dei computer, viste le difficolta' di trovare energia elettrica, nonche' tutti i problemi probabilmente piu' gravi e prioritari legati alla sanita', alla distribuzione dell'acqua e al corretto sfruttamento delle risorse, la verita' e' che chi ha deciso di realizzare questo progetto e' stato lungimirante e ha colto nel segno. Perche', parlando con gli studenti si scopre che non sono pochi coloro che vorrebbero proseguire gli studi e andare all'universita'. E allora si capisce che l'Africa ha fame si', ma fame di cultura e di conoscenza.

Ore 18, lezione di computer
Liceo Alessandro Sauli di Muhura, una scuola secondaria per due indirizzi di studi (contabilita'-commercio e diritto), circa seicento studenti e una ventina di docenti. È qui che l'Mlfm ha attivato il progetto contro il digital divide. All'interno dei sei anni di studi, a partire dal quarto e' stata inserita l'informatica, con attivita' didattiche teoriche e pratiche. A oggi e' stato costruito un laboratorio (Computer Lab) con una ventina di calcolatori in rete, di cui 4 connessi stabilmente a internet grazie ad un collegamento satellitare, una stampante condivisa e una postazione docente dotata di webcam. L'alimentazione dell'apparato satellitare e' fornita da un inverter, collegato a 2 batterie da camion in serie, a sua volta attaccato ad un caricabatterie che funziona con i generatori a gasolio.
All'inizio aveva creato un certo stupore nei ragazzi vedere quei due individui arrivati dall'Italia affannarsi a spostare un parabolone bianco, guidati dal "bip" di un computer portatile, imprecando perche' quel grado in piu' verso est fa scendere il segnale dall'80 al 10%. Alcuni studenti non erano digiuni di informatica, come Jean Bosco, 23 anni, che vorrebbe entrare in magistratura e sa che il computer sara' utilissimo per archiviare i processi: "Avevo gia' usato il computer in un internet cafe' - racconta - ma qui ho scoperto che e' uno strumento utile per contribuire allo sviluppo di moltissimi settori". Per altri ragazzi, invece, la scoperta dell'informatica e' stata piu' sensazionale: "Ho usato il computer per la prima volta qui, ma non e' difficile - spiega Anastase, 21 anni - Nel mio villaggio molti pensano che il computer non possa avere un'intelligenza, ma a me ha cambiato la mentalita', ora posso realizzare cose che mi sembravano impossibili".
Le attivita' pratiche si svolgono nel Computer Lab, generalmente la sera, dalle 18 alle 21, quando il generatore di corrente e' acceso per vincere l'oscurita' e per fornire energia elettrica alla parrocchia e alla scuola. La vita e' cambiata, per questi giovani studenti: le operazioni di matematica ora si fanno con Excel, ma si possono anche cercare notizie in rete sui cantanti o sui giocatori di basket preferiti. E soprattutto si possono instaurare corrispondenze elettroniche con coetanei di tutto il mondo. Esigenza, questa, che ricorre spesso tra i desideri dei giovani rwandesi.

Effetti collaterali
A seguito dell'iniziativa sono nate anche delle attivita' collaterali. Come i corsi di aggiornamento per gli insegnanti, che nell'impossibilita' fisica ed economica di raggiungere Kigali, la citta' piu' vicina dove trovare qualche libreria e dei cyber cafe', potranno sfruttare il collegamento a internet per acquisire nuove competenze. Soprattutto grazie a un programma specifico, personalizzato sulla base dei corsi di insegnamento on line utilizzati anche dal Politecnico di Milano (www.rwanda.metid.polimi.it). Ma accanto al laboratorio informatico e' nato anche Lumie're, il giornalino mensile dove i vari gruppi attivi all'interno della scuola danno voce a iniziative e progetti, oltre a vari corsi (tra cui un corso di Web Editing per creare il sito del liceo e uno sulla manutenzione hardware) per fare in modo che il know-how acquisito venga ritrasmesso ai futuri studenti e mantenere in vita anche in futuro le attivita' avviate dal progetto dell'Mlfm. Ed e' proprio questo il sogno di Eric,19 anni e degli altri che come lui vedono nell'informatica un'opportunita' di lavoro: "Ho imparato ad usare bene il computer e vorrei seguire dei corsi di formazione a distanza per insegnare ad altri, sia a scuola che nel mio villaggio". Ma soprattutto si cerchera' di "esportare" la connessione a internet alle realta' limitrofe. In particolare si pensa di collegare con la fibra ottica il vicino dispensario di servizi sanitari gestito dalle suore, e avviare una serie di attivita' di telemedicina, in collaborazione con Politecnico di Milano, come il teleconsulto per diagnosi e la teledidattica medica.

Note: Fonte: http://www.volontariperlosviluppo.it/2004_9/04_9_12.htm

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