Brasile

Indios on line

Cinquecento anni fa il Brasile era popolato dagli indios, oggi ridotti al 2% della popolazione, dispersi in piccole comunita' e vittime di stereotipi, senza accesso a informazione ed educazione. Ma oggi, grazie a un progetto dell'ong brasiliana Thydêwá, la rivincita parte da internet.
Nadia Fossa e Geralda Privatti (da San Paolo)
Fonte: Volontari per lo sviluppo - Novembre 2004

Copertina "Volontari per lo Sviluppo" - Novembre 2004

Secondo l'opinione pubblica dominante in Brasile sono ignoranti, stupidi, irrecuperabili. Eppure proprio loro, gli emarginati indios brasiliani, sono riusciti recentemente ad appropriarsi della piu' grande icona odierna della "cultura bianca": internet.
Grazie a un progetto creato dalla ong brasiliana Thydêwá con l'appoggio dell'Unesco, infatti, nello Stato di Bahia dal mese di aprile sette tribu' disperse sul territorio sono state riunite virtualmente nel progetto "Indiosonline" (www.indiosonline.org.br). Lo strumento principale del progetto e' un sito internet, attraverso il quale gli indios possono riappropriarsi di informazione e comunicazione. Oggi non e' impossibile assistere al rituale dell'indio dell'Aldeia Pataxó Hãhãhãe che "chatta" con un giovane bianco di 14 anni comodamente seduto nella sua cameretta di Rio de Janeiro per spiegargli cos'e' la "Tore'" (antica danza sacra indigena).
Gli ideatori del portale sono convinti che questo tipo di comunicazione sia indispensabile per la costruzione di una cultura del dialogo nella diversita'. "Vogliamo promuovere - spiega Sebastian Gerlic, fondatore della Thydêwá - un vero incontro fra tutti i popoli indiani dispersi per il Brasile". Per arrivare a questo l'ong ha avviato una serie di iniziative preliminari, come portare due indios di ogni tribu' a Salvador (capitale di Bahia) per fare un corso di informatica, o installare un computer con antenna per il collegamento di tutte le sette comunita' partecipanti. "Nella prima fase del corso i partecipanti hanno familiarizzato con le macchine per superare la paura del primo impatto - continua Sebastian Gerlic -. Gradualmente hanno cominciato a imparare l'uso dei programmi per poi passare alla navigazione". Finito il corso, i 14 indios sono stati incaricati di effettuare il passaggio delle nozioni apprese ad altri 28 compagni coinvolti nel progetto.

Cos'e' la Thydêwá?
La Thydêwá e' una ong brasiliana con sede a Salvador, Bahia, che gestisce progetti sociali, educativi e culturali. Prima di creare il portale indiosonline, la Thydêwá ha effettuato diversi progetti rivolti al dialogo interculturale, principalmente tra indios e non. Il progetto "Indio vuole rispetto", ad esempio, ha finanziato la formazione di venti indios della comunita' Tupinambá per parlare a 15 mila allievi delle scuole pubbliche della citta' di Ilhe'us. Il fondatore della Thydêwá, Sebastian Gerlic, per poter tradurre in italiano l'ingente materiale di cui e' in possesso, lancia un appello: "Ci interesserebbe particolarmente riuscire a contattare le comunita' di lingua portoghese in Italia disponibili a tradurre i nostri materiali in italiano. Volumi che raccontano le nazioni Kariri-Xocó, Pankararú, Fulni-ô, Tumbalalá, Kiriri, Tupinambá e Truká e un documentario, di 55 minuti, intitolato "Irmãos no Mundo" (Fratelli nel Mondo)".
Info: www.indiosonline.org.br

Le chat di Yakuy
Una delle animatrici del portale e' l'india Yakuy Tupinambá, della tribu' Tupinambá de Olivença. Ha 44 anni ed e' diplomata in economia domestica. Le persone appartenenti alla sua etnia vivono disperse in 22 piccole comunita' all'interno della citta' di Ihe'us, piu' un gruppo a Buerarema, nel sud di Bahia. Il computer installato dalla Thydêwá si trova nel villaggio dove vive la donna, e noi l'abbiamo intervistata: naturalmente attraverso il mezzo di cui Yakuy si e' ormai impadronita, internet.

Com'e' andato il primo approccio con il computer?
La prima volta che ho usato un computer la mia testa e' rimasta confusa per giorni. Allo stesso tempo e' stata la cosa piu' bella che mi sia capitata da tempo immemorabile. Nel giro di poco, grazie a Indiosonline, abbiamo contattato le altre tribu' e la comunita' intera. La societa' brasiliana ci emargina, ma grazie a questo progetto abbiamo la possibilita' di far conoscere al mondo la nostra storia, cosa ci e' stato fatto, qual e' la nostra condizione odierna e cosa facciamo.

La situazione della sua gente oggi e' ancora cosi' preoccupante?
Siamo oppressi da un potere che da secoli favorisce quelli che hanno la forza. Sono cambiate soltanto le strategie di distruzione. Viviamo di elemosine e corriamo rischi quotidiani. Ancora oggi veniamo espulsi dalle nostre terre, assassinati dagli invasori o minacciati dalle malattie trasmesse dai bianchi.

Oltre alla comunicazione con la societa' civile, ci sono altre funzioni a cui assolve il progetto?
Certamente. Su internet scambiamo informazioni, navighiamo sui siti del governo per capire cosa fanno con le risorse a noi destinate. Inoltre, usiamo internet per denunciare, rivendicare, creare reti di contatti, alla ricerca di alleati per le nostre lotte.

Se doveste inviare un messaggio attraverso il vostro sito al presidente Ignacio Lula da Silva, cosa gli scrivereste?
Gli chiederei di demarcare una volta per tutte le terre indigene e la revoca dei decreti che favoriscono i latifondisti. Chiederei anche di promuovere una riforma alla Funai (Fondação di protezione all'indio, organismo governativo). La fondazione, nata per aiutare gli indios, oggi non fa altro che corrompere e dividere le varie tribu'. Molti dei dipendenti da anni non hanno nessun tipo di contatto con la causa indigena. Chiederei a Lula anche una riforma pedagogica, nelle scuole, per insegnare la cultura indigena e far conoscere ai brasiliani la nostra vera storia. Non ne possiamo piu' di venir trattati come figure folkloriche, persone incapaci e primitive. Vogliamo l'approvazione di uno Statuto degli indios.

Un sogno da realizzare?
Riconquistare la nostra dignita', essere riconosciuti come veri cittadini e avere i nostri diritti garantiti e rispettati.

Note: Fonte: http://www.volontariperlosviluppo.it/2004_8/04_8_05.htm

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