L'edicola scricchiola a sinistra

Cala la tensione politica, il lettore fa l'infedele. I giornali politici a un bivio
22 dicembre 2004
Roberta Carlini
Fonte: Il Manifesto

Scendono i giornali di sinistra, godono quelli di destra. Se l'edicola valesse come un sondaggio, Berlusconi potrebbe stare tranquillo. Dopo i fasti del 2001 e - per alcuni - del 2002, dopo gli anni dei grandi eventi e grandi movimenti, i giornali di sinistra soffrono. Soffre l'Unità, con un calo che ufficialmente è di almeno 4-5.000 copie; soffre Liberazione, che vorrebbe 4.000 copie in più per avvicinarsi a un punto di equilibrio; soffre un po' anche il manifesto, con un migliaio di copie in meno. Va come un treno invece Libero; secondo l'Ads è sulle 55.000 copie, e comunque è l'unico quotidiano che segnala una tendenza netta all'aumento, nella generale stagnazione. Per i giornali politici, l'edicola è un termometro che registra il dentro e il fuori. «Il 2001 è stato un anno eccezionale - racconta Giorgio Poidomani, amministratore delegato della Nie, società che edita l'Unità - Siamo `rinati' a marzo, poi abbiamo vissuto le elezioni politiche, poi Genova, poi le Due Torri. E poi ancora: il 2002, l'anno dei girotondi, al Palavobis il direttore de l'Unità era una star». Anche qui al manifesto quei due anni sono stati eccezionali, e così è stato il 2001 anche per la più piccola Liberazione - che, da giornale di partito, ha poi vissuto un po' peggio il 2002 della Cgil e di Cofferati, di Moretti e dei girotondi. In ogni caso, il termometro delle vendite ha registrato tutto, da queste parti. Al contrario di quanto è successo a livello più generale: nella media italiana le vendite non hanno risentito di quegli eventi eccezionali, muovendosi molto di più rispetto ad altri «fatti», quali le promozioni e le variazioni del prezzo.

Adesso la tendenza è cambiata. «Il primo segnale negativo è stato nell'agosto 2004, abbiamo perso 4.000 copie. Non abbiamo perso lettori, ma è aumentata l'infedeltà: continuano a comprarci, ma non tutti i giorni», constata Poidomani. La Nie ha un gruppo di soci privati e un patto con i Democratici di sinistra grazie al quale usufruisce dei contributi pubblici all'editoria. I rapporti con i ds sono al minimo storico, ma non è a questo che l'amministratore delegato imputa «l'infedeltà» del lettore, quanto al cambiamento del quadro politico. I tempi del Palavobis sono lontani: «C'è appiattimento, ci sono minori stimoli. E c'è la crisi economica». Poidomani guarda i conti, si dice soddisfatto dell'accordo raggiunto con i sindacati per tenere a bada i costi e chiudere quasi in pareggio il 2004. Quanto al 2005, la ricetta è la stessa dei grandi: aumento delle pagine a colori, nuova grafica a marzo, nuovo formato entro fine anno. E allegati, tanti: in vista una cinquantina di collane, di cui una - la storia fotografica d'Italia - ha richiesto un forte investimento.

Del tutto opposta la scelta di Liberazione. Il neodirettore Piero Sansonetti - che proprio da l'Unità è stato pescato per guidare il giornale di Rifondazione nei marosi dell'alleanza con il centrosinistra - annuncia un giornale «grande, come un lenzuolo». Liberazione assumerà dai primi di febbraio un formato doppio abbandonando sia il tabloid che il colore. Una scelta di immagine - «vogliamo fare un giornale di ragionamento, non serve più un giornale di propaganda» - e di necessità: eliminando il colore e cambiando la carta si risparmia, in vista anche un piccolo allargamento dell'organico. La domenica invece il giornale resterà in formato tabloid, sarà un settimanale e costerà di più. Gli allegati? «Ben vengano iniziative di successo come quelle fatte insieme al manifesto, l'Unità e Carta, ma non sono queste la chiave per la svolta». Punto dolente per tutti: la pubblicità. La fetta dei giornali, che già è piccola, se la prendono quasi tutta i «grandi», che fatturano circa la metà dei propri ricavi dalla pubblicità, mentre per l'Unità (come per il manifesto) siamo sotto il 10%, per Liberazione la percentuale è infinitesimale. Non resta - e non è poco - che il patrimonio dei lettori e degli abbonati (e dei soci, oltre 7.000, nel caso del manifesto). Per loro anche l'oroscopo del nostro giornale - che entrerà ad aprile nel trentacinquesimo anno di vita - prevede grandi novità.

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