Due redazioni in progressiva osmosi

Al New York Times, culla del giornalismo di alta qualità, diventa più frequente il passaggio da un media all'altro. Vendite in calo per la carta stampata, mentre la sezione Internet fa registare utili finalmente consistenti. La difficoltà di essere liberal negli Usa
9 gennaio 2005
Franco Carlini
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Al quotidiano forse più prestigioso al mondo, il New York Times, l'altrettanto prestigioso settimanale economico Business Week ha appenda dedicato la storia di copertina e non già per elogiarlo, quanto per esaminare i punti critici della testata posseduta dal 1986 dalla famiglia Ochs-Sulzberger. Sono appena 1,1 milioni di copie vendute (1,7 alla domenica), e cioè meno degli altri due quotidiani a livello nazionale, Usa Today e Wall Street Journal, che viaggiano oltre i 2 milioni. E tuttavia dei lettori sono stati conquistati nel resto del paese, sia pure perdendone nel mercato di New York. E sono molti i soldi che la famiglia ha riversato nella testata per rimanere fedele a uno standard di eccellenza, di giornalismo vecchio stile, nel senso migliore del termine.

Arthur Ochs Sulzberger Jr., l'attuale proprietario (53 anni) lo ribadisce: «la sfida è di ricordare che la nostra storia è sempre stata di investire nei tempi difficili» - dichiara - «e quando i tempi girano, e inevitabilmente lo faranno, essere ben posizionati per la ripresa».

Contro il Times, di questi tempi, c'è il clima politico generale, dove l'etichetta di liberal appare fuori moda quando non un insulto. Ma viene rivendicata con orgoglio dal «public editor» Daniel Okrent: «Il nostro è un giornale liberal? Ovviamente sì».

Pesano anche gli incidenti recenti, come lo scandalo di un anno e mezzo fa del reporter Jason Blair, sorpreso a inventare articoli di sana pianta, in totale contraddizione con la deontologia e gli standard della testata, così come l'eccesso di credito attribuito all'amministrazione Bush quando la guerra veniva motivata con le armi di distruzione di massa.

Non è invece di impaccio eccessivo la concorrenza degli altri media e in particolare dell'internet. Nel settore online, semmai, le cose sono incoraggianti anche dal punto di vista economico, dato che New York Times Digital (che comprende anche il sito Boston.com, oltre al NYTimes.com) nella prima metà del 2004 ha riportato utili per 17,3 milioni di dollari su di un fatturato di 53,1. I visitatori unici sono 18 milioni ogni mese.

Il modello adottato fin dal 1996 prevede l'accesso gratuito al giornale e al suo archivio storico, ma il pagamento dei singoli articoli arretrati. Gli incassi derivano in larga misura dalla pubblicità che per questa come le altre testate appare in netta ripresa. Ma resta comunque un problema, segnalato da John Battelle, uno dei cofondatori della rivista Wired: un giornalismo di qualità chiede grandi spese, ma questo settore, quello della carta stampata, non è in crescita. Viceversa il settore in crescita, tuttora accelerata, quello internet, non offre abbastanza incassi necessari per produrre un giornalismo della stessa qualità.

Al caso del New York Times e di altre testate online uno studioso americano, Pablo Boczkowski, ha dedicato mesi di ricerca, ora disponibili in un ottimo libro («Digitizing the News», Mit press) e tra gli elementi più interessanti c'è l'elevata caduta delle barriere tra redazione di carta e redazione online: sempre meno «noi e loro» e sempre di più una identità comune e miscelata, pur nella specificità dei differenti media.

Il sito resta fortemente ispirato al giornalismo testuale, su questo non c'è dubbio, malgrado l'inserimento di materiali audio e video, ma non è detto che questo sia un difetto, se specialmente alle parole, e alle parole scritte, la nostra specie ha l'abitudine di consegnare non solo le informazioni, ma anche i ragionamenti e le pubbliche conversazioni.

Articoli correlati

  • Fame, bombe e sfollamenti forzati: queste le armi del governo israeliano contro Gaza, Libano e…
    Disarmo
    Sullo sfondo emerge il grande business della guerra

    Fame, bombe e sfollamenti forzati: queste le armi del governo israeliano contro Gaza, Libano e…

    Netanyahu ha bombardato ospedali e scuole, fatto morire di fame bambini, distrutto infrastrutture e alloggi e reso la vita invivibile a Gaza
    22 ottobre 2024 - Rossana De Simone
  • Il ruolo dei Caschi Blu dell'ONU in Libano: storia e attualità
    Conflitti
    Israele sta violando la risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza ONU votata anche dagli USA

    Il ruolo dei Caschi Blu dell'ONU in Libano: storia e attualità

    Il governo israeliano "viola la risoluzione ONU", lo dice la missione ONU Unifil. E il governo Usa? Sostiene l'invasione del Libano, dopo aver dato lezioni di diritto internazionale a Putin e al mondo intero.
    1 ottobre 2024 - Alessandro Marescotti
  • "Salvador Allende era un pacifista"
    Storia della Pace
    Le parole dello scrittore cileno Jorge Baradit Morales

    "Salvador Allende era un pacifista"

    "Era un pacifista che, nei momenti in cui trionfava la via armata, insisteva che la via era la pace e la democrazia. Oggi Salvador Allende è una figura mondiale al pari di Martin Luther King, Mahatma Gandhi e altri che 'in nome dell’amore' per l’umanità furono assassinati dai mercanti di morte".
    27 giugno 2024 - Alessandro Marescotti
  • Con l'appoggio dell'estrema destra passa il nuovo patto militare fra Stati Uniti e Svezia
    Disarmo
    Ieri il parlamento di Stoccolma ha approvato il controverso patto DCA

    Con l'appoggio dell'estrema destra passa il nuovo patto militare fra Stati Uniti e Svezia

    La Società svedese per la pace e l'arbitrato ha criticato duramente l'accordo, sottolineando che, a differenza di patti simili firmati con Norvegia e Danimarca, il DCA svedese non contiene riserve contro l'introduzione o lo stazionamento di armi nucleari.
    19 giugno 2024 - Redazione PeaceLink
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.17 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)