Fermato e malmenato in Francia, giornalista freelance accusa.
Caro Presidente,
Porto alla tua cortese attenzione il caso "scabroso" ed incredibile del quale sono stato vittima lo scorso 6 gennaio 2005. Vorrei pregarti di fare le tue valutazioni e prendere tutte le misure necessarie al fine di proteggere la nostra categoria, informando e le autorità competenti (se è il caso) e comunicando l'accaduto agli organi di stampa nazionali.
La settimana scorsa, dopo più di tre mesi dì paziente lavoro, riuscivo a stabilire un sicuro contatto che mi avrebbe permesso di fare un'intervista ad un noto latitante politico italiano ricercato dalla polizia francese ed italiana. Giovedì 6 gennaio verso le ore 14.30, partivo con la mia autovettura, alla volta di Nizza dalla città di Montélimar, dove vivo. Alle 17.00 avevo appuntamento con la mia "fonte". Verso le ore 16,15 ad una barriera autostradale, a circa 62 km da Nizza, venivo bloccato da alcuni poliziotti francesi in borghese che mi buttavano fuori dall'autovettura, venivo ammanettato e, nonostante avessi dichiarato le mie generalità e professione, venivo malmenato e preso anche a calci. Mi scaraventavano a quel punto su una delle loro autovetture (4) che si fermavano in un piazzale immediatamente successivo la barriera autostradale. A quel punto, uno dei poliziotti, prendeva dalla tasca posteriore dei mio pantalone il mio portamonete contenente la somma di 870 Euro ìn contanti (pedaggio di 8 Euro) e si dirigeva a pagare il pedaggio autostradale (la restante somma non mi veniva restituita). Sopraggiungeva ancora un'auto della polizia e a quel punto, ancora ammanettato, assistevo alla pazzesca e disordinata perquisizione della mia auto. A quel punto, dopo due abbondanti ore di perquisizioni e domande varie, ad alcune delle quali non rispondevo, i poliziotti mi dissero di andare a bere dell'acqua ad una piccola fontanella distante 20 metri dal luogo dove eravamo fermi. Al mio rientro noto che nello spiazzo era rimasta solo la mia autovettura ed i poliziotti erano andati via. Trovavo a quel punto sul sedile dì guida i miei due telefoni cellulari il quali erano state tolte le schede sim per impedirmi di utilizzarli e la somma di 15 Euro necessari solo per raggiungere il confine italiano. Entrato in Italia, mi fermavo in autostrada alla stazione dì servizio Autogrill A 10 “Conioli Sud”, in Liguria. Chiedevo al gestore di poter chiamare la Polizia stradale che, dopo aver spiegato al telefono quanto era successo, invia una pattuglia che arrivava solo dopo 3 ore. All'equipaggio dell'autopattuglia spiegavo nuovamente la vicenda e dopo altre 2 ore di attesa, erano già le 22.00, andando via veniva detto di non poter far assolutamente nulla per aiutarmi. Costretto a trascorrere la notte in auto la mattina successiva, 7 gennaio, riuscivo a raggiungere la città di Alberga (SV) e recatomi presso un centro Tim, riuscivo ad avere una nuova scheda sim per uno dei miei cellulari, e a poter telefonare ad un mio parente a Matera il quale mi ha inviato, tramite vaglia postale online, 200 Euro necessari per raggiungere la mia città dì origine, Matera.
Oltre ad essere stato ingiustificatamente bloccato e malmenato reo, a quanto pare, solo di svolgere il mio lavoro di giornalista, dopo aver controllato il contenuto della mia valigetta porta documenti ho constatato che mancavano il mio passaporto, la mia agendina telefonica e un altro foglio formato A4 con nomi ed indirizzi in Francia.
Caro Violo, mi chiedo a questo punto se ritieni giusto che un giornalista, iscritto alla nostra Federazione debba ricevere tale trattamento e cosa possiamo fare per far valere i nostri diritti oltre che denunciare pubblicamente la mia vicenda.
Distinti saluti,
Angelo Falleti
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