Il disperato Stato dell’Unione

5 febbraio 2005
Di Mike Whitney
Fonte: DissidentVoice

Non c'è nessun dubbio al riguardo, il discorso sullo Stato dell’Unione è stato fin qui la prestazione più debole da parte di Bush. Può aver tirato qualche affondo dalla predella come fosse un pugile, inzuppato della adulazione dei fedeli Repubblicani, ma quando è suonata la campanella ha lasciato andare alcuni suoni affannosi prima di tuffarsi in picchiata a vele spiegate.

Pareva fuori dal gioco, non è vero?

Il suo soliloquio è apparso sufficientemente famigliare: Bush che promette di afferrare la grande scure e di usarla contro i popolari programmi domestici in modo che più entrate possano essere messe a disposizione di armamenti ad alta tecnologia e di esorbitanti tagli alle tasse. Ma la sua consegna è apparsa tanto piatta quanto lo può essere una strada del Texas. Non ha avuto niente dello slancio dei suoi discorsi iniziali, solamente il lamentarsi monotono di un sostituto politico che recita le sue battute davanti al telesuggeritore.

Deprimente, molto deprimente.

La sua languida prestazione non è che abbia fatto molta differenza per un Congresso euforico. I suoi membri sono stati rapidi a levarsi in piedi ad ogni occasione; muggendo la loro approvazione per il grande piano di Bush.

"Sono compiaciuto dell'entusiasmo bipartisan per la disciplina nella spesa. Vi invierò un budget che mantiene la crescita della spesa discrezionale sotto l’inflazione, rende permanenti gli sgravi fiscali, e si mantiene in linea con l’obiettivo di tagliare a metà il deficit entro il 2009."

Che completo ciarlatano. Forse sta pure progettando di trasformare l'acqua in vino, o di dividere il Mar Rosso.

"Qui il principio è chiaro... I dollari del contribuente devono essere spesi saggiamente o non devono essere spesi del tutto."

Tenete presente come questa assurdità venga pronunciata da un presidente che ha aumentato la spesa generale del governo del 25% mentre tagliava le entrate ad un livello insostenibile. Ma, come ben sappiamo, i fatti non riguardano i discepoli di George il Battista. La loro tanto eterea visione del mondo emerge da una solida devozione alla Bibbia, da valori morali e da oscuri rituali.

"Dobbiamo liberare le piccole imprese da inutili regolamentazioni e proteggere gli onesti creatori di lavoro dalla spazzatura rappresentata da certe cause legali. La giustizia è distorta e la nostra economia è tenuta indietro dalle irresponsabili azioni legali di categoria e da frivoli reclami sull’amianto e invito quindi il Congresso affinché quest’anno faccia passare le necessarie riforme legali."

"Frivoli reclami sull’amianto!?" Ah, sì, si riferisce a quegli scoccianti e triviali reclami riguardanti i casi di cancro. Ma che cosa ci ha mai fatto credere che un cittadino abbia la possibilità di citare per danni per un qualcosa tanto insignificante come una morte prematura? Ma grazie al cielo, l’acuto senso di rettitudine morale del sig. Bush ci ha rimesso sulla giusta via. Dovremmo essergli enormemente riconoscenti per tutto questo.

Come previsto, l’impareggiabile leader ha articolato una lista dei desideri fatta di servizi gratuiti per il big business e di una "sottile punizione" per la plebaglia. Per ogni osso gettato all’America delle multinazionali, ci stava un programma stringi - cintura per le masse. E poi, questa bomba:

"Quattro anni di dibattito sono abbastanza! Invito il Congresso a far passare una legislazione che renda l'America più sicura e meno dipendente dall’energia straniera."

E che demenza sarebbe questa? Meno dipendente?! Non abbiamo forse appena speso 300 miliardi di dollari per invadere l’Iraq? E allora per che cosa sarebbe stato fatto tutto questo?

L'ironia si è persa sul rimbambito Congresso che si è levato in uno tsunami di elogi; le loro grida e i loro urli risuonavano per tutta la rotonda. Le telecamere esploravano l’esuberante pubblico, focalizzando sui volti bulbosi e floridi di questi arricchiti sovra alimentati che acclamavano festanti la loro confraternita - partito politico. A volte, è difficile credere che ci sia davvero una catena ininterrotta di successione che va da Jefferson e Adams fino a questo lugubre cast di pedestri.

Il discorso di Bush ha quindi preso una svolta per il peggio quando ha cominciato la sua oratoria di 30 minuti sulla Previdenza Sociale. È stato un errore fatale.

"Il sistema, tuttavia, nel suo percorso corrente, è diretto dritto alla bancarotta e quindi dobbiamo unirci tutti assieme per rinforzare e salvare la Previdenza Sociale."

Questo cospicuo inganno è stato seguito da una lunga e intorpidente diatriba che ha lasciato persino il lealista più ardente di Bush a trasalire nell'agonia. Il Comandante in Capo si è metamorfizzato in un misero venditore per Wall Street; promuovendo violentemente i piani sui titoli alla sua interessata audience come se fosse un medicine man viaggiante. Il tutto è stato alquanto pessimo; tanto come guardare un commediante che si infiamma e sbiadisce davanti ad una sala strapiena di pubblico. Ed è andata avanti così come se non finisse mai.

Malgrado l'atmosfera reverenziale, c’è stata una certa reazione canzonatoria quando Bush con faccia decisa e seria ha lasciato andare questa menzogna: "gli Stati Uniti non hanno il diritto, il desiderio e l’intenzione di imporre la nostra forma di governo a chiunque altro;" un'osservazione che ha provocato le risate di molti o che li ha costretti a cercare una boccata d’aria.

Per qualche motivo, gli autori dei discorsi di Bush inseriscono invariabilmente qualche leccornia insignificante riguardante la disperata situazione in Medio Oriente. Il ragionamento sembra essere che se lo discutiamo apertamente allora il pubblico si dimenticherà che gli Stati Uniti stanno sottoscrivendo la carneficina con bastimenti di soldi e di armamenti.

"Per promuovere questa democrazia, chiederò al Congresso 350 milioni di dollari per sostenere le riforme politiche, economiche e di sicurezza Palestinesi. L'obiettivo di due stati democratici, Israele e la Palestina, che vivono in pace l’uno a fianco dell’altro è vicino ad essere raggiunto -- e l'America li aiuterà a realizzare quell'obiettivo."

L’Ingannatore-in-Capo è ben al di là della sua testa sul conflitto Israelo - Palestinese. Ha già rinnegato la sua precedente promessa di creare una sovrana nazione Palestinese nel 2005 e ha successivamente (unilateralmente) capovolto la risoluzione 242 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite approvando gli insediamenti di Sharon nella West Bank. Ora, aggiunge all'insulto l’offerta di 350 milioni di dollari per ricostruire l'infrastruttura di sicurezza dell’Autorità Palestinese che Sharon è andato distruggendo durante gli ultimi 4 anni. La proposta non è altro che uno schiaffo in faccia di molta gente innocente che soffriva o moriva inutilmente mentre Bush non alzava un solo dito.

Curiosamente, Bush ha quindi esortato sia l'Arabia Saudita che l'Egitto a "dare l’esempio in Medio Oriente in nome della democrazia." Gli darebbero una bella lezione se lo prendessero davvero sul serio su questo. Considerate il danno che l’Arabia Saudita potrebbe infliggere ai mercati Americani se la gente avesse un maggior controllo sulle valutazioni della loro risorsa più grande; Ci pensate a quale tipo di scompiglio l’Egitto potrebbe causare a Israele se un governo Islamico rappresentativo sostituisse Mubarak? Le osservazioni spurie di Bush sono puramente teatrali e non dovrebbero essere prese sul serio.

Bush ha quindi assunto il suo comportamento guerriero per prendere di petto la crisi Iraniana. Indubbiamente, molta gente attraverso il globo stava cercando un indizio per capire quale fosse la direzione della attuale amministrazione.

"Oggi, l'Iran rimane sul pianeta il principale stato che sponsorizza il terrore, perseguendo la costruzione di armi nucleari mentre è intento a privare la sua gente della libertà che cercano e che meritano. Stiamo lavorando con gli alleati Europei per fare sapere chiaramente al regime Iraniano che deve interrompere i suoi programmi per l’arricchimento dell’uranio e quelli riguardanti la ritrattazione del plutonio e porre fine al suo sostegno al terrore. E alla gente Iraniana, stasera dico: Mentre voi vi levate a favore della vostra libertà, l'America si leva al vostro fianco."

La maggior parte del commentario di Bush è falso in maniera flagrante. La IAEA – International Atomic Energy Agency - (dopo lunghe indagini) non ha trovato prove riguardanti un programma per le armi nucleari. L'Iran non possiede plutonio e ha interrotto il suo programma riguardante l’arricchimento dell’uranio anche se le è consentito perseguirlo legalmente secondo le disposizioni del NPT (Trattato di Proliferazione Nucleare). Bush inoltre nasconde che gli Stati Uniti hanno schierato operativi segreti sul sovrano territorio Iraniano e che ha autorizzato intrusioni illegali nello spazio aereo Iraniano; una chiara provocazione di ostilità.

Le bugie di Bush saranno analizzate con eguale attenzione sia dall'amico che dal nemico. È probabile che noteranno la rassomiglianza che rivelano con le fabbricazioni che vennero prodotte prima della guerra in Iraq. Ciò dovrebbe porre in allerta il mondo e dovrebbe fargli intendere la necessità di interrompere immediatamente lo sforzo superfluo di confutare l’accusa che l'Iran sta sviluppando un programma per le armi nucleari e, invece, concentrarsi sul più pressante compito di fornire armamenti convenzionali per la difesa dell'Iran in caso di un attacco Americano.

Bush non ha offerto niente di nuovo circa l'incubo Iracheno tranne ripetere la risoluzione delle elite Americane di continuare il progetto coloniale ad infinitum: "non stabiliremo una artificiale tabella di marcia per lasciare l'Iraq... siamo in Iraq per raggiungere un risultato" ecc, ecc, ecc.

Le quattro basi militari permanenti e l'ambasciata Statunitense da 1.5 miliardi di dollari (la più grande al mondo; abbastanza grande da facilitare l'intero Medio Oriente se capite ciò che intendo dire) attesta il fatto che il personale in servizio Americano continuerà a morire a Babilonia durante il prossimo futuro. La presidenza di Bush adesso è aggiogata inestricabilmente alle politiche di aggressione e di soggiogazione. Ha già cementato una legalità fatta di torture e di crimini di guerra. Qualunque barlume di speranza la gente derivi dalle sue ruminazioni pubbliche al Congresso è di poca importanza. Il vero Stato dell'Unione è uno fatto di disperazione; una nazione che è sempre più alienata dai suoi alleati, dai suoi principi e dalle sue fondamenta morali. Se l'uomo che è al vertice fosse un qualcosa di più che un insignificante poseur, ci avrebbe detto proprio questo.

Mike Whitney vive nello Stato di Washington e può essere raggiunto all’indirizzo di posta elettronica: fergiewhitney@msn.com .

Note: Tradotto da Melektro per ww.peacelink.it

Breve nota di commento del traduttore: probabile che alcuni tratti di questo brillante articolo dell’attivista Americano Mike Whitney non risulteranno totalmente comprensibili anche perché ho avuto enorme difficoltà nel trasportare in Italiano il tono sarcastico e il linguaggio usato in maniera molto peculiare. Me ne scuso, ma mi pare bisognasse comunque mettere a disposizione il giusto commento ‘alternativo’ su questo ultimo patetico discorso di Bush al Congresso, possibile che a qualcuno la cosa interessi.

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