Le parole di Pisanu e le violenze quotidiane
E’ una tragica fatalità che le dichiarazioni del Ministro Pisanu, ancora non molto tempo fa definito un “moderato”, sui reati commessi dai “clandestini” “scoperti” dalla Polizia, giungano proprio il giorno successivo all’uccisione per mano di un agente di polizia di un immigrato senegalese a Torino. Non risulta dalle notizie di agenzia che l’immigrato ucciso fosse armato e non risulta che siano stati sequestrati quantitativi di sostanze stupefacenti, che pure costituivano l’oggetto della perquisizione alla macchina che trasportava il ragazzo ucciso e i suoi compagni: ma il colore della pelle in questi casi vale una presunzione di colpevolezza. Del resto perché stupirsi per un poliziotto che punta un’arma carica su una persona che si chiude in una macchina tentando forse una disperata difesa, quando il suo ministro avvalla tale presunzione di colpevolezza leggendo statistiche in maniera quantomeno superficiale? Pisanu dimentica infatti di precisare che essere denunciati o arrestati non significa essere riconosciuti colpevoli, e forse il suo collega Castelli dovrebbe ricordargli che agli stranieri si applicano le misure cautelari di più che agli italiani, sia per la maggiore difficoltà ad erogare misure alternative alla detenzione basate sulla vicinanza di una famiglia e sulla disponibilità di una casa – più difficili da dimostrare per uno straniero regolare, e legalmente impossibili per un irregolare – sia per un atteggiamento pregiudiziale di molti magistrati che mostrano nei confronti degli stranieri il massimo del sospetto.
Da un Ministro dell’Interno ci si aspetterebbe piuttosto una lotta ai trafficanti di esseri umani, non una lotta agli esseri umani, da rinchiudere nei CPT o da espellere ammanettati come criminali verso la Libia pur non avendo commesso alcun reato.
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