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Censura continua su Mare Nostrum

L'impegno perché cessi la censura sul film Mare Nostrum prosegue, nell'indifferenza massima
2 giugno 2005
Stefano Mencherini (giornalista indipendente e regista RAI)

Cari amici, cari amici davvero,

siete ormai l’unico canale di informazione (il resto è censura preventiva capillare e impenetrabile da anni) che lega una battaglia di civiltà e giornalismo sociale che non è da tempo però più soltanto mia. Ed è proprio adesso che i giochi si fanno duri duri che occorre serrare le fila e lavorare insieme, tutti insieme. Quindi bisogna togliere i veli, ogni velo, celato solo perché se avessimo scoperto le nostre carte anche solo una decina di giorni fa, ci avrebbero inginocchiato con disonore e radiato da qualsiasi azienda editoriale o albo professionale esistenti, magari con confino dentro a un Cpt.

I nomi sono davvero roboanti, tanto da fare fischiare le orecchie. Li chiamano di solito “poteri forti”, chissà perché – poi- dato che un microbo come il sottoscritto che però ha trovato tanti italiani onesti sulla sua strada che si sono messi a camminare insieme a lui, in fondo ci ha messo solo due anni e mezzo, o poco più, per scoperchiare un verminaio di grandi dimensioni che coinvolge le più alte gerarchie ecclesiastiche della Cei, passando per il ministero dell’Interno nella veste politica del suo massimo rappresentante il ministro Pisanu, e finendo tra le braccia di un sottosegretario di An, un ex magistrato, Alfredo Mantovano, che ha avuto delega alla immigrazione durante il suo mandato ed è grande conoscitore delle attività del dimesso Centro di permanenza temporanea di San Foca, Lecce.

Ma cominciamo dall’inizio, cercando di sintetizzare al massimo vicende intricatissime dove la coltre di commistioni è degna di un bel giallo alla Maigret. Che in questo caso ha contribuito a scrivere Mare Nostrum.

Presenterò nelle prossime ore un esposto alla Procura della Repubblica di Lecce dove chiederò alla magistratura, ovviamente in maniera molto più dettagliata, di indagare sulla nascita della “Casa Pastor Bonus” di Lecce, di proprietà della Curia leccese, e sulle sue attività dalle quali emergerebbero, secondo non solo le mie inchieste giornalistiche, ombre a dir poco inquietanti. Il “seminario” leccese è opera di Monsignor Cosmo Francesco Ruppi, arcivescovo di Lecce e presidente della Conferenza episcopale di Puglia. Inoltre aggiungerò nell’esposto (che potrebbe essere sottoscritto non solo da me) anche alcune note collegate alle attività della Fondazione Regina pacis, il cui ex direttore don Cesare Lodeserto sta subendo 5 processi con accuse infamanti, ed è già stato condannato nei giorni scorsi in primo grado a otto mesi di reclusione per essersi autoinviato minacce di morte via sms, solo per farsi riassegnare la scorta che gli era stata negata non sussistendone più la necessità. I prossimi mesi, per ciò che riguarda i processi in corso, saranno durissimi non solo per i credenti salentini, ma per tutti gli italiani umiliati dalla cieca fiducia posta nell’operato della Curia di Lecce e dei suoi rappresentanti.

Al ministro Pisanu, invece, contesteremo penalmente nei prossimi giorni, come già annunciato su Articolo21 e col supporto di parlamentari, sacerdoti, giornalisti, Ong e autorevoli rappresentanti del mondo della cultura, le “deportazioni” compiute scaricando ai libici esseri umani come fossero bestie da macellare, tanto che non solo la Corte Europea, ma anche le più grandi organizzazioni mondiali come Amnesty international, hanno denunciato nei giorni scorsi chiedendo a gran voce di interrompere queste espulsioni illegittime e disumane. Come giornalisti invece gli contesteremo la censura preventiva imposta da oltre due anni a tutta l’informazione, nazionale e non, impedendo gli accessi nei Centri di permanenza temporanea, configuratisi da subito (vedi caso Regina pacis, il centro modello, il più grande e il più vecchio di tutti i Cpt italiani, proposto anni fa persino per il Nobel per l’accoglienza) come Guantanamo italiane. I disastri e le gravi lesioni di diritti umani perpetrati da anni nei Cpt sono sotto gli occhi di tutti coloro che hanno la possibilità di informarsi. Non molti, quindi, date le censure che pesano come macigni sul “mio” film-inchiesta e su troppe iniziative volte a svelare la vera identità di questi “non luoghi”. Rivolte sedate nel sangue con durissima repressione poliziesca, tentativi ( qualcuno riuscito) di suicidio, atti gravissimi di autolesionismo, somministrazione smodata di psicofarmaci e scioperi della fame da anni si susseguono senza che nessuno né del ministero dell’Interno, né tantomeno della politica di governo, spendano mezza parola per questi uomini, donne e bambini che hanno sì commesso –è vero- un grave reato: quello di fuggire da guerre o povertà.

La denuncia che riguarderà il dottor Mantovano, invece, verterà soprattutto ma non solo, sui controlli effettuati prima e dopo l’apertura del processo a Lodeserto per presunte violenze a 17 magrebini internati nel suo Cpt. E, come denunciato da Mare Nostrum, saranno centrali le dichiarazioni rese nell’aula della Camera dei Deputati il 5 dicembre 2002, seduta 235, in qualità di sottosegretario al ministero dell’Interno.

Ecco, italiani e italiane, colleghi giornalisti, amici parlamentari, sacerdoti e suore di vera carità, poeti civili e musici e artisti in ogni campo, il lavoro di un microbo che adesso vi passa definitivamente la palla e si “ritira” per cercare di togliere la camicia di forza al suo lavoro. Con umiltà e determinazione. Ma soprattutto nutrendo speranze per una primavera lunga, il più lunga possibile, costruita con l’unità delle intelligenze e dei diritti-doveri ai quali un uomo non può derogare se vuole essere definito tale. In questo straordinario e umiliato Paese che resistendo, inizia a risorgere.

Note: Per aderire all'appello:
http://italy.peacelink.org/migranti/articles/art_11214.html

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