Immigrazione, i dieci punti di Arci e Cgil per costruire una politica di integrazione
Dieci proposte per cambiare il modo stesso di pensare ai fenomeni migratori.
E'l'essenza del decalogo stilato da Arci e Cgil e presentato ai rappresentanti politici dell'Unione che si ritroveranno a Cecina, in provincia di Livorno, per l'undicesima edizione del meeting Antirazzista. “Non è più possibile continuare a pensare agli spostamenti delle persone da un paese all'altro come un tema che riguardi esclusivamente la sfera della legalità e della sicurezza. Le migrazioni sono eventi di tipo sociale ed è in questa ottica che proponiamo il nostro decalogo”. Piero Soldini, responsabile del settore immigrazione della Cgil, ha le idee chiare. Fra le mani tiene stretto un piccolo documento dalla grande importanza, frutto della concertazione di varie realtà legate all'immigrazione. “Quel che ne è venuto fuori è fondamentalmente una proposta – spiega Soldini – o meglio un contributo. Il contributo che tutto il movimento ha voluto dare alla riflessione sul tema dei migranti che la coalizione del centrosinistra dovrà affrontare prima di arrivare all'appuntamento elettorale del prossimo anno.”
La centralità del diritto di voto.
Le richieste spaziano dalla chiusura immediata dei Cpt, alla ratifica della convenzione Onu del 1990 sugli immigrati, dalla legge sul diritto d'asilo al trasferimento di competenze dalle questure agli enti locali. Ma c'è una cosa che sembra essere la chiave di tutte le altre. “E' il protagonismo politico. Passa anche e soprattutto da un maggiore coinvolgimento nelle dinamiche democratiche del paese – continua Soldini – la strada dell'integrazione. E' per questo che qui a Cecina, davanti a politici come Piero Fassino, Alfonso Pecoraro Scanio, Oliviero Diliberto, Antonio Di Pietro, Dario Franceschini e altri ancora, chiederemo per prima cosa un atto di buona volontà che porti agli stranieri il diritto di voto nelle primarie. Molti pensano che i problemi siano altri, ma non si rendono conto che fino a quando gli immigrati non si occuperanno della politica, anche la politica non sarà in grado di occuparsi pienamente di loro. L'introduzione del diritto di voto alle elezioni, fra l'altro, potrebbe essere fatta attraverso una semplice procedura di legge ordinaria e non quindi rimettendo mano alla costituzione come sostengono altri”.
Immigrato non vuol dire terrorista
Il documento rivendica, fra le altre cose, la centralità del tema immigrazione nel dibattito politico in corso sulle misure antiterrorismo. “Dobbiamo sfuggire – spiega Soldini – alla semplificazione per cui immigrato vuol dire terrorista. Questo perché prima di tutto le indagini sia a New York che a Parigi hanno dimostrato che gli attentatori non sono i disperati che vediamo sulle carrette del mare e che qualcuno vorrebbe respingere. Poi perché una repressione nei loro confronti minerebbe le nostre stesse libertà e infine perché perseguendo una strada sbagliata, il terrorismo potrebbe crescere: una cosa che nessuno di noi si augura. Il fenomeno dell'immigrazione è, invece, un vero e proprio banco di prova della tenuta democratica dei nostri paesi ed è anche per questo che non possiamo sottovalutarlo. I migranti nelle nostre società sono gli ultimi e in quanto tali su di loro si concentrano tutte le nostre peggiori pratiche. Penso ai rapporti tra pubblica amministrazione e cittadini con le interminabili code negli uffici, ma penso anche alla retorica razzista, nonché a una delle peggiori e più instabili legislazioni sulla materia con politiche molto distanti dalla reali esigenze delle persone”.
Chiudere i Cpt
Tra le misure più immediate e urgenti il documento sottolinea la necessità di chiudere “senza se e senza ma” i centri di permanenza temporanea e quelli di identificazione. In entrambi i casi la situazione che si viene a creare è di una vera e propria detenzione amministrativa, in evidente conflitto con un diritto universalmente riconosciuto come quello alla libertà. “I Cpt sono nati con tutt'altre intenzioni – continua l'esponente della Cgil – ma sono degenerati assumendo sempre più i macabri contorni di lager autorizzati. Non può essere questo il modo di affrontare la questione dei nuovi arrivi”.
Sì alla cittadinanza di residenza europea
Sul fronte internazionale due sono le richieste avanzate: la ratifica della convenzione Onu sui migranti e l'introduzione della cittadinanza di residenza nel Trattato Europeo. “La prima potrebbe sembrare poco importante – ammonisce Soldini – ma in realtà sarebbe un passo in avanti per costruire una politica comune in Europa. Davanti a legislazioni così diverse come quelle presentate quasi contemporaneamente da Spagna e Germania non si capisce su che basi il commissario europeo Franco Frattini possa presentare un Libro Verde sull'immigrazione economica”.
Cambiare la politica delle quote
Per quanto riguarda la politica italiana molti gli interventi di tipo legislativo richiesti dal decalogo. Fra questi una legge d'asilo che ancora manca completamente in Italia, ma anche urgenti modifiche in tema di quote: non più un sistema che mortifichi lo straniero e che lo accolga solo nel caso in cui risulti utile al mercato nazionale del lavoro, ma la possibilità di avere un permesso di soggiorno anche per la ricerca di una occupazione, cosa che attualmente si scontrerebbe con quanto stabilito dalla legge Bossi-Fini definita da Soldini “un vero e proprio percorso ad ostacoli predisposto per scoraggiare le migrazioni”.
“Quel che si persegue – ammette il sindacalista – è un percorso di reciproco riconoscimento e coinvolgimento che possa portare, come chiediamo nell'ultimo punto del nostro decalogo a un vero e proprio piano nazionale di lotta alle discriminazioni istituzionali e sociali dei lavoratori o più in generale dei cittadini immigrati”.
Il decalogo:
1. ratifica della Convenzione ONU sui diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie;
2. introduzione della cittadinanza di residenza nel Trattato Europeo;
3. una legge per il diritto d'asilo che assicuri la tutela effettiva dei diritti del richiedente in ogni fase del procedimento;
4. diritto di voto attraverso l'approvazione di una legge ordinaria;
5. superamento della politica delle quote per gli ingressi e istituzione di un permesso di soggiorno per ricerca di lavoro;
6. chiusura dei Cpt e di ogni forma di detenzione amministrativa;
7. introduzione di procedure di regolarizzazione ordinaria;
8. passaggio di competenze dalle Questure agli enti locali e trasferimento di risorse per l'accoglienza e l'integrazione;
9. riforma della legge sulla cittadinanza;
10. un piano nazionale di lotta alle discriminazioni istituzionali e sociali. dei lavoratori/trici e cittadini/e immigrati/e.
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