L'imam di Torino: dr. Jekill e Mr. Hyde?
Bourichi Bouchta, meglio conosciuto come l’Imam di Torino, è stato prelevato dalle Forze dell’Ordine il 6 settembre, intorno alle 4 del mattino e immediatamente trasferito, dopo la revoca della sua carta di soggiorno, all’aeroporto Malpensa dove è stato imbarcato per Casablanca. Il tutto sotto gli occhi terrorizzati dei suoi quattro figli e lo sguardo disperato della moglie che da qualche tempo accusa problemi di salute. Il decreto Pisanu ha dichiarato la sua “pericolosità” e tutti gli “orrori” di cui evidentemente Bouchta è stato accusato. Non sono stati resi noti però i suoi capi d’accusa salvo che non siano sufficienti le accuse, più o meno volgari, dei leghisti Borghezio, di Calderoli “..c’è solo da chiedersi quali danni possa aver potuto causare dall’inizio del 2003 ad oggi, il predicatore del terrore di Torino..” aggiungendo che era tempo che andasse a predicare il suo odio nel deserto tra i cammelli, o forse sono state sufficienti le parole della Fallaci nel suo “ la rabbia e l’orgoglio”? Per il momento non è dato di sapere.
Conobbi Bouchta nel 2001. Fino al 10 settembre di quell’anno era noto come un degno rappresentante del popolo musulmano, quello autentico. Il maledetto giorno dopo sconvolse il ben dell’intelletto di parecchi e si cominciò a respirare l’aria del “con me”o “contro di me”. Gli chiesi un’intervista, me la concesse. Stetti un’ora a conversare con lui. Espresse veemente la condanna al terrorismo. Il corano non assolve le stragi degli innocenti.. Aggiunse che Bush dichiarò Bin Laden artefice di ciò che avvenne, ma lo fece senza le prove. Lo ribadì nel sit-in da lui organizzato qualche giorno dopo a Porta Palazzo. Erano presenti più di 2000 musulmani. M’invitò. Partecipai e parlai di pace, ma anche di solidarietà contro la caccia alle streghe. Non udii una sola parola che potesse in qualche modo collegarsi a quelle profferite dal figlio di Ladino nei video che i tiggì continuavano a mandare in onda. Ma Bouchta fu attaccato, duramente, pesantemente: divenne per l’opinione pubblica il sostenitore di Bin Laden. La maggioranza delle testate video e stampa strumentalizzarono quella manifestazione. Sciuscià fu l’unica trasmissione che rivelò “umanità” sulla posizione dell’Imam. Gli fu consigliato di essere più cauto nelle sue esternazioni: un musulmano non può criticare così aspramente la politica USA. Il circo mediatico chiuse la faccenda con una conferenza stampa nella quale ci furono colleghi che gli chiesero scusa. Bouchta continuò a fare ciò che aveva sempre fatto. Solidarietà con i poveri, da quelli che arrancavano per mangiare almeno una volta al giorno a quelli che non avevano denaro per rimpatriare le salme dei loro cari in Marocco. Solidarietà con le Forze dell’Ordine per cacciare spacciatori e delinquenti da Porta Palazzo.Erano 20 anni che stava a Torino e possedeva la carta di soggiorno (ben differente dal permesso), ossia un piccolo passo dalla cittadinanza italiana. Come fu che la ottenne vista la sua pericolosità?Se la sua moschea è stata scuola di fondamentalisti inneggianti al terrorismo perché non fu cacciato prima? E’ stato permesso a un pericoloso reclutatore di terroristi di convivere per anni (almeno dal 2001) tra noi? I suoi recenti “atti terroristici” sono forse la campagna contro chi imponeva alle donne musulmane di levare il velo (sacro e giuridico secondo la legge coranica) per la foto della carta d’identità? E allora perché non chiediamo anche alle suore cattoliche di fare altrettanto? Bouchta non mi dava la mano salutandomi. Mi spiegò che non era permesso dalla sua religiosità. E allora? A me erano sufficienti i suoi occhi sinceri, il suo rispetto verso la mia fede.Mai una sola volta cercò di predicarmi, pur essendo noi diventati amici (lui mi chiamava sorella) che la sua religione fosse più sacra della mia.Mai mi esternò i “suoi” fanatismi, fondamentalismi, integralismi,non solo, ma a me confidò che si dissociava totalmente dalle esternazioni troppo eccessive del cosiddetto Imam di Carmagnola. In compenso ho conosciuto politici nostrani che avrebbero venduto la loro anima pur di ottenere il mio voto… Ora, come avvenne nel 2001, si torna a dare in pasto (a passanti intervistati dai tiggì, gaudenti nel dire il loro “finalmente l’hanno sbattuto fuori” senza conoscere il soggetto o, peggio, a coloro che rappresentano la maggioranza dell’opinione pubblica che li ha votati) un uomo del quale non abbiamo ancora dimostrato i peccati. Val la pena di riportare le parole del presidente Unione Musulmani, Adel Smith, “…prelevare persone in questo modo è un metodo da Gestapo…” E’ necessario riflettere su questa frase. Se si rivelasse realtà, il termine “razzista” diverrebbe un banale eufemismo…
Nadia Redoglia
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