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Appello della Rete Antirazzista catanese

Dalla Sicilia a Lampedusa. Chiudere i Cpt, se non ora quando?

Lettere aperta ai/lle lampedusani/e

26 ottobre 2005

Lampedusa e l’intera Sicilia sono diventate negli ultimi anni la frontiera Sud della fortezza Europa. Non passa settimana che non si viene a conoscenza dell’ennesimo naufragio, che sta trasformando il Mediterraneo da millennario ponte di scambio di culture in un lugubre cimitero marino.

Per chi, come per alcuni di noi, segue sin dall’indomani il caso del naufragio avvenuto nel Natale ’96 a 19 miglia da Portopalo ( il più tragico, almeno di quelli accertati, dal dopoguerra nel Mediterraneo), il senso d’impotenza viene travolto dalla rabbia per le continue omertose autocensure dei mezzi di comunicazione (tranne rare eccezioni) , che si ostinano a definire le nuove galere etniche "centri d’accoglienza", parlando allarmisticamente di "assalti di clandestini" alle nostre coste.

Quali diritti umani hanno garantiti i nuovi dannati della terra, che fuggendo dall’inferno delle guerre e della miseria, se sopravvivono ai naufragi , ricadono nell’inferno di nuove deportazioni verso i loro carnefici o sono costretti a condizioni neoschiaviste di sfruttamento nella fortezza Europa?

Oramai tutte le convenzioni internazionali sui diritti umani e sul diritto d’asilo vengono quotidianamente calpestate, già con l’entrata in vigore della legge Turco-Napolitano, poi ancor di più con la legge Bossi-Fini.

Dal rogo nel Cpt di Trapani ( che costò la vita a 5 migranti tunisini) nel ’99 alle denuncie delle deportazioni da Lampedusa in Libia nell’ottobre dell’anno scorso in primo luogo la Rete Antirazzista Siciliana ha costantemente costruito momenti di denuncia e di mobilitazione culminati l’estate scorsa nel campeggio nazionale antirazzista a Licata ed in numerose azioni di lotta per i diritti dei migranti, per reprimere le quali 19 antirazzisti sono ora indagati.

Lampedusa, avamposto della fortezza Europa, si trova in seguito alle legislazioni liberticide ad essere da alcuni anni al centro di numerosi sbarchi di migranti, vittime delle mafie mediterranee, che si ingrassano con i viaggi nelle carrette del mare o nei gommoni, cause di frequenti tragedie. Durante l’estate scorsa a Lampedusa l’Arci ha tenuto un presidio democratico per monitorare il Cpt e vi sono state alcune ispezioni di parlamentari, anche europei; a settembre anche durante la 3° rassegna ‘O Scià di Baglioni si sono susseguiti gli sbarchi, l’evento musicale sarebbe stato degno di apprezzamento se avesse evitato l’ambiguità della collusione con quegli stessi politici che a livello nazionale e locale sono responsabili delle disumane condizioni di reclusione e di deportazione dei migranti. Ma dato che ci ostiniamo a restare ottimisti, nonostante la barbarie dilagante, invitiamo gli stessi promotori di ‘O Scià ad un incontro per costruire la prossima 4° edizione, aperta ai migranti ed alle associazioni che si battono per nuove politiche d’accoglienza.

In fondo a Lampedusa anche l’emergenza immigrazione è diventata un business, visto che gli operatori della Misericordia ed i numerosi tutori dell’ordine vivono e consumano in loco; è vero che i lampedusani vivono soprattutto di turismo, triplicando la popolazione durante l’estate, ma c’è chi fa miliardi e chi sbarca il lunario, inoltre si spende denaro pubblico per sadiche condizioni di detenzione ( come documentato anche dal giornalista Gatti), mentre da un’isola non si può certo fuggire!

Quello che da sempre diciamo " La storia siciliana ce l’ha insegnato, emigrare non è reato" e che spingeva la società civile a praticare l’accoglienza dei migranti appena sbarcati in Sicilia, anche disobbedendo a leggi ingiuste, adesso grazie al clima xenofobo, alimentato strumentalmente soprattutto da chi ci governa, assistiamo a frequenti delazioni od a mancanza di soccorso in mare da parte di marinai intimiditi dalle conseguenze legali (vedi Cap Anamur) ed economiche.

Sostanzialmente proponiamo di investire in politiche di accoglienza e di libera circolazione dei migranti in alternativa a quelle securitarie, a partire da Lampedusa. Non sarà qualche migliaio di migranti ( la cui detenzione quotidiana costa ai contribuenti più di quanto consuma un turista medio) a sconvolgere l’economia lampedusana, anzi sarebbe una risorsa di una nuova civilizzazione, vista la nauseante presenza della Lega a Lampedusa e la diffusa rimozione di ciò che avviene nel lager-Cpt, contiguo all’aeroporto. Proponiamo invece a tutti i democratici coerenti lampedusani di costruire un'Altra Lampedusa, ponte di culture mediterranee, presidio di turismo responsabile e solidale, laboratorio di nuovi diritti di cittadinanza, come già positivamente sperimentato in alcuni paesi in Calabria dietro lo slogan."Valorizzare la Solidarietà come risorsa per lo sviluppo locale".

Raccogliamo pertanto e rilanciamo la proposta del quotidiano Liberazione a costruire un "domani tutti a Lampedusa" intanto organizzando proprio lì lo spettacolo di cabaret tragico di Renato Sarti e Bebo Storti "La nave fantasma", già presentato in Sicilia, per far riflettere sulle quotidiane tragedie che si consumano nell’indifferenza, per iniziare a chiudere i lager ed a preparare la prossima estate di lotta per i diritti dei migranti, anche a Lampedusa.

Note: Hanno finora aderito:Attac-Sicilia, redazione TerreLibere.org, sen. Luigi Malabarba…

Info-adesioni:catania@attac.org

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