Gradisca, la polizia carica il campeggio anti-Cpt
E' mattina presto quando oltre un centinaio di ragazzi e ragazze del «No borders camp» bloccano la strada statale 305 che porta al centro di detenzione di Gradisca d'Isonzo. L'intenzione è quella di impedire il cambio turno ai dipendenti della cooperativa Minerva che gestisce il cpt friulano. La strada viene bloccata e il muro del centro di detenzione diventa una sorta di immenso murales: le scritte si moltiplicano e vanno dall'efficace no alla commissione truffa riferito alla commissione Amato, al più sofisticato «un lager non è mai umanitario». Mentre il muro comincia a parlare, sulla strada il furgone del campeggio cerca di parlare ai migranti, uomini e donne rinchiusi nel centro. Arrivano i primi blindati di polizia, carabinieri e guardia di finanza. L'atmosfera è tesa. La carica è nell'aria e infatti, puntuale, arriva. Una, due. Si alzano i manganelli che ricadono sulle teste dei manifestanti. Il consigliere regionale dei verdi del Friuli Venezia Giulia, Sandro Metz, che cerca di mediare con la polizia ha la peggio: occhiali rotti e testa sanguinante. I contusi tra i manifestanti sono diversi. «Hanno arrestato un compagno che è un po' il punto di riferimento del campeggio e anche della lotta al cpt», dice Luca Casarini. Si tratta di Christian Massimo che viene detenuto per un po' all'interno del centro di detenzione ma alla fine viene rilasciato.
Il cpt di Gradisca è di quelli che hanno la storia più travagliata. La sua costruzione è stata osteggiata in tutti i modi. «Siamo in tanti - dice Casarini - sotto processo per lo smontaggio del cpt». Contrariamente a quanto accaduto a Bologna, qui le accuse sono di saccheggio e devastazione. Ieri la strada che porta al centro di detenzione è stata bloccata da due transenne, barricate improvvisate.
Quella di ieri è stata la prima azione ma da due giorni al campeggio si discute di migranti e di politiche dell'immigrazione oltre che delle prossime iniziative contro i cpt. Sono arrivati manifestanti da tutta Italia, da Bari, Reggio Emilia, Bologna, e dalle più vicine Venezia, Padova, Gorizia, Monfalcone. C'è poi una delegazione da Hannover e una dalla Slovenia. Proprio al centro di detenzione di Postumia oggi ci sarà una nuova azione del no borders camp. Si parla molto anche della commissione istituita dal governo che in queste settimane ha girato i centri di detenzione italiani. Non è chiaro per i campeggiatori friulani che cosa esattamente debba fare questa commissione. Per dirla con uno dei manifestanti, i cpt sono stati istituiti dieci anni fa e ancora c'è qualcuno, nel governo, che non sa che cosa sono o come si vive e si muore lì dentro.
«Appare sempre più evidente - dice Casarini - che anche questa commissione governativa guidata dal ministro Amato si inserisce in una strategia che ha alla base il tentativo di concertazione. Per il governo non si tratta - aggiunge Casarini - di eliminare il problema alla radice, quindi nel caso dei cpt di chiuderli». Per i militanti del no borders camp è chiara la volontà del governo Prodi di tenere aperti i centri di detenzione. «Dietro questa foglia di fico della gestione umanitaria - dice Casarini - c'è in realtà la scelta del governo di mantenere i cpt». I no borders si soffermano su questa «politica umanitaria», che «ci sembra essere il leit motiv del governo Prodi. Così - conclude Casarini - i centri di detenzione diventano umanitari, la guerra diventa umanitaria. Con buona pace delle vittime di tanto umanitarismo».
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