Ai sindaci poteri straordinari per l’accoglienza
Caro Ministro,
abbiamo apprezzato l’interesse con cui autorevoli esponenti del governo hanno seguito la denuncia del giornalista dell’Espresso Fabrizio Gatti sulle condizioni di schiavitù cui sono costretti migliaia di stranieri che lavorano nel nostro Paese, in particolare nelle campagne del sud.
Siamo convinti che le problematiche legate all’immigrazione vadano affrontate con urgenza attraverso strumenti legislativi giusti ed efficaci. Crediamo che anche il moltiplicarsi di situazioni di esclusione sociale nelle città del centro nord debba trovare risposte positive e non di tipo repressivo, come temiamo possa invece avvenire.
Anche il ricorso all’art.18 del TU per i lavoratori e le lavoratrici sfruttate, rischia di essere troppo limitato ad una logica repressiva.
Centinaia di migliaia sono oggi gli uomini e le donne costretti dalla legislazione italiana a lavorare “in nero” (si pensi alle 520 mila domande di nulla osta giacenti) e quindi a essere sfruttati senza alcuna possibilità di ottenere giustizia. Tuttavia non si può pensare di scaricare su di loro la responsabilità di trovare una via d’uscita a queste nuove forme di schiavitù. Sono necessarie altre risposte.
La Bossi Fini ha abolito la seconda parte del primo comma dell’art.40 del TU che conferiva ai sindaci poteri straordinari per l’accoglienza in casi di emergenza.
In alcune città - non molte per la verità - negli anni dei passati governi di centro-sinistra questo articolo è stato usato per superare situazioni di tensione, di emergenza e di sfruttamento ricorrendo a progetti rivolti a persone non in regola con il permesso di soggiorno.
In situazioni come quelle di Foggia, Siracusa, Caserta, così come nelle città del centro nord, i sindaci potrebbero ricorrere a risorse aggiuntive, se il Governo le mettesse a disposizione per questo scopo, per dare risposte urgenti a problemi delle comunità locali che vedano coinvolti stranieri in situazioni di difficoltà e di ricattabilità per la mancanza del titolo di soggiorno.
Le scriviamo quindi per sottoporle questa proposta di modifica urgente del TU, che potrebbe essere effettuata insieme a quella annunciata dell’art.18, per consentire ai sindaci una maggiore capacità di intervento nelle situazioni di cui si è detto.
Crediamo che possa rappresentare, in attesa di una riforma generale della legislazione come previsto dal programma dell’Unione, una prima risposta concreta ai problemi dei migranti e delle comunità locali.
Certi di una sua gentile riscontro, rimaniamo a disposizione per eventuali chiarimenti e approfondimenti.
Paolo Beni
residente nazionale Arci
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