Perché le coop hanno accettato di entrare nei cpt?
Caro presidente, ti scrivo come socio individuale (Unicoop Tirreno, tessera sociale n. 32122290) e come socio dipendente di un quotidiano, il manifesto, che aderisce tanto a Legacoop quanto a Mediacoop. Potrebbe sembrare inopportuna una domanda critica al movimento cooperativo in un momento delicato della sua vita. Delicato perché sottoposto a un doppio, pesante attacco: da parte della politica - basti pensare all'odio profuso contro le «Cooperative rosse» da Silvio Berlusconi - e da parte di Confindustria che tenta di impedire l'ingresso della «concorrenza» no-profit nei «suoi» mercati. Il nostro intento è opposto: non è proprio quando si è sotto attacco che ci si deve confrontare con schiettezza, vorrei dire tra compagni?
E' inutile ricordare gli orientamenti giusti del movimento cooperativo, in particolare in questi ultimi anni, che sostengono nella scelta dei prodotti al consumo il rispetto del lavoro e dei diritti dei produttori, oltre che dei consumatori. Ed è inutile ricordare i valori della cooperazione, un'alternativa concreta alle pure regole capitalistiche del mercato. E' inutile, visto che del mondo cooperativo questo giornale fa parte con convinzione. Sorge però un dubbio, relativo alle scelte spericolate di alcune cooperative. Per esempio, al manifesto non comprendiamo il senso della partecipazione del Consorzio nazionale di servizi di Bologna alle gare per la gestione dei Centri di permanenza temporanea, i famigerati Cpt che lo stesso governo Prodi ha deciso di «superare», già nel programma con cui ha chiesto e ottenuto il voto della maggioranza dei cittadini. Ancor meno capiamo il «valore» della vittoria della gara d'appalto per il centro di Lampedusa, grazie all'uso del meccanismo - né equo né solidale - del massimo ribasso, dietro cui spesso si nascondono cattivo lavoro e cattivi servizi. Come abbiamo scritto nei giorni scorsi, due cooperative aderenti al Consorzio, che a sua volta aderisce a Legacoop, si sono aggiudicate la gestione del Cpt, grazie all'offerta di 33 euro per persona ospitata nel centro, contro i 37 fissati dalla convenzione. Allora la domanda che vogliamo porre al presidente di Legacoop, Giuliano Poletti, è molto semplice: non sarebbe meglio se al codice etico relativo ai comportamenti di singoli se ne affiancasse uno relativo alle imprese, per impedire che vengano recati danni all'immagine e ai valori del movimento cooperativo? Forse, fissare dei confini nell'azione economica aumenterebbe il sostegno di quella parte della società a cui Legacoop innanzitutto si rivolge - la sua base sociale. Un sostegno fondamentale, anche per respingere al mittente i proditori attacchi della destra e dei padroni.
Ospiteremmo volentieri un tuo intervento.
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