L'ambasciata italiana in Ecuador si fa pagare per svolgere il proprio lavoro
Il 3 aprile il manifesto pubblica le denunce di Cgil, Cisl, Uil, Arci ligure e Federazione regionale solidarietà e lavoro indirizzate al ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero e a quello degli Esteri Massimo D'Alema. Vi si racconta che i migranti ecuadoriani sono costretti a pagare degli intermediari per poter accedere velocemente ai servizi dell'ambasciata italiana. Il giorno dopo la Farnesina precisa che l'ambasciata italiana a Quito aveva già denunciato a suo tempo episodi di falsificazione dei documenti, avvenuti fuori dall'ambasciata e senza alcun collegamento con il personale italiano in servizio. E aggiunge che da oltre un anno un sistema di prenotazioni via internet «previene raggiri e consente di ridurre i tempi medi di attesa a due o tre giorni». Ma, a quanto ci risulta, esistono ancora intermediari che in cambio di denaro promettono un facile accesso ai servizi dell'ambasciata. Consigliamo di indagare.
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