L'eurorazzismo colpisce rom e immigrati
Nella ricerca di un lavoro, a scuola, nell'affitto di un appartamento e allo stadio, il razzismo e la xenofobia sono dei fenomeni di casa in Europa. Lo specifica ancora una volta il rapporto dell'Agenzia comunitaria ad hoc presentato ieri a Bruxelles. I casi di discriminazione o violenza contro determinati gruppi etnici ed immigrati aumentano nella Ue, ma si tratta pur sempre di dati parziali perché pochi stati membri hanno creato un sistema di verifica, allerta e punizione dei fenomeni razzisti. Mentre altri, ed è il caso dell'Italia con l'Unar, l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, raccolgono le statistiche ma non fanno il passo successivo, ossia non verificano che i crimini vengano effettivamente puniti.
«In Italia non ci sono dati sull'applicazione delle direttive sull'uguaglianza (...) non ci sono prove che una sanzione effettiva, proporzionata e dissuasiva sia stata applicata in un singolo caso di discriminazione etnica nel periodo di studio», ossia nel 2005-2006. E dire che nel biennio nel belpaese sono state presentate 867 denunce e in 282 casi un tribunale o un'altra istituzione hanno certificato l'esistenza di un comportamento discriminatorio. «Nei paesi in cui le sanzioni sono virtualmente assenti - continua il rapporto facendo riferimento anche all'Italia - c'è la tendenza a risolvere il problema con pressioni morali, raccomandazioni, mediazioni e conciliazioni. (...) Dove non ci sono serie e credibili minacce di sanzioni e dove non esiste una tradizione in questo senso, le conciliazioni e le mediazioni non permettono di rafforzare la posizione delle vittime e non creano un effetto di deterrenza efficace». Solo Gb, Francia, Irlanda, Romania, Svezia e Ungheria hanno creato un sistema funzionale di punizione dei delitti di razzismo e xenofobia. «Le direttive europee sono quasi completamente disattese: oltre 20 paesi non hanno recepito le norme comunitarie», afferma Giusto Catania, l'eurodeputato del Prc incaricato di redigere il rapporto sullo stato dei diritti fondamentali nella Ue per il periodo 2004-2007.
Andando ai dati, i più colpiti sono i rom, seguiti dagli immigrati e dai richiedenti asilo. Le discriminazioni si sviluppano in tutti gli ambiti della vita, dalla scuola ai «rapporti» con la polizia e la pubblica amministrazione, dalla ricerca di un'abitazione a quella del lavoro e sul lavoro stesso. Su questo aspetto c'è un dato curioso e uno triste. Il primo riguarda la Grecia e la Repubblica Ceca, dove il tasso di disoccupazione degli immigrati è più basso di quello degli autoctoni. La stranezza ha varie spiegazioni, e tutte nascondono discriminazione: l'alto numero di irregolari che non vengono calcolati nelle statistiche in Grecia e le condizioni assai rigide per avere un permesso di soggiorno a Praga e dintorni. Ma soprattutto il fatto che l'immigrato sia disposto ad accettare i peggiori lavori o quelli sottopagati pur di avere dei documenti. La nota triste, molto italiana, è quella degli incidenti sul lavoro: dal 2003 al 2004 quelli che hanno visto protagonisti dei migranti sono aumentati del 7%.
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