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Il giudice Palombarini: «Così ci rimette solo la giustizia»

«E' davvero inaccettabile che si proponga il carcere obbligatorio solo per far frontead un allarme sociale, ad una spinta irrazionale». «E' fallimentare la filosofia della "tolleranza 0"»
5 settembre 2007
s.b.
Fonte: Liberazione (http://www.liberazione.it)

E' difficile definire il suo stato d'animo. C'è qualcosa di più dell'amarezza. Unita ad una sorta di disillusione - «non mi stupisce più nulla e il dramma è che non vedo nessuno in grado di contrastarli» - ma anche tanta rabbia. Certo, c'è ancora la speranza che il pacchetto di misure sulla giustizia di cui sta discutendo il "vertice" di maggioranza sia diverso, almeno un po', da quello raccontato sui giornali. Ma nessuno si fa illusioni. «E se le anticipazioni fossero confermate, sarebbe davvero inaccettabile».
Il giudice Giovanni Palombarini, una vita passata fra incarichi di lavoro - per ultimo quello di Procuratore generale in Cassazione - e impegno civile - è uno dei più attivi in magistratura democratica - ci va giù duro. «E' una discussione che mi sembra fuori da qualsiasi logica. Siamo arrivati al punto che si propone il carcere per far fronte all'allarme sociale. Inaudito».

Si riferisce al carcere obbligatorio per chi è sospettato di furto?
Ma, insomma, nel nostro paese c'è un codice che si basa su un presupposto piuttosto semplice: la custodia cautelare per alcuni reati può avvenire solo in caso di pericolo di fuga, perché c'è il rischio che si reiteri il reato o perché si teme un inquinamento delle prove. E da che mondo è mondo - da che giustizia è giustizia - la carcerazione preventiva è affidata alla valutazione del giudice.

Invece ora sarebbe una legge a prevederla.
E questo è inammissibile. Perché il nostro codice si occupa esattamente del contrario. Fissa - diciamo così, tanto per capirci - un limite, al di sotto del quale non puoi restringere la libertà personale. Per certi reati, che prevedono un "tot" di pena, non puoi arrestare l'imputato. Il resto è affidato alle valutazioni del giudice. Che valuta caso per caso, a stretto contatto con la realtà. Qui, invece, si va nella direzione opposta. Si obbliga al carcere.

E perché lo si fa?
Ripeto: solo ed esclusivamente per rispondere ad una spinta irrazionale, ad un allarme sociale.

Si parla anche di inasprimento delle pene. Che ne dice?
E dove sarebbe la novità? Ne parlano da anni, in tante parti del mondo hanno sperimentato quella che chiamano "tolleranza 0". Ne parlano ma nessuno, s'è poi mai preso la briga di fare un bilancio vero di quelle misure. Che si sono rivelate assolutamente fallimentari.

Anche quelle di Giuliani, il sindaco di New York che pare diventato la fonte di ispirazione di tanti nostri amministratori?
Nel giro di qualche mese quelle politiche hanno allontanato dalle strade centrali della città tutto ciò che disturbava...

I "benpensanti", come si sarebbe detto una volta?
Diciamo i cittadini. Il bilancio nel lungo periodo però ci dice che il "miracolo" non è successo. Perché lì, praticamente ogni giorno, arriva la richiesta di costruire un nuovo carcere. A questo vogliamo arrivare? Fortunatamente, in Italia, il rapporto fra persone residenti e persone detenute è ancora lontanissimo da quello americano. Ma mi domando se è così che vogliamo finire.

Ora, poi, si parla anche di detenzione - di tre mesi di detenzione - per i lavavetri.
Mi piacerebbe discutere i riferimenti giuridici di chi racconta queste cose. Comunque, io so cosa accadrà davvero.

Cosa accadrà?
Che sui tavoli delle autorità giudiziarie, arriveranno migliaia di denunce, di contravvenzioni. E la legge prevede che, per quel reato, ci sia o l'arresto per tre mesi o l'ammenda. E qual è il giudice che darà tre mesi di carcere per un simile reato? E il tutto, naturalmente, in un sistema, quello penale, che avrebbero bisogno di smaltire, di razionalizzare la propria attività. Di sfoltire il proprio lavoro. Vanno nella direzione contraria, inseguendo quei sindaci che a loro volta inseguono un facile consenso elettorale. Ma ci rimetterà solo la giustizia.

Insomma?
Si torna indietro. Si regredisce.

Nulla da fare? Davvero?
Io vedo che la filosofia sottesa a questi provvedimenti è quella dominante in gran parte del mondo. Certo, ci vorrebbe un progetto alternativo. Quello che potrebbe elaborare chi, in questi anni, s'è battuto per la pace, contro la distruzione del territorio, chi si è battuto contro i rifiuti che sommergono Napoli. Quello che potrebbe elaborare chi è davvero garantista. E poi occorrerebbe che qualcuno fosse disposto a fare da sponda politica a queste proposte. Ci vorrebbe. Ma ad oggi non vedo un progetto, nessuno l'ha presentato.

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