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Sfratti contro diritti

21 novembre 2003
Don Albino Bizzotto

Atteggiamento inumano, palleggiamento di responsabilità politiche, momento del tutto inopportuno nel giorno di lutto nazionale e nel periodo di Ramadam, polemiche su chi ha preso la decisione di sfratto a Treviso.
Ci sono altri aspetti che vanno messi in evidenza. Tutti ci appelliamo e pretendiamo la legalità, specialmente dagli immigrati.
A Treviso si è arrivati anche ad affermare il diritto alla pulizia della città; neanche le panchine devono esserci per persone non a modo.
E la legge è stata applicata, inesorabile.
L'alloggio per nessuno è un lusso, ma una necessità, un diritto fondamentale indispensabile perché ogni persona venga messa nella condizione dei espletare i propri compiti ed esercitare le proprie responsabilità. Diritto vuol dire che di fronte alla necessità dell'alloggio, io e l'altro, qualsiasi altro, siamo pari. Quindi sul piano pratico lui può essere al mio posto e io al suo, diritto dice reciprocità. Che sia vero?
Ma quelle persone hanno occupato abusivamente! E' vero. Ma non perché vogliono andare contro la legge, ma semplicemente perché in stato di necessità. Se dovessimo percorrere la via crucis di quasi tutti gli immigrati per trovare un alloggio, non importa quale, in affitto, saremmo molto più indignati di loro. E' un percorso di umiliazioni per trovarsi alla fine con un niente di fatto, per rimanere nel ricatto di 300 euro al mese per un letto a ore e a turno, oppure con l'auto per dormire.
Chi ha dato l'ordine di sfratto sa che lo stato di necessità è un principio che il nostro ordinamento riconosce. E quei cittadini hanno agito in stato di necessità.
E' più importante salvaguardare il diritto di proprietà privata di due stabili o evitare di ledere il diritto fondamentale di 130 persone?
Mi ha fatto male leggere le dichiarazioni dell'economo dei sacramentini per il quale il degrado e la conseguente perdita economica del valore dello stabile contano più delle condizioni delle persone. Quando noi cattolici parliamo del Crocefisso ci rifacciamo alla realtà o ci rifugiamo in un simbolo?
Non esite alcun luogo di questo mondo - neanche il seminario dei sacramentini - che sia un paradiso, è ogni persona vivente il Paradiso del Dio di Gesù Cristo.
Per fortuna che con la solidarietà spontanea e concreta, altri cristiani hanno posto bel altro segno.
C'è anche una questione di ordine pubblico. Non è stato turbato gravemente con simile provvedimento, attuato con quelle modalità (dispiegamento di forze), in quelle circostanze (lutto nazionale, Ramadam) mettendo sul lastrico così tanti cittadini senza offrire alcuna soluzione alternativa per una situazione così grave? Se tutti i diritti fondamentali delle persone trovassero protezione penale, tanti soggetti, anche con alta responsabilità istituzionale, dovrebbero essere denunciati alle procure della Repubblica. Avremo degli arrestati eccellenti al di sopra di ogni sospetto.
In questi giorni la Magistratura sta prendendo provvedimenti nei confronti di persone e gruppi che hanno aiutato gli immigrati ad occupare alloggi sfitti o dismessi per par fronte alle loro necessità più urgenti. E' una scelta di campo: il diritto di proprietà privata (anche se inutilizzata) vale più e viene prima dei diritti fondamentali della persona. I muri vanno rispettati per legge, le persone per niente. Facciamo troppi dibattiti sui diritti umani e facciamo troppe poche scelte a favore delle persone più svantaggiate in carne ed ossa.
La legge è uguale per tutti e va rispettata, si dice. Allora tutti dovremmo godere di pari opportunità per i diritti fondamentali. Le autorità civili, invece di rimpallarsi reciprocamente le responsabilità, abbiamo almeno il coraggio di requisire gli spazi pubblici o privati necessari per affrontare la situazione di grave emergenza, creata con l'esecuzione degli sfratti, come avviene quando succedono delle calamità. Sono convinto che se fosse accaduto a cittadini italiani si sarebbero trovate delle soluzioni. E' successo altre volte, anche per semplici sfratti.
Sempre augurandoci che gli immigrati, a suo tempo, non ci rendano pan per focaccia.
La Chiesa non soltanto riaffermi i principi della destinazione universale dei beni e della funzione sociale della proprietà privata, ma impegni tutte le comunità in percorsi di condivisione e di impegno civile perché il diritto alla casa trovi le priorità politiche necessarie per risposte sociali urgenti e adeguate.

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