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Oggi non castriamo nessuno?

Il razzismo in doppiopetto

"Noi facciamo solo la volontà del governo". E' lo slogan urlato da una squadraccia nazi che ha pestato selvaggiamente un migrante a Roma. Poche ore dopo diventavano legge dello Stato Italiano il razzismo e la schiavitù.
14 luglio 2009

Filo spinato per immigrati

Il 2 luglio è diventato legge dello Stato Italiano il decreto "che porterà molta sofferenza". Al culmine di un ciclo di degrado e barbarie, che dura ormai da oltre un decennio, si è definitivamente stabilito che lo Stato Italiano considera parte dell'umanità schiavi da sfruttare e violentare. Una decisione che dovrebbe soffocare, chiudere con un pugno lo stomaco, ogni coscienza civile, democratica, pacifista, amica della nonviolenza e dell'umanità. Ma il quadro sociale e civile nel quale è accaduto, rende tutto ancora più grave. Esattamente come nel primo ventennio si è radicato un razzismo "in doppio petto" perbenista e ipocrita.

Poche ore prima della definitiva approvazione del decreto sofferenza, un migrante è stato selvaggiamente picchiato a Roma. La squadraccia colpiva urlando "noi facciamo solo la volontà del governo".

Il giorno successivo, alla periferia di Roma, è avvenuto l'ennesimo stupro. Rapide indagini degli inquirenti hanno portato a dimostrare che il criminale è autore di almeno altri 2 stupri e diversi altri sono attribuibili a lui. Dopo una settimana di indagini viene arrestato un ragioniere di Roma, apparente tranquillo borghese di provincia.

Nessun rom, nessun rumeno, nessun marocchino o senegalese da additare al pubblico disprezzo e ai tribunali mass mediatici. E, infatti, si è squarciato ancora una volta il velo dell'ipocrisia della macchina del consenso mediatico.

Ricordate lo stupro di San Valentino? Ricordate i fotografi e i giornalisti che, già al momento dell'arresto, erano pronti a sbattere i mostri in prima pagina? Poche settimane dopo abbiamo scoperto che i due accusati erano totalmente estranei ai fatti. Ma, intanto, per settimane i loro volti sono apparsi sui giornali e sulle tv, corredati dalle peggiori infamie.

Dopo l'arresto dello stupratore seriale nulla. Nessun Calderoli ha agitato la bandiera della castrazione chimica, nessun giornalista si è fatto trovare all'arrivo dell'arrestato pronto a sbattere il mostro nella prima pagina del giorno dopo o del telegiornale serale, nessun politico ha proposto decreti anti-stupri.

Quest'Italia, che ha mandato i suoi figli in tutti i continenti, che per decenni è stata base di partenza dell'emigrazione, è in realtà un Paese profondamente razzista, nell'animo e nel cuore. Le violenze contro i migranti, la reclusione in lager come i CIE, la violazione sistematica di ogni elementare diritto umano, non colpiscono l'emotività della 'brava gente'. E non si venga a dire che è colpa della televisione! Perché, davanti ad un caso come quello appena descritto, la televisione la si spegne. E, nessuno, diciamo le cose come stanno, crede veramente e totalmente alla televisione e ai giornali. Ci si crede quando conviene, quando fa comodo.

Il decreto del 2 giugno, quest'offesa al diritto e alla coscienza umana, arriva in quest'Italia. Molte sono le reazioni della società civile e delle associazioni impegnate a fianco dei migranti, in difesa dei loro diritti e alla conquista della società multietnica tanto disprezzata da Berlusconi.

Pax Christi, che nell'omertà e nei distinguo del Vaticano e delle sue gerarche, si è fatta profetica voce dell'indignazione cattolica, ha definito il decreto un'offesa e una bestemmia contraria al Vangelo.

Il Centro di ricerca per la Pace di Viterbo, del sempre straordinariamente generoso Peppe Sini, propone di scrivere al Presidente della Repubblica, per chiedergli di non approvare un atto palesemente incostituzionale e contrario al diritto.

Moltissimi (a partire dall'ARCI e dalla stessa Pax Christi, così come molti medici già stanno facendo) propongono la disobbedienza civile contro le norme del decreto.

Ma non basta trasgredire alcune norme. La disobbedienza civile dev'essere molto più forte e generalizzata. Non possiamo accettare di resistere ad una sola norma. Perché sono anni che, in realtà, stanno introducendo nella legge italiana norme discriminatorie, violente e razziste. E il razzismo, come scrivevamo prima, sta penetrando nell'animo degli Italiani.

Dobbiamo avere il coraggio di boicottare qualsiasi veicolo del razzismo, di essere disposti nelle piazze, nei locali pubblici, nelle case, nelle nostre famiglie, parrocchie, partiti e associazioni a dire no a qualsiasi parola, pensiero, comportamento che possa, anche solo lontanamente, lasciare spazio al razzismo. Quanti bravi cristiani, quanti militanti del PD, quanti tranquilli borghesi in doppiopetto in realtà pensano che i CIE siano necessari.

Dobbiamo avere il coraggio di gridare NO, di non lasciare spazio. In nessun ambito della vita sociale.

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