Speranze respinte
Alla libera circolazione di beni e merci non corrisponde il diritto
delle persone a spostarsi alla ricerca di una vita dignitosa.
Almeno non fuori da certi organismi internazionali,
chiusi nonostante siano inseriti nel sistema del libero mercato. È
su queste basi che la logica dell’accoglienza dello straniero involve
sempre più nella caccia al clandestino. Noncuranti della millenaria
costituzione etnoantropologica dell’Italia, una sequela di leggi e
provvedimenti, di pari passo con un mercato culturale scellerato,
ha ingurgitato in fretta il nostro passato di migranti e fomentato
paure e derive securitarie, favorendo una dialettica deviata sull’immigrazione,
basata sull’ipocrita dicotomia “regolare/irregolare”.
Questo a sua volta alimenta intolleranze persino da parte dei “bravi”
immigrati, quelli regolari, per non parlare di sinistre e movimenti
“civili”. Si va verso l’inesorabile clandestinizzazione degli
immigrati e verso la criminalizzazione dell’atto stesso della migrazione.
Eppure quello della migrazione è considerato un atto quasi
endemico della natura umana, tanto da essere favorito all’interno
dei circuiti comunitari europei, per esempio. In attesa che il centro
del dibattito possa mirare a scardinare queste semenze di odio, prima
di argomentare sulla questione dei richiedenti asilo, riteniamo
opportuno quanto meno menzionare tutti quei migranti ritenuti
clandestini, o peggio irregolari. Quelli che per effetto di leggi, “illegali”
in uno stato di diritto, si ritrovano a essere semplicemente
invisibili, 650 mila secondo la fondazione Ismu, ma è ovvio che si
tratta di un dato aleatorio. Quelli che tentano di arrivare e muoiono
in mare, circa 15 mila dal 1988 secondo Fortress Europe. Quelli che
senza poter esercitare i loro diritti sono semplicemente ributtati
indietro, magari in territori dove non esiste alcuna garanzia per la
loro incolumità (circa 1400 in sei mesi dall’Italia alla Libia). Quelli
che attendono la loro sorte potendo permanere al massimo sei
mesi nei 1806 posti disponibili nei tredici Centri di identifi cazione
ed espulsione (Cie), e che magari fi no a ieri producevano reddito e
accudivano un’intera famiglia, quella sì “regolare”.
Continua con sul documento in allegato
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Qui il video dell'adattamento dell'introduzione e l'intervista a un rifugiato per la lettura di Andrea Aufieri e Bema Coulibaly:
http://www.youtube.com/watch?v=1i9fN9lu5ns
Allegati
Speranze Respinte
Andrea Aufieri
Fonte: Palascìa_l'informazione migrante2980 Kb - Formato pdfSe l'immigrazione diventa un reato. Storie, numeri, interviste sulla protezione internazionale e sulle contraddizioni italiane.Copyright © Andrea AufieriLicenza: CC Attribuzione 4.0
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