L’Europa avrà il suo Muro anti-immigrati
Pattugliatori, cannoniere e motovedette non saranno più sole nella guerra contro i migranti che bussano alle porte dell’Unione europea. Christos Papoutsis, ministro greco alla “protezione dei cittadini” ha annunciato in un’intervista alla Athens News Agency (ANA) che
“In Grecia viene intercettato attualmente il 90% degli attraversamenti illegali dei confini dell’Unione europea”, affermano i rappresentanti di Frontex, l’Agenzia per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea. “Nella prima metà del 2010 sono stati registrati dalle autorità greche 45.000 attraversamenti illegali dei confini nazionali”, aggiunge Frontex. “È in atto uno spostamento rapido e brutale dei luoghi di passaggio delle frontiere marittime verso la frontiera terrestre greco-turca a nord del Paese. Si tratta in particolare di afgani o migranti arrivati dall’Algeria e da altri paesi del nord Africa, dal Pakistan, dalla Somalia e dall’Iraq”. Donne e uomini in fuga dunque da guerre, repressioni e dai bombardamenti dell’alleanza atlantica, il cui flusso - nonostante gli allarmi terroristici dei governi - non assume assolutamente le caratteristiche dell’esodo di massa. Sempre secondo Frontex, lo scorso anno il numero di attraversamenti illegali delle frontiere marittime tra
Christos Papoutsis non ha chiarito se l’Unione è stata informata del programma di allestimento del “muro” anti-immigrati con
Congiuntamente ai 175 specialisti, Frontex ha trasferito in Grecia attrezzature tecniche e di supporto logistico: tra esse un elicottero, 9 autobus, 19 fuoristrada da pattugliamento, una serie di visori termici e notturni. Le apparecchiature sono state messe a disposizione da Austria, Bulgaria, Danimarca, Germania, Romania e Ungheria, ma i costi totali degli interventi verranno assunti collegialmente da tutti i membri dell’Unione. Programmata inizialmente per durare solo due mesi, a fine anno la missione RABIT è stata prorogata sino al 3 marzo 2011.
La decisione di inviare i RABIT al confine greco-turco è giunta subito dopo che un funzionario delle Nazioni Unite ha denunciato come i migranti illegali sono “frequentemente tenuti in Grecia in condizioni disumane all’interno di centri di detenzione sporchi e sovraffollati, controllati da poliziotti scarsamente formati”. Nel paese sono pure “inadeguate le condizioni di accoglienza dei profughi” e del tutto inesistente l’applicazione delle procedure previste internazionalmente per i richiedenti asilo. Nell’aprile 2008, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha perfino chiesto agli stati membri dell’Ue di non trasferire in Grecia gli immigrati sospendendo l’applicazione del cosiddetto “Regolamento di Dublino” che prevede che i richiedenti asilo siano rinviati verso il primo paese in cui hanno fatto ingresso dopo essere entrati nell’Unione. Ciononostante, 995 richiedenti asilo provenienti da Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Norvegia, Olanda e Svizzera sono stati trasferiti in Grecia nei primi dieci mesi del 2009.
Amnesty International, in un rapporto pubblicato nel luglio 2010, ha documentato il grave trattamento subito dagli immigrati detenuti nei campi e nei posti di polizia di frontiera. “Scarse se non inesistenti sono le possibilità di accedere all’assistenza sanitaria, sociale e legale”, scrive l’organizzazione per i diritti umani. “La detenzione prima dell’espulsione può durare fino a sei mesi per i richiedenti asilo e i migranti irregolari. Essi non vengono informati circa la durata della loro detenzione o sul loro futuro. Possono essere trattenuti per lunghi periodi di tempo in strutture sovraffollate dove i minori non accompagnati sono detenuti insieme agli adulti”. Amnesty ha inoltre raccolto diverse denunce di maltrattamenti a danno dei migranti da parte della guardia costiera e della polizia greca. Uno dei campi visitati nel giugno 2009 dalla ONG è quello che sorge nei pressi di Soufli, a pochi chilometri dalla città di Oristiade, attualmente “monitorato” dai RABIT di Frontex. “Più di 40 tra uomini e donne sono tenuti separatamente in due celle che sono piccolissime e sudice”, scrive Amnesty. “Non ci sono abbastanza materassi per tutti e i detenuti devono dormire in posizione seduta o nei bagni. La luce naturale e la ventilazione sono insufficienti. È stata denunciata la presenza di scorpioni, insetti e serpenti all’interno delle celle. Segni di morsi di insetti sono visibili nelle braccia e nelle gambe di alcuni degli immigrati”.
Frontex è stata fondata con decreto del Consiglio d’Europa nel 2004 e la sede centrale è stata insediata a Varsavia nell’ottobre dell’anno successivo. Scopo ufficiale, quello di “assistere gli Stati membri in materia di formazione delle guardie di frontiera, seguire gli sviluppi nel settore della ricerca relativi al controllo e alla sorveglianza delle frontiere esterne, offrire il sostegno necessario per organizzare operazioni congiunte di rimpatrio”. Frontex è l’agenzia che più di tutte ha visto crescere rapidamente la propria disponibilità finanziaria: da un bilancio di 6 milioni di euro al momento della sua attivazione, Frontex ha avuto a disposizione risorse per 88,3 milioni nel 2009. Nell’ultimo bilancio operativo, il 55% dei fondi disponibili è andato alla gestione delle operazioni marittime per l’individuazione delle imbarcazioni illegali di migranti, anche se “solo il 38% del numero totale di intercettazioni di clandestini nell’area operativa è avvenuto in mare, mentre circa il 62% ha avuto luogo sulla terraferma”. L’11% del bilancio 2009 è stato assegnato invece alle “attività di formazione del personale” mentre il restante 18% è stato diviso per “la cooperazione in materia di rimpatri” e “le operazioni alle frontiere terrestri”. Sono state proprio le attività di rimpatrio ad assorbire l’aumento più significativo del bilancio 2009. “Il numero di voli di rimpatrio cofinanziati ed effettuati è raddoppiato, passando da 801 a 1.622 rimpatriati e da 15 a 32 operazioni congiunte di rimpatrio”, si legge nell’ultimo rapporto di Frontex.
Che proprio
Pattugliatori, cannoniere e motovedette non saranno più sole nella guerra contro i migranti che bussano alle porte dell’Unione europea. Christos Papoutsis, ministro greco alla “protezione dei cittadini” ha annunciato in un’intervista alla Athens News Agency (ANA) che
“In Grecia viene intercettato attualmente il 90% degli attraversamenti illegali dei confini dell’Unione europea”, affermano i rappresentanti di Frontex, l’Agenzia per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea. “Nella prima metà del 2010 sono stati registrati dalle autorità greche 45.000 attraversamenti illegali dei confini nazionali”, aggiunge Frontex. “È in atto uno spostamento rapido e brutale dei luoghi di passaggio delle frontiere marittime verso la frontiera terrestre greco-turca a nord del Paese. Si tratta in particolare di afgani o migranti arrivati dall’Algeria e da altri paesi del nord Africa, dal Pakistan, dalla Somalia e dall’Iraq”. Donne e uomini in fuga dunque da guerre, repressioni e dai bombardamenti dell’alleanza atlantica, il cui flusso - nonostante gli allarmi terroristici dei governi - non assume assolutamente le caratteristiche dell’esodo di massa. Sempre secondo Frontex, lo scorso anno il numero di attraversamenti illegali delle frontiere marittime tra
Christos Papoutsis non ha chiarito se l’Unione è stata informata del programma di allestimento del “muro” anti-immigrati con
Congiuntamente ai 175 specialisti, Frontex ha trasferito in Grecia attrezzature tecniche e di supporto logistico: tra esse un elicottero, 9 autobus, 19 fuoristrada da pattugliamento, una serie di visori termici e notturni. Le apparecchiature sono state messe a disposizione da Austria, Bulgaria, Danimarca, Germania, Romania e Ungheria, ma i costi totali degli interventi verranno assunti collegialmente da tutti i membri dell’Unione. Programmata inizialmente per durare solo due mesi, a fine anno la missione RABIT è stata prorogata sino al 3 marzo 2011.
La decisione di inviare i RABIT al confine greco-turco è giunta subito dopo che un funzionario delle Nazioni Unite ha denunciato come i migranti illegali sono “frequentemente tenuti in Grecia in condizioni disumane all’interno di centri di detenzione sporchi e sovraffollati, controllati da poliziotti scarsamente formati”. Nel paese sono pure “inadeguate le condizioni di accoglienza dei profughi” e del tutto inesistente l’applicazione delle procedure previste internazionalmente per i richiedenti asilo. Nell’aprile 2008, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha perfino chiesto agli stati membri dell’Ue di non trasferire in Grecia gli immigrati sospendendo l’applicazione del cosiddetto “Regolamento di Dublino” che prevede che i richiedenti asilo siano rinviati verso il primo paese in cui hanno fatto ingresso dopo essere entrati nell’Unione. Ciononostante, 995 richiedenti asilo provenienti da Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Norvegia, Olanda e Svizzera sono stati trasferiti in Grecia nei primi dieci mesi del 2009.
Amnesty International, in un rapporto pubblicato nel luglio 2010, ha documentato il grave trattamento subito dagli immigrati detenuti nei campi e nei posti di polizia di frontiera. “Scarse se non inesistenti sono le possibilità di accedere all’assistenza sanitaria, sociale e legale”, scrive l’organizzazione per i diritti umani. “La detenzione prima dell’espulsione può durare fino a sei mesi per i richiedenti asilo e i migranti irregolari. Essi non vengono informati circa la durata della loro detenzione o sul loro futuro. Possono essere trattenuti per lunghi periodi di tempo in strutture sovraffollate dove i minori non accompagnati sono detenuti insieme agli adulti”. Amnesty ha inoltre raccolto diverse denunce di maltrattamenti a danno dei migranti da parte della guardia costiera e della polizia greca. Uno dei campi visitati nel giugno 2009 dalla ONG è quello che sorge nei pressi di Soufli, a pochi chilometri dalla città di Oristiade, attualmente “monitorato” dai RABIT di Frontex. “Più di 40 tra uomini e donne sono tenuti separatamente in due celle che sono piccolissime e sudice”, scrive Amnesty. “Non ci sono abbastanza materassi per tutti e i detenuti devono dormire in posizione seduta o nei bagni. La luce naturale e la ventilazione sono insufficienti. È stata denunciata la presenza di scorpioni, insetti e serpenti all’interno delle celle. Segni di morsi di insetti sono visibili nelle braccia e nelle gambe di alcuni degli immigrati”.
Frontex è stata fondata con decreto del Consiglio d’Europa nel 2004 e la sede centrale è stata insediata a Varsavia nell’ottobre dell’anno successivo. Scopo ufficiale, quello di “assistere gli Stati membri in materia di formazione delle guardie di frontiera, seguire gli sviluppi nel settore della ricerca relativi al controllo e alla sorveglianza delle frontiere esterne, offrire il sostegno necessario per organizzare operazioni congiunte di rimpatrio”. Frontex è l’agenzia che più di tutte ha visto crescere rapidamente la propria disponibilità finanziaria: da un bilancio di 6 milioni di euro al momento della sua attivazione, Frontex ha avuto a disposizione risorse per 88,3 milioni nel 2009. Nell’ultimo bilancio operativo, il 55% dei fondi disponibili è andato alla gestione delle operazioni marittime per l’individuazione delle imbarcazioni illegali di migranti, anche se “solo il 38% del numero totale di intercettazioni di clandestini nell’area operativa è avvenuto in mare, mentre circa il 62% ha avuto luogo sulla terraferma”. L’11% del bilancio 2009 è stato assegnato invece alle “attività di formazione del personale” mentre il restante 18% è stato diviso per “la cooperazione in materia di rimpatri” e “le operazioni alle frontiere terrestri”. Sono state proprio le attività di rimpatrio ad assorbire l’aumento più significativo del bilancio 2009. “Il numero di voli di rimpatrio cofinanziati ed effettuati è raddoppiato, passando da 801 a 1.622 rimpatriati e da 15 a 32 operazioni congiunte di rimpatrio”, si legge nell’ultimo rapporto di Frontex.
Che proprio
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