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Dino Frisullo e lo…deserto

Dalla cronaca locale vastese lo spunto per ricordare l'ultima grande denuncia di Dino Frisullo contro il cpt Regina Pacis di Lecce
9 giugno 2018

Il 21 maggio scorso il vastese si è svegliato con una notizia tanto semplice e lineare quanto inquietante. Espulso un 29enne di cittadinanza marocchina per simpatie terroriste. Nel leggere la notizia un dato colpisce immediatamente, sottolineato anche dal comando provinciale dei Carabinieri: era stato allontanato dalla Comunità islamica locale proprio per la sua visione fondamentalista. E su questo c’è poco da aggiungere, chiunque sa dove sono di casa l’onestà intellettuale e la cognizione di causa tragga le fin troppo ovvie e scontate conclusioni. Nell’articolo sulla testata zonalocale, che ripercorre gli anni in Italia del radicalizzato espulso, c’è un altro dato che personalmente mi ha colpito più di tutto. Ed è stato un tuffo al cuore. Nel 2004, destinatario di un provvedimento di espulsione, “viene portato nel c.p.t. di Lecce che presto abbandona”. Non ho la certezza assoluta che sia quello, ma leggere nella stessa frase c.p.t e Lecce non può che far pensare ad una sola struttura: il Regina Pacis in quegli anni diretto da Cesare Lodeserto, successivamente chiuso.


Una vicenda, quella del Cpt di Lodeserto, che racconta tanto di quegli anni e dovrebbe far riflettere su una parte significativa della recente storia d’Italia. Su quel lager, su come in Italia negli anni si sia brutalizzato e guadagnato sulla pelle di chi arriva in Italia, si spese tantissimo e fino all’ultimo (letteralmente, perché dal letto d’ospedale poco prima di morire continuava a scrivere e denunciare) Dino Frisullo. Il 5 giugno è il suo compleanno ma anche il giorno della sua morte. Quest’anno, in questo momento di smarrimento e buio del mondo in cui viviamo e ancor di più dell’area sociale e politica nella quale ha agito tutta la vita, la mia commemor-azione è questa.


I Cpt nacquero dopo la legge dei progressistissimi e democraticissimi sinistrissimi Turco e Napolitano nel 1998. Erano gli anni in cui scattò la censura e l’omertà più totale sul naufragio di Natale del 1996, come denunciò Dino Frisullo (http://briguglio.asgi.it/immigrazione-e-asilo/2001/giugno/frisullo-manif.-naufragio.html ). “Ammettere la strage equivaleva a rimettere in discussione la linea della fermezza, che di lì a poco avrebbe colpito e affondato la Kater-i-Radesh” denunciò Dino. La Kater i Radesh, la nave colpita ed affondata durante il primo (e finora unico) blocco navale anti-immigrazione mai stabilito da un governo. Era il 28 marzo, venerdì santo, e la nave affondò dopo essere stata speronata dalla corvetta Sibilla della Marina militare italiana. I morti furono 81, 34 i superstiti e tra i 24 e i 27 i dispersi. Il primo governo di Romano Prodi che la settimana precedente aveva deciso un blocco navale nel Canale d’Otranto contro l’arrivo delle “carrette albanesi”. Dino, nell’indifferenza e nel totale disinteresse, raccolse testimonianze, nomi e cognomi dei trafficanti e di chi dovrebbe avere sulla coscienza le vittime di quella strage. Tutto raccolto in due articoli usciti su Narcomafie nel settembre successivo (https://www.a-dif.org/2016/12/26/verita-e-giustizia-per-le-vittime-del-naufragio-del-natale-96/ ). Nel primo articolo di Dino di cui ho inserito il link si possono leggere le “reazioni”. Che “parlano” da sole, senza alcun bisogno di commento.


Mare Nostrum, censurato il documentario di denuncia di Stefano Mencherini

Ma torniamo a Lecce e al Regina Pacis, tra i simboli dei vari lager in cui furono rinchiusi migranti in quegli anni. Alla vicenda di Lodeserto, attualmente sparito dai radar della cronaca ma – nonostante condanne penali – per un periodo addirittura emigrato in Moldavia ( www.stefanomencherini.org/ita/index.php?option=com_content&task=view&id=102&Itemid=26 ) dove con la sua fondazione ha continuato i suoi affari.  L’articolo (che dettaglia e circoscrive gli affari moldavi, soprattutto con l’ambasciata e quindi con soldi pubblici) è di Stefano Mencherini,  l’autore del documentario “Mare Nostrum” sul Cpt. Un documentario prodotto dalla RAI ma mai trasmesso. Perché colpito dalla censura più totale. Insieme ad Articolo21 e MeltingPot io stesso con PeaceLink portai avanti all’epoca una campagna (https://www.peacelink.it/migranti/i/2030.html ) per chiedere di trasmetterla e far conoscere quello che stava succedendo a Lecce. Ma Lodeserto godeva di stima e appoggi ad altissimi livelli, trasversali. Segretario particolare dell’allora vescovo, come ricorda nell’articolo Stefano, esponenti di tutto l’arco costituzionale (e persino l’allora governatore della Banca d’Italia) erano “amici” di Lodeserto. E, quando fu arrestato, animarono una catena di sostegno e solidarietà che dovrebbe far vergognare il Paese intero. Un quotidiano, tra l’altro negli ultimi anni tra i più accaniti contro gli immigrati che un giorno si e l’altro pure riempie pagine intere di business dei profughi e invasione, scrisse all’epoca che chi aveva denunciato don Cesare doveva vergognarsi, che era in atto una gogna da parte di chi (testuale) avrebbe fatto arrestare pure San Francesco. Da alcuni anni “Mare Nostrum” è integralmente disponibile online http://www.arcoiris.tv/scheda/it/2957/ https://www.youtube.com/watch?v=AGgOww84fps Un’ora e tre secondi di immagini e parole che fanno capire perché – ancora oggi dopo tanti anni –  leggere nella stessa frase cpt e lecce colpiscono come un pugno nello stomaco e una fitta al cuore.


Il 30 novembre 2002, denunciò Dino Frisullo, una delegazione uscì sconvolta “dal livello di abuso ed arbitrio” nel Regina Pacis. “Gli operatori civili nei Cpt – leggiamo in “Se questa è umanità https://www.peacelink.it/migranti/a/1100.html  – non dovrebbero avere in dotazione bastoni. Invece ce l’hanno, e li usano.

Il 22 novembre qualche decina di “ospiti” tentarono la fuga dal Regina Pacis. La maggior parte di loro furono ripresi. Li abbiamo visti. Ad una settimana di distanza, la camerata dei marocchini sembrava un’astanteria del Pronto Soccorso. Gambe e braccia fasciate e ingessate, lividi, punti di sutura… Secondo la direzione quelle ferite erano il risultato del salto dalla balconata. Ma chi si rompe un braccio o una gamba, non ce la fa a correre e nascondersi, e questi erano stati ripresi a chilometri ed ore o giorni di distanza.

I loro racconti erano univoci. Li avevano condotti a gruppetti nella stanza del direttore, anzi in uno stanzino adiacente, e li avevano picchiati con bastoni di legno ed a calci. Chi? Luca, Natascia, i quattro turchi… Il personale straniero del Regina Pacis. I kapò (anche loro per lo più erano ebrei come le loro vittime…). Poi, dopo aver cominciato a rompergli le ossa, avevano passato la mano ai carabinieri con gli anfibi e i manganelli. Il direttore Lodeserto, il benefattore dell’umanità, il candidato al Nobel per la pace, c’era? Sì, c’era, confermavano tutti. Uno di loro era stato denudato, ammanettato e lasciato per una notte legato all’addiaccio. Un altro era stato massacrato di botte non nello “stanzino” ma in camerata, davanti a tutti, come umiliazione e ammonimento. E la scena si era ripetuta pochi giorni dopo, a ridosso della visita di Nichi Vendola e di un’altra delegazione, per ritorsione. Ed altre volte … Nello “stanzino” si picchia spesso? Sì, spesso, rispondevano
”.


Ho visto persone che venivano schiaffeggiate dal direttore don Cesare. Ad altre prendevano la testa e gliela schiacciavano contro il muro in presenza di tutti. Io ero terrorizzato, tutti eravamo terrorizzati” testimoniò un “ospite” del Regina Pacis ad Avvenimenti di Gennaio 2003. “E’ successo a un mio amico colpevole di aver detto grazie a una ragazza che lavorava nella sala mensa. Il direttore lo ha portato dentro un ufficio e dopo cinque minuti lo ha fatto uscire in lacrime con la faccia rossa di botte” leggiamo ancora nello stesso articolo di Avvenimenti. “Il direttore mi ha preso per i capelli e mi ha sbattuto più volte la testa contro il muro. Mentre mi picchiava continuava ad insultarmi. Ho avuto paura che mi ammazzasse” il racconto di uno dei migranti che tentò la fuga il 22 novembre 2002.


Chiuso definitivamente nel 2006, la gestione del Regina Pacis è stata negli anni al centro di varie inchieste della magistratura e processi, che hanno visto assoluzioni e prescrizioni ma anche condanne per “sequestro di persona”, “minacce”, “truffa aggravata ai danni dello Stato” e “simulazione di reato”. Con “tanto di interdizione dai pubblici uffici”, come ha ricordato Stefano Mencherini nell’articolo già citato. “Con arroganza e perseveranza, come indicano gli atti processuali, tese a nascondere dietro “buone azioni” le più efferate nefandezze”. Una delle prescrizioni colpì l’accusa di “gravi violenze con sevizie e crudeltà”. “Insieme a otto carabinieri del XI Battaglione Puglia, a due medici e alcuni suoi scagnozzi” riporta Stefano Mencherini in quest’articolo http://www.stefanomencherini.org/ita/index.php?option=com_content&task=view&id=164&Itemid=1aveva prima pestato a sangue e poi ingozzato di carne di maiale cruda alcuni migranti musulmani, rinchiusi a spese della collettività nel ‘suo’ centro, in spregio alla loro religione”. A queste seguirono “nuove accuse per truffa, sequestro di persona, calunnia, violenza privata e altre gioiose amenità, compiute stavolta ai danni di alcune ex prostitute che ”accoglieva” anch’esse al ‘Regina pacis’, lo portarono per qualche giorno in galera. Con lui, indagati e dopo undici anni di processi condannati, furono anche il nipote Giuseppe Lodeserto e Natalia Vieru”. Divenuto, prosegue l’articolo, “presenza imbarazzante” persino per la sua diocesi “fu mandato in missione pastorale” nella capitale moldava Chisinau. Dove vivevano il nipote e la Veriu, che nel frattempo si erano sposati ed aprì una succursale della sua fondazione, anche “con altri fondi pubblici come quelli che gli portò l’allora presidente della Provincia salentina, l’avvocato ed ex senatore Ds Giovanni Pellegrino. Persino alcune visite blasonate non si fece mancare, come quella  dell’allora ministro degli Esteri Massimo D’Alema in ossequiosa trasferta”.

 

Note: Questo alcuni dei tanti articoli su quanto accadde in quegli anni, sulle violenze, sui giri di denaro e sulle condanne

Regina pacis: Lodeserto, Vieru e nipote, tutti condannati in Cassazione+Appalti Enav, l’inquietante ruolo della bella ‘cugina’ di Don Cesare Lodeserto al vertice del Regina Pacis

http://www.stefanomencherini.org/ita/index.php?option=com_content&task=view&id=161&Itemid=1

Affari sporchi: Lodeserto e Vieru ci riprovano (e diventano ricchi) – sull’inchiesta Enav-Finmeccanica

http://www.stefanomencherini.org/ita/index.php?option=com_content&task=view&id=124&Itemid=1

Lodeserto: 4 anni per 9 miliardi sottratti ai migranti

http://www.stefanomencherini.org/ita/index.php?option=com_content&task=view&id=113&Itemid=1

La contabilita’ degli orrori di una storia italiana - Le condanne di Lodeserto

http://www.stefanomencherini.org/ita/index.php?option=com_content&task=view&id=118&Itemid=1

Don Cesare Lodeserto, nuova condanna. Un anno e 4 mesi di reclusione: l’inchiesta e riguarda i finanziamenti pubblici del programma «Ali nuove»

http://www.stefanomencherini.org/ita/index.php?option=com_content&task=view&id=103&Itemid=1

Accolti a botte – Le inchieste sul “Regina pacis” – Avvenimenti del gennaio 2003

http://www.stefanomencherini.org/ita/index.php?option=com_content&task=view&id=31&Itemid=57

Don Cesare Lodeserto è stato sbolognato dal Vaticano in Moldavia. Ma per lui arriva un’altra condanna, per truffa aggravata ai danni dello Stato. Legata alla gestione del centro per prostitute immigrate Regina Pacis di Lecce

http://rete-eco.it/2011/documenti/35-riflessioni/18155-regina-degli-scandali.html

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